Referendum: non si raggiunge il quorum. A Messina affluenza 24,4% e pioggia di sì: 91,37%

L’affluenza si ferma al 32, 2%, ed il referendum sulle trivelle “naufraga” sul quorum, anche se non sono mancate le polemiche.

Non è stato raggiunto il quorum al referendum sulle trivelle, la consultazione pertanto non ha validità e la relativa alle concessioni non sarà abrogata.

Se a livello nazionale la percentuale si attesta in media sul 32, 2%, in Sicilia ed a Messina l’asticella è di gran lunga più bassa. A Messina si è fermata il 24, 41% (votanti 46.144), mentre nell’isola si è attestata al 28,40%. La percentuale in provincia di Messina è invece più alta, pari al 26,99% (votanti 139.116)

La percentuale di affluenza era stata bassissima sin dal mattino, solo la Basilicata ha raggiunto il 50% e la Puglia ci è arrivata vicino, ma sull’esito finale sin da mezzogiorno sembravano non esserci molti dubbi. La Sicilia ha fatto registrare percentuali più basse (nonostante l’isola sia tra i territori più interessati) rispetto al resto del Paese e l'affluenza definitiva ha visto l'isola dietro di almeno 3 punti. Fallito il quorum per quel che riguarda invece chi ha votato a vincere sarebbero stati i si, quindi i no al rinnovo delle concessioni che ha superato il 78%. Un mare di sì invece a Messina: a dire no alle trivelle in città sono stati in 41.740 pari al 91,37%, (i no sono stati 3.941 pari all'8,63%) mentre a livello provinciale i s' sono stati il 91,67% ed i no l'8,33%.

Appena chiuse le urne il premier Renzi ha rilasciato una lunga dichiarazione: “Noi non siamo tra i vincitori, vincitori sono i lavoratori, con 11 mila persone che avrebbero rischiato il posto di lavoro e per loro alzo i calici. Gli sconfitti non sono i cittadini che hanno votato, perché chi vota non perde mai. Gli sconfitti sono quei pochi che hanno cavalcato il referendum per esigenze particolari. Si poteva evitare questo referendum per risparmiare, ma qualcuno ne ha fatto un modo per una conta interna. Ho sofferto a non andare a votare. L’istituto del quorum permette di dare il dissenso anche attraverso l’astensione. L’abrogazione di questa norma avrebbe portato 11 mila licenziamenti ed io come Presidente del consiglio dovevo stare dalla loro parte. Noi ora vogliamo fare dell’Italia il Paese più verde dell’Europa ma solo col buonsenso possiamo passare all’energia rinnovabile. Non si difende il mare attaccando le piattaforme ma contemporaneamente lasciare che le Regioni ignorino le problematiche dei sistemi di depurazione. Basta fare polemiche, per settimane autorevoli ospiti hanno monopolizzato tutto, i grandi esperti, su social, sui talk show. Alla fine c’è una parte politica che ha dimostrato di vivere solo su facebook e twitter, lontano dal Paese reale che invece ha deciso”.

Replica il presidente della Regione Puglia, Emiliano, in prima linea per il referendum che considera l’esito delle urne come l’inizio di un nuovo percorso e non risparmia frecciate a Renzi: “La vittoria sono quei 14 milioni e mezzo di persone informate e che respingono l’idea che una lobby vicina al governo, che ha i numeri di telefono giusti, possa avere più valore della volontà delle Regioni e dei cittadini. La balla dei lavoratori non se la beve nessuno, la norma è stata fatta per far risparmiare i petrolieri e non certo gli operai. A questo punto chiederemo immediati controlli su tutte le piattaforme. Decisioni come queste non possono essere lasciati ai lobbisti, noi ribalteremo la piramide, adesso chiederemo leggi sulle lobby che distingua i partiti, i politici ed i lobbisti. Un politico deve essere imparziale, termine che Renzi non conosce visto che si è espresso pubblicamente sul suo voto. Non ho ambizioni politiche, Renzi stia sereno, io non mi spavento, non si spaventa quel 40% dei pugliesi che ha votato e che non si fermerà. Renzi deve accettare il fatto che non basta che prenda una decisione perché tutti gli battano le mani. Deve iniziare ad ascoltare e non buttare tutto in rissa”.

Scontate le polemiche. A scatenare l’ira anche all’interno del Pd è stato un tweet di Ernesto Carbone, renziano e commissario del Pd a Messina, con un “#ciaone che è stato visto, anche in casa Dem ma non solo come una mancanza di rispetto nei confronti di tutti quei cittadini, ma soprattutto elettori, che sono andati a votare. In serata Carbone ha corretto il tiro: nessuna mancanza di rispetto per i cittadini, ma l’ironia era per chi ci ha costretti ad un referendum inutile.

Rosaria Brancato