Le Ferrovie pronte a vendere Blu Ferries, sparisce la navigazione pubblica nello Stretto

Una società che non ha bilanci in rosso, che stava iniziando a dimostrare di poter essere competitiva, che ha dato occupazione, che stava realmente guadagnando mercato in un settore in cui da sempre hanno regnato in modo incontrastato i privati. Una società che però a quanto pare è pronta a sparire. Stiamo parlando di Bluferries, la società di navigazione pubblica del gruppo Ferrovie dello Stato nata nel 2012 e oggi probabilmente in fase di smantellamento. La denuncia pesantissima arriva dal sindacato Orsa che da sempre ha alzato la voce contro i sempre più palesi progetti di dismissione nell’area dello Stretto da parte delle Ferrovie dello Stato, progetti che adesso più che mai sembrano vicini a diventare concreti. L’allarme dell’Orsa è scattato dopo una dichiarazione fatta dall’amministratore delegato del gruppo Fs Mauro Moretti a margine del forum Italia-Svizzera. “ … stiamo lavorando per la vendita di Blu Ferries e retali Grandi Stazioni”, avrebbe annunciato Moretti, parole che ovviamente hanno scatenato la reazione del sindacato.

Il segretario regionale Mariano Massaro, il segretario nazionale del settore Navigazione Nino D’Orazio e il segretario provinciale Trasporti Michele Barresi scrivono che “immerso nel silenzio tattico si avvia a compimento il progetto di dismissione di F.S. dall’area dello Stretto. La flotta di Stato ormai conta quattro navi per il trasporto dei mezzi ferroviari di cui ne vengono utilizzate solo tre con corse ed equipaggi ridotti di almeno il 50% rispetto ai livelli di produzione concordati con il sindacato. Con l’annuncio di vendita di Blu Ferries i vertici ferroviari hanno dichiarato il fallimento nel mercato in cui altre realtà imprenditoriali hanno fondato le proprie fortune, la timida e breve concorrenza con i privati si è consumata unicamente attraverso la compressione di salari e livelli occupazionali, i tagli inferti periodicamente al costo del lavoro dalla “monopolista” Caronte&Tourist sono stati presto ereditati dall’azienda del gruppo FS che nonostante la parità di condizioni non è riuscita a reggere il confronto e si appresta a sbaraccare. Siamo di fronte all’ennesimo fallimento delle privatizzazioni figlie del liberismo selvaggio in cui sono scaduti i servizi essenziali, vince chi riduce ai minimi termini il costo del lavoro e sacrifica la qualità del servizio a favore del profitto privato e quando arrivano i bilanci passivi si richiede alla collettività di ripianare il debito. Una concezione involutiva dei trasporti che è servita solo alle casse private, la concorrenza basata sulla qualità del servizio è rimasta nelle intenzioni, con siffatto sistema la Sicilia è pressoché isolata, i collegamenti ferroviari sono al minimo storico e il traghettamento di passeggeri e mezzi gommati è totalmente in mano ad aziende private che dettano costi e condizioni”.

Per l’Orsa a giocare un ruolo non di poco conto è stata anche l’ordinanza comunale che limita lo sbarco dei tir in città mentre l’approdo di Tremestieri è insufficiente e in continua emergenza. Un alibi per il gruppo Fs, spiega il sindacato che non a caso aveva già anticipato tale scenario chiedendo all’Amministrazione Comunale di rinviare qualsiasi iniziativa a dopo il completamento dell’approdo sud. “Adesso avremo qualche mezzo gommato in meno in via la Farina e tanti marittimi messinesi disoccupati a protestare dietro i cancelli del comune, mentre il completamento del porto di Tremestieri è rinviato alle calende greche” scrivono Massaro, D’Orazio e Barresi. A rischio ci sono infatti circa 120 marittimi e tutti i lavoratori dell’indotto, tra pulizie e ristorazione, per un totale di 200 posti che potrebbero svanire nel nulla. I sindacalisti chiedono se nelle operazioni di vendita sia prevista la clausola sociale per imporre all’armatore subentrante di assumere i marittimi che attualmente armano la flotta, poiché viste le dinamiche fin qui utilizzate dai vertici ferroviari è difficile aspettarsi qualcosa di buono.

Poi c’è un altro problema. “Cosa venderà Fs oltre le navi?”. L’Orsa ricorda che in occasione della separazione del servizio ferroviario da quello dedicato al traghettamento dei mezzi gommati, R.F.I. trasferì a Blu Ferries la proprietà delle navi bidirezionali e l’utilizzo delle strutture a terra (uffici, invasature, piazzale), un complesso logistico indispensabile anche per il traghettamento dei mezzi ferroviari gestito da R.F.I.. Dunque cosa succederebbe se insieme alla flotta si cedessero anche tali impianti? R.F.I. dovrebbe pagare al nuovo gestore privato l’utilizzo delle proprie strutture a suo tempo realizzate con soldi pubblici?

L’Orsa chiama a raccolta tutti i lavoratori. “Se non si interviene per tempo rischiamo di trovarci di fronte al fatto compiuto, è indispensabile che ferrovieri e marittimi Blu ferries si compattino in un'unica vertenza per rivendicare garanzie occupazionali e mantenimento dei servizi ai livelli concordati con le organizzazioni sindacali. C’è da salvare i residui posti di lavoro e rivendicare il mantenimento dei livelli di produzione, bisogna necessariamente svegliarsi”.

Una cosa è certa: l’Orsa farà di tutto per evitare l'ennesimo regalo al monopolio privato lasciando alla città solo nuova disoccupazione e innumerevoli disagi ai cittadini dello Stretto.

F.St.