D’Alia: “La Camera di Commercio di Messina non può restare autonoma”. Picciotto: “Si sveglia ora?”

In un’ interrogazione al ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, il presidente della Commissione bicamerale per le questioni regionali, Gianpiero D’Alia, punta l’attenzione sulla legge che prevede l’accorpamento delle Camere di Commercio e in particolare chiede attenzione sulla situazione siciliana e sul futuro della sede di Messina. D’Alia, per i motivi che espone, chiede al ministro di fare chiarezza e di valutare la possibilità di sospendere l’accorpamento.

“Con le delibere dei commissari ad acta delle Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa è stato deciso l'accorpamento delle tre Camere di commercio – spiega l’ex ministro – definendo anche il nome e la sede legale a Catania del nuovo organismo. Per la sede di Messina, invece, a tutt’oggi, non è pervenuto alcun atto formale in tal senso. Anzi – prosegue – l’accorpamento delle altre sedi siciliane non prevede in futuro il coinvolgimento della Camera messinese, dimenticando il principio di solidarietà tra sedi che è uno dei cardini sui quali si basa il sistema camerale nazionale”.

L’ex ministro evidenzia “come la stessa Camera di commercio di Messina ha deliberato nel febbraio scorso l’accorpamento con le tre Camere sopracitate. Il 24 settembre 2015 la Conferenza Stato – Regioni ha ratificato l’intesa sullo schema di decreto del ministro dello Sviluppo e subito dopo il ministro ha emanato il decreto di accorpamento delle tre, escludendo proprio Messina”.

A questo punto D’Alia si sofferma sulle condizioni dell’ente camerale messinese che “non avrebbe alcuno dei requisiti minimi per rimanere in vita autonomamente, poiché il bacino di imprese del territorio ha una consistenza di circa 60 mila unità comprese le unità locali. Sull’ ente – osserva – pesa anche il doppio gravame degli stipendi e delle spese dei pensionamenti a carico dello stesso: questo causato da un evidente vuoto legislativo in materia".

D’Alia, allora chiede “la salvaguardia dei profili economici e patrimoniali derivanti dal mancato accorpamento della Camera di commercio di Messina con le consorelle di Catania, Siracusa e Ragusa e di intervenire con una misura adatta per risolvere il problema dei pensionamenti delle Camere di commercio siciliane che altrimenti rischiano il collasso economico e finanziario”.

Non tarda ad arrivare la risposta del presidente di Confcommercio, Carmelo Picciotto, da sempre in prima linea a favore dell’autonomia dell’ente messinese: “Finalmente anche D’Alia si è reso conto che le tutte le Camere di Commercio della Sicilia sono a rischio fallimento. E’ quello che noi sosteniamo da mesi. La nostra battaglia per l’indipendenza, suffragata da un emendamento del senatore Bruno Mancuso, che salvaguarda l’indipendenza della Camera di Commercio di Messina, è stata determinata dalla convinzione che l’accorpamento non avrebbe risolto il problema delle pensioni. Un problema che si sono posti anche alcuni deputati regionali molto attenti al problema, come gli onorevoli Germanà, Picciolo e Grasso. Cogliamo con soddisfazione l’intervento di D’Alia, il quale da messinese avrebbe dovuto intervenire molto tempo prima sul governo regionale, del quale il suo partito è parte integrante, per sollecitare una legge ad hoc. Ci auguriamo, inoltre, che D’Alia, visto che adesso si occupa della Camera di Commercio di Messina, chieda venga fatta chiarezza al governatore Rosario Crocetta sulle motivazioni che hanno determinato il commissariamento dell’Ente camerale per oltre tre anni. Tale commissariamento ha impedito all’organo politico di insediarsi, e soprattutto ha condotto la Camera di Commercio di Messina sull’orlo del precipizio economico, mentre prima godeva di buona salute”.