Il mondo piange un eroe: Mandela, il sognatore che non si è mai arreso

La sua anima riposi in pace. Dio benedica l’Africa”. Le parole commosse del presidente del Sudafrica Jacob Zuma pronunciate giovedì sera, dinnanzi all’intera popolazione mondiale, faranno fatica a lasciare la memoria storica di questo secolo. Nelson Mandela lascia la sua terra, la sua Africa, la sua gente, il suo mondo, a 95 anni.

Se ne va così Madiba, “l’eroe personale” di Barack Obama, il “caro compagno” di Raul Castro, il “lottatore instancabile” di Francois Hollande, l’amico di sempre di Andrew Mlangeni, quell’uomo che “aveva dato così tanto al mondo” come la figlia Makawize aveva ricordato in una recente intervista.

Da qualche mese le sue condizioni di salute erano notevolmente peggiorate. Lo scorso 8 giugno era stato ricoverato a Pretoria per un’infezione polmonare, poi dimesso a settembre, dopo 3 mesi. Da allora viveva nella sua casa vicino Johannesbrurg, circondato dalla famiglia e dai più stretti amici. La vita di Mandela è un secolo di storia già scritto sulle pagine di tutti i libri, una storia di coraggio, vittoria, amore per la sua gente.

Leader della battaglia contro l’apartheid, simbolo dell’anti-razzismo, lottatore pacifista e instancabile, premio Nobel per la pace, Mandela rimarrà per sempre l’icona di un Sudafrica libero e democratico.

La sua storia politica iniziò nel 1942 quando, appena laureato in giurisprudenza, si unì all’ANC (African National Congress), il più grande partito politico sudafricano nato nel 1912 con l’obiettivo di difendere i diritti e le libertà della popolazione nera del Sudafrica. Furono anni in cui l’impegno politico e civile di Mandela si condensò in un’aperta opposizione al governo dell’epoca, quello di un Partito Nazionale razzista e fautore di un’accanita segregazione razziale. I neri non avevano alcun diritto, neanche quello di esercitare il voto. Per 10 anni, in tutto il Paese sudafricano furono organizzati scioperi e boicottaggi, sempre sulla scia di quella rivolta pacifica che Ghandi portava avanti in India.

Nel 1960 Mandela era ormai divenuto l’indiscusso simbolo mondiale del diritto dei neri alla vita politica e civile. L’allora governo sudafricano, intimorito dal potere che andava assumendo questa mite lotta, decise di intervenire uccidendo, durante una manifestazione pacifica a Sharpeville, sessantanove militanti e mettendo al bando lo stesso ANC. L’anno successivo Mandela abbracciò l’ala armata del movimento, la Lancia della Nazione, coordinandone la campagna di sabotaggio contro l’esercito ed elaborando piani per una guerriglia. Nel 1963 fu arrestato e condannato all’ergastolo. Ventisette anni di prigionia che contribuirono a far crescere nell’opinione pubblica quella benevolenza e quell’ardore nei confronti di chi aveva lottato con tutte le forza per i diritti della sua gente. Nel 1985 lo slogan “Nelson Mandela Libero” aveva acquistato talmente tanto vigore e risonanza che l’allora presidente sudafricano Botha, temendo una rivolta catastrofica, si sentì costretto a concedergli la libertà, a patto però che rinunciasse alla lotta contro l’apartheid. Madiba, il cui motto “Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’aparthied!” era divenuto mondiale, rifiutò la proposta e decise di rimanere in carcere. Solo nel 1990, su pressioni internazionali e a causa del mancato appoggio americano al governo, Mandela fu liberato: era ormai il mito del Sudafrica. In quattro anni divenne presidente dell’ANC, premio Nobel per la Pace e, nel 1994 con le prime elezioni libere a suffragio universale, fu eletto presidente della Repubblica del Sudafrica (carica che ricoprì fino al 1998). In realtà il suo impegno civile e politico non si fermerà mai, neanche quando nel 2004, all’età di ottantacinque anni, Mandela annuncerà di volersi ritirare dalla vita pubblica per trascorrere il più tempo possibile insieme alla sua famiglia. Nello stesso anno, infatti, sarà a Bangkok per testimoniare ancora una volta il suo impegno contro l’AIDS (la malattia che, in Sudafrica, miete annualmente migliaia di vittime) alla XV Conferenza Internazionale sull’AIDS. E poi nel 2008 sarà ospite a sorpresa di un concerto organizzato a Londra per i suoi 90 anni, e nel 2010 presenzierà alla chiusura dei mondiali di calcio in Sudafrica, mondiali che aveva fortemente voluto e sostenuto.

Quella di Nelson Mandela è una vita che si è consumata lungo tutto un secolo e, nonostante i quasi trent’anni di segregazione carceraria, è una vita che non ha sprecato neanche un istante. Un vincitore – come lui stesso amava ripetere – è solo un sognatore che non si è arreso”.

Veronica Crocitti