Giudice di pace, inviata istanza al Ministero per la riapertura. Ma la documentazione è incompleta

L’Unione dei Comuni delle Valli joniche ha inviato istanza al ministero della Giustizia per la riapertura dell’Ufficio del Giudice di pace di Alì Terme, nonostante la documentazione sia ancora incompleta. Si è aspettato l’ultimo giorno utile. “Anche se non tutti i Comuni interessati – spiega il presidente dell’Unione, Domenico Prestipino – hanno ancora inviato la delibera di adesione”. L’ente si è mosso in virtù di quanto deliberato dal Consiglio dell’Unione. “Il resto della documentazione – chiosa Prestipino – la manderemo dopo”. Intanto è stata spedita la domanda e con essa la valutazione sul personale necessario per riaprire l’ufficio che sorge sulla Statale 114, nella cittadina termale.

Non vi sono costi per i locali, ad Alì Terme, in quanto di proprietà del ministero. Ma solo le spese per i dipendenti. La somma va ripartita su una popolazione di 38mila e 170 abitanti. Quella dei 17 Comuni, da Scaletta Zanclea a Forza d’Agrò, che ricadono nella giurisdizione dei precedenti uffici del Giudice di pace, tranne Roccafiorita, che passa con Taormina. In virtù di una circolare ministeriale tutti e 17 i Comuni avrebbero dovuto dire sì entro il 31 luglio. Insieme dovrebbero accollarsi una spesa stimata in poco più di 50mila euro l’anno per il personale e la gestione dei locali. Parliamo degli undici centri dell’Unione, esclusa Roccafiorita (Antillo, Casalvecchio Siculo, Forza d’Agrò, Furci Siculo, Limina, Mandanici, Pagliara, Roccalumera, Sant’Alessio Siculo, S. Teresa di Riva e Savoca), ai quali si sono aggiunti Nizza di Sicilia, Fiumedinisi, Alì, Alì Terme, Scaletta e Itala.

C. Casp.