Sì alla MessinaServizi Bene Comune: in scena la farsa di Consiglio e Giunta

Per più di tre ore i consiglieri presenti sono rimasti ad aspettare i due sì che mancavano all’appello in modo da evitare che la delibera venisse bocciata una seconda volta. Come nel brano “Come mai” degli 883 “Dimmi come mai, ma chi sarai, per farmi stare qui, qui seduto in una stanza, ad aspettare te, pregando per un sì” (cit. Nino Interdonato).

E alla fine si sono materializzati i due attesi sì, non all’altare ma in Aula: Francesco Pagano e Pippo Trischitta. Quest’ultimo tra l’altro ha tardato ulteriormente, arrivando verso le 23, costringendo quindi i colleghi, per ingannare l’attesa, a lunghissimi interventi.

L’amministrazione e il gruppo dei favorevoli alla delibera hanno quindi tirato un sospiro di sollievo ed il provvedimento ha avuto il via libera dell’Aula a distanza di appena 10 giorni dalla bocciatura.

Il paradosso sta tutto qui: in 10 giorni non è cambiato assolutamente NIENTE. La delibera è stata ripresentata identica (cambia solo il numero di protocollo), i consiglieri sono gli stessi di 10 giorni fa e anche gli assessori sono gli stessi. Ma i calcoli sul numero legale sono stati fatti meglio. Su 16 presenti (anzi 18 fino a pochi secondi prima del voto) con 9 sì è stato approvato il contratto di servizio e l’affidamento dei servizi di igiene ambientale alla MessinaServizi Bene Comune.

Momenti di panico nell’Aula, quando, dopo le 23, ci si è resi conto che il numero dei sì (Fenech, Risitano, Caccamo, Rella, Gennaro, Cardile, Pagano, Trischitta, Abbate) era pari a quello degli astenuti/no (Adamo, Faranda, Carreri, Interdonato, Contestabile, Zuccarello, Barrile, Russo, Santalco) e che pertanto, ancora una volta, la delibera rischiava la bocciatura. La domanda che ha allarmato i consiglieri è stata: chi deve “uscire volontariamente” nonostante la sua posizione contraria pur di far vincere i sì? Panico tra i banchi. Almeno 3 ore di interventi per dare tempo a Trischitta-pro sì per rischiare di mandare in fumo tutto a causa di un “pareggio” che nessuno vuole. Alla fine sono stati “estratti a sorte” Nino Carreri e Nino Interdonato che per senso di responsabilità ha acconsentito a lasciare la seduta pur di consentire ai 9 sì di bastare per l’approvazione della delibera. Paradossalmente a salvare Accorinti e i suoi è stato "l'uomo dei Kinder Bueno", ovvero Pippo Trischitta, colui che per mesi ha fatto le pulci alle missioni del primo cittadino, finendo al centro degli strali dei suoi sostenitori. Dimostrazione ennesima, se mai ve ne fosse il bisogno, di un copione che viene rispettato puntualmente.

Un gioco delle parti che va bene a tutti quanti, presenti, assenti, consiglieri e assessori.

Ma quanto accaduto è una farsa messa in scena da tutti: amministrazione e Consiglio tutti responsabili in ugual misura di un teatrino.

La prima puntata della farsa, la “nascita” di MessinaServizi Bene Comune, è avvenuta a febbraio, sotto la “scure” di una sfiducia che tutti sapevano benissimo non sarebbe mai arrivata, ma è stata usata come “grimaldello” e spauracchio nei confronti di un Consiglio che da tempo ha perso ogni parvenza di credibilità.

Superata la farsa della sfiducia, consiglio e amministrazione hanno vivacchiato per altri 4 mesi, mentre nulla cambiava né sul fronte Bilanci (men che mai su quello del Piano di riequilibrio) né su quello dei rifiuti.

Quindi si è arrivati alla farsa parte seconda, quella della delibera per l’affidamento dei servizi alla costituenda società (mentre tra l’altro si è in attesa delle decisioni del giudice sulla procedura fallimentare).

I favorevoli alla delibera erano infatti troppo pochi (numero oscillante tra i 10 e gli 11), fatto questo rilevante se si pensa che i consiglieri sono 40 e che qualsiasi atto approvato da appena 10 persone la dice lunga sulla “rappresentatività della maggioranza”, ma gli assenti, si sa, hanno sempre torto. Proprio per questo anche gli assenti sono da considerarsi parti attive nella farsa.

Ma bisognava fare i conti con il numero legale, così che, si è arrivati all’assurdo che anche chi votava no, pur di non vedersi contro i lavoratori di Messinambiente, di volta in volta “usciva volontariamente” dall’Aula per far cadere il numero legale. L’obiettivo da raggiungere era quello di riuscire ad approvare l’atto nel corso di una seduta con numero legale basso, ovvero 16. Insomma la “mission” è diventata “approvatela a nostra insaputa”.

Una farsa che ha accompagnato la prima fase delle votazioni, quella poi conclusasi dieci giorni fa con la bocciatura (avvenuta proprio per un errore nei calcoli), e questa seconda fase.

Nella seduta di giovedì scorso ad esempio a “sacrificarsi”, per evitare che venisse bocciata di nuovo, è stato uno dei sì, Maurizio Rella (CMdB) che poco prima di mezzanotte, come Cenerentola, è andato via facendo cadere il numero legale, ma salvando capre e cavoli.

Attori consapevoli di questa farsa anche gli amministratori, che hanno ripresentato, in barba alla tanto sbandierata concertazione e condivisione, la stessa identica delibera che era stata bocciata,mostrando, se non proprio arroganza almeno un pò di "sordità" nei confronti delle richieste di modifica dell'atto. Se un simile comportamento fosse stato adottato da una qualsiasi delle precedenti amministrazioni sarebbe scoppiato l’inferno. Invece persino il superLeDonne (ormai prossimo ad assumere tutti i poteri possibili e immaginabili avendo già accentrato 3-4 ruoli di vertice) ha “benedetto” la riproposizione di un identico atto già bocciato. L’Aula, invece di avere un sussulto di dignità ha ricominciato con il balletto delle cadute del numero legale “alla bisogna” pur di salvare la delibera.

Fino a stasera, quando sono rimasti tutti i no in attesa dei due sì per consegnare alla storia l’approvazione della delibera. La stessa, identica, bocciata 10 giorni fa.

Un comportamento schizofrenico che dovrebbe essere analizzato da equipe di esperti.

Poco o nulla cambierà per la città, che sporca era e sporca rimarrà, nonostante l’assessore Signorino, tornato ad essere una figura centrale all’interno della giunta, avesse annunciato, in caso di seconda bocciatura una sorta di catastrofe nucleare: “essendo spirata ogni possibile proroga il Sindaco non potrebbe fare una nuova ordinanza. La conseguenza sarebbe l’impossibilità per Messinambiente di raccogliere la spazzatura da terra. A questo si aggiunge la perdita del posto di lavoro per più di 500 persone. Un disastro ecologico, civico e sociale”.

Se ne deduce che, “evitato il disastro ecologico, civico e sociale”, grazie ai 9 sì su 40 consiglieri, adesso il servizio, per il quale sono già arrivate nelle case dei messinesi Tari da brivido, diventi improvvisamente regolare. O almeno decente.

Rosaria Brancato