I quartieri insorgono: non si può sempre inseguire l’emergenza

Tutte le circoscrizioni d’accordo sull’’invertire la rotta nella manutenzione stradale e delle reti di smaltimento delle acque reflue. Per la verità i Consigli di quartiere hanno protestato per mesi nei confronti dell’ex giunta Buzzanca per la gestione del settore, ma adesso tutti i nodi vengono a “galla” nel senso reale del termine. Non è solo un problema di viabilità, che va in tilt alla prima pioggia, ma anche e soprattutto un problema di sicurezza dei cittadini. Così i presidenti dei sei quartieri, in rappresentanza dei rispettivi Consigli, hanno deciso di rivolgersi direttamente al commissario Croce per intervenire tempestivamente. In conferenza stampa, questa mattina a Palazzo Zanca, Francesco Palano Quero, Alessandro Russo, Giovanni Di Blasi, Gianni De Salvo, Mimmo D’Arrigo, Giovanni Culici, assente solo Enrico Ferrara (ma d’accordo con i colleghi), i presidenti hanno illustrato la proposta per il commissario, dal momento che gli interventi a tappeto sui tombini sono importanti, ma occorre cambiare sistema e recuperare il tempo perduto.
“Noi presidenti in Conferenza congiunta sin dal dicembre 2010 abbiamo richiesto interventi seri e scadenzati che risolvessero il problema- spiega Palano Quero– ma non siamo stati ascoltati. E’ vero che il Comune non ha molti mezzi, ma non si può andare avanti solo armati di pala e piccone ed inseguire la logica dell’intervento in emergenza. Abbiamo anche chiesto le dimissioni degli assessori Amata e Isgrò.
I sei quartieri avevano proposto all’ex amministrazione di calendarizzare gli interventi e soprattutto individuare le zone prioritarie per evitare i lavori solo quando ormai la situazione diventa cronica, lasciando poi intere aree, da San Filippo a Tremestieri, dal viale della Libertà a Camaro, in condizioni disperate. Con il passare degli anni, senza manutenzione ordinaria i problemi sono venuti “a galla” nel vero senso della parola, con tombini che esplodono, griglie mai pulite, caditoie non funzionanti, allagamenti a catena e rischio per la sicurezza.
“Nel 2008 abbiamo chiesto di concertare ogni intervento-aggiunge Alessandro Russo– invece ci siamo trovati il paradosso di sentire annunciare l’arrivp di una macchina stratosferica sturatombini mai entrata in funzione e contemporaneamente assistere ad interventi solo in alcuni luoghi, davanti ad alcuni esercizi o solo là dove arrivavano le segnalazioni della stampa. Insomma non si capivano i criteri, anzi, non c’era alcun criterio concordato con chi opera nel territorio”.
L’idea che i sei presidenti della circoscrizioni vogliono proporre a Croce, in fondo, è la stessa che era stata presentata agli assessori Isgrò e Amata senza alcun seguito, ovvero quella di stilare in crono programma d’interventi sia per la manutenzione dei tombini che per la raccolta delle acque reflue tenendo conto delle arterie a rischio e delle zone dove i lavori sono più urgenti.
“Sarebbe utile tornare al precedente sistema adottato dal Comune, quello di mini gare d’appalto- continua Di Blasi– una per la zona nord ed una per la zona sud da 125 mila euro. Fino al 2009 l’ingegnere Amato con quelle somme riusciva persino a risparmiare per altri piccoli interventi”.
Quel che i sei “moschettieri” del territorio chiedono a gran voce a Croce è di dare finalmente voce a chi i problemi li vive ogni giorno, ascoltando quei commercianti e residenti, per fare solo un esempio, nel corso Garibaldi o di San Filippo che si autotassano per garantire la pulizia dei tombini o si armano di pazienza e pala e fanno da soli, ma poi si beccano anche le multe perché magari Messinambiente non garantisce la raccolta immediata in seguito ai lavori “fai da te”. Lavori a “campione” o a macchia di leopardo, quando poi magari si scopre che quel “leopardo” è stato
solo fortunato nell’ottenere la pulizia della griglia, non possono risolvere il problema perché poi senza la manutenzione ordinaria si rischia solo di dover operare in emergenza.
“La situazione dei villaggi- concludono Culici, De Salvo e D’Arrigo– è insostenibile, perché si tratta di intere aree senza alcun tipo d’intervento”.
Rosaria Brancato