L'EDITORIALE

Ora si riaccenda l’entusiasmo della metà di elettori messinesi che non ha votato. La critica più forte al sistema

di Carmelo Caspanello
Al di là della retorica, ci sono diversi spunti di riflessione che emergono dal risultato elettorale di ieri a Messina. Il primo riguarda la percentuale dei votanti in città, mai così bassa. L’astensionismo che ha caratterizzato le ultime tornate a livello nazionale non ha risparmiato la Città dello Stretto. La metà degli aventi diritto che è andata a votare ha dato una indicazione netta, come dimostrano i numeri (oltre il 45% di consensi) che hanno portato alla vittoria al primo turno di Federico Basile. Il candidato che il sindaco Cateno De Luca scelse con grande sorpresa dei più, a mezzanotte del 14 febbraio, giorno delle sue dimissioni. Si disse fosse un “fantoccio”, una scelta transitoria in attesa di trovare il vero candidato di Sicilia Vera. De Luca smentì subito quelle voci dicendo che Basile era “il candidato vero”, ma in pochi ci credettero.

Mentre le alte coalizioni litigavano Basile correva… da solo

Quella scelta De Luca l’ha portata avanti fino in fondo. Basile all’inizio ha corso da solo verso la poltrona più alta di Palazzo Zanca, mentre centrodestra e centrosinistra cercavano la quadra e non riuscivano a mettersi d’accordo. Mesi di vantaggio, utili a Basile per farsi conoscere e che certamente hanno influito sull’esito finale. Basile girava i quartieri in lungo e in largo, mentre le altre forze politiche erano ancora in cerca del candidato e litigavano. In questo contesto si inserisce la frattura di Nino Germanà (Lega) con il centrodestra, dopo aver lanciato una candidatura non andata a buon fine all’interno della coalizione, che gli ha preferito Maurizio Croce. La lista “Prima l’Italia-Lega”, secondo De Luca, ha avuto un “ruolo decisivo” nell’ambito della vittoria di Basile.

Il flop di centrodestra e centrosinistra

Centrodestra e centrosinistra hanno ottenuto un risultato che lascia poco spazio ai commenti. Appare evidente che il futuro di queste coalizioni passa da una riorganizzazione radicale, di uomini e strategie, dopo la sonora bocciatura.

Bisogna riaccendere la fiducia e l’entusiasmo in quelle persone che hanno preferito il mare alle urne. Accorinti prima, De Luca dopo e Basile adesso sono espressione di una volontà popolare che ha voluto chiudere con il passato. Il 50% di astenuti rappresenta la critica più forte all’intero sistema politico. Accorinti fu il segno emblematico di quella “rottura”. Basile è quello della continuità con De Luca, che in città ha portato un vero e proprio “Catemoto”. E che dopo la vittoria di ieri si è definitivamente proiettato nella corsa verso Palazzo d’Orléans. Adesso punta tutte le sue fiches sulla Regione.

Basile dimostri la sua indipendenza…

Basile non è De Luca e deve dimostrare adesso la sua indipendenza alla guida di Messina. Per ciò che concerne il carattere i due sono agli antipodi e ciò dovrebbe consentire al neo primo cittadino di ricucire diversi strappi che hanno caratterizzato la precedente consiliatura, anche all’interno di Palazzo Zanca.

La vittoria di De Luca va oltre Messina

Il risultato ottenuto da Sicilia Vera e da De Luca va oltre Messina. Nella riviera jonica ha riconfermato i sindaci a S. Teresa (Danilo Lo Giudice), Francavilla di Sicilia (Vincenzo Pulizzi), Pagliara (Sebastiano Gugliotta) e Fiumedinisi (Giovanni de Luca), aggiungendo un’altra bandierina: l’elezione a Itala di Daniele Laudini. Cateno De Luca ha calcolato tutto anche in questo caso e adesso, chiosa: “Voglio la Sicilia”.