Lavoro

Alival, una (brutta) certezza c’è: l’acquisto dello stabilimento reggino è una chimera

REGGIO CALABRIA – Caso Alival, sessione di lavori prefettizia di sicuro interesse.

Sessione di lavori concreta e ‘nel merito’

Le circostanze e le lungaggini che spesso circondano vertenze complesse di questo tipo facevano pensare a un nuovo possibile momento interlocutorio, dopo quello d’avvio – peraltro tardivo, quantomeno rispetto alle aspettative – del “tavolo interistituzionale” alla Regione, presieduto in Cittadella regionale da Giusi Princi, vicepresidente della Giunta.

Invece nel corso dell’appuntamento odierno a Palazzo del Governo s’è scesi decisamente più “nel merito” della questione-reindustrializzazione, presenti i delegati della Nuova Castelli e della stessa Lactalis, le sigle sindacali di categoria della Triplice coi rappresentanti sindacali aziendali del polo lattiero-caseario di San Gregorio, Confindustria Reggio Calabria, Camera di commercio reggina e Unionfood, i dirigenti generali dei Dipartimenti regionali Lavoro, Agricoltura e Sviluppo economico e, sul versante più propriamente politico-istituzionale, la neosenatrice e assessore regionale al Welfare Tilde Minasi, la stessa Princi, il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti e il sindaco metropolitano facente funzioni Carmelo Versace.

Una certezza c’è. E non è positiva

Ad aprire i lavori, lo stesso Prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, che ha un po’ “tirato le somme” del ‘caso Alival’ fin qui, con la quindicina di disponibilità a trasferirsi negli stabilimenti Galbani del centroNord, le sparute adesioni all’esodo incentivato, la stragrande maggioranza della forza-lavoro che vuol perseguire la ‘pista’ di un reinserimento nel circuito produttivo nel perimetro metropolitano del Reggino. E il concreto, concretissimo orizzonte della chiusura dello stabilimento entro fine marzo 2023.

La MetroCity: fare chiarezza al più presto

La richiesta forte di Versace verso i rappresentanti di Nuova Castelli e Lactalis (in campo ‘addirittura’ col direttore Risorse umane, Luca Bombonati) è stata di “calare le carte”, diremmo da queste parti. E rinunciare a posizioni di chiusura preconcette, cercando piuttosto di sforzarsi al massimo per salvaguardare la posizione socio-occupazionale dei lavoratori, mai così vacillante.

Il nodo, come evidenziato anche dalle parti sociali, sta nella ristrettezza della tempistica plausibile per consolidare l’ipotesi della cessione di ramo d’azienda ai fini di una reindustrializzazione del sito.  E nell’urgenza di un “accordo-quadro” che fissi i “paletti” del percorso da seguire, possibilmente alla velocità della luce.
Evidentemente, a cominciare dal prezzo richiesto da parte datoriale per la vendita.

Ma arriva un “uno-due” da ko…

Qui arriva l’uno-due che mette al tappeto i lavoratori e, in parte, chi ne rappresenta ansie e legittime aspettative.

Prima Bombonati, inaspettatamente, fa presente che la direzione da seguire è al nadir rispetto a quella prospettata: «Bisogna prima capire chi siano effettivamente e quali credenziali possano offrire imprenditori o cordate imprenditive che qui si assume abbiano l’interesse a rilevare il polo di San Gregorio. E solo dopo, valutando i fondamentali del potenziale acquirente, la solidità economica per lo sviluppo della realtà produttiva specifica e la credibilità del deal ipotizzato, parte aziendale avrà i dati necessari per poter formulare un’attendibile ipotesi di prezzo di cessione».

E poi Antonino Tramontana, presidente di Unioncamere Calabria e dell’Ente camerale reggino: un colpo da knock-out, il suo. «Sul territorio, non esistono aziende che vantino asset patrimoniali o floridezza economica tali da poter rilevare un sito di quest’importanza, a maggior ragione – ha affermato in sostanza Tramontana – in una fase congiunturale d’enorme incertezza come quella che stiamo attraversando. Cosa diversa la possibilità di ricollocazione “mirata” degli addetti in uscita dallo stabilimento di San Gregorio che, almeno parzialmente, potrebbero trovare un’utile ricollocazione nella filiera agroalimentare del Reggino o comunque sullo scacchiere calabrese. Sempre con un fattivo supporto degli attori istituzionali coinvolti».

Il “nodo” dei dati. Presto la ‘scheda tecnica’

E se i confindustriali si son detti particolarmente interessati a far emergere i dati di riferimento e a mettere in chiaro le concrete possibilità di sopralluoghi per interlocutori interessati, in modo da mettere a fuoco in modo puntuale e realistico “cos’abbiamo davanti”, al di là degli scarni dati fin qui forniti da Lactalis, la Regione – trovando soddisfazione nella parte datoriale, nelle parole di Vittorio Fiore, responsabile per i Rapporti esterni di Lactalis, che ha garantito che presto arriverà una puntualissima ‘scheda tecnica’ – ha chiesto di poter ottenere al più presto i dati utili a ricostruire il layout aziendale, in modo da poterli ‘girare’, con un’opera di mediazione istituzionale, a chi sia interessato a una deep examination. Cosa chiesta con forza dalla stessa parlamentare Minasi.

Il ‘tavolo’ si riaggiornerà adesso nel giro dei prossimi 15 giorni.
Per qualcuno dei protagonisti, con diverse ammaccature da provare a lenire.