“Mille infermieri a partita iva in Sicilia”, il Nursind presenta un esposto

MESSINA – Almeno mille infermieri a partita Iva nelle aziende sanitarie siciliane. È la stima del sindacato Nursind che ha presentato un esposto al ministero del Lavoro, all’Ispettorato nazionale del Lavoro e al dipartimento regionale del Lavoro. Il Nursind intensifica dunque la lotta contro la nuova frontiera del precariato che vede coinvolte, unico caso in Italia, anche le aziende pubbliche, dove diverse centinaia di dipendenti sono stati reclutati con bandi e criteri che appaiono meno rigidi di quelli tradizionali. Tra le aziende segnalate ci sono il Civico di Palermo sia nei reparti sia al Sues 118, il Cannizzaro di Catania presso la centrale operativa Sues 118, l’Asp 3 di Catania nelle Suap, il Garibaldi di Catania presso il pronto soccorso generale, Hospice Pediatrico e ha anche pubblicato un avviso pubblico per il reclutamento in urgenza di personale a partita Iva dalla graduatoria di bacino del Cannizzaro. E ancora, l’Asp di Siracusa presso le ambulanze del Sues 118, l’Asp di Messina presso gli ospedali di Lipari, Milazzo, Taormina e Messina nord.

Tutto questo, spiega Salvo Vaccaro, vicesegretario nazionale del Nursind e alla guida del sindacato a Catania “per sopperire a carenze di organico. Ma negli avvisi pubblici è detto espressamente che il personale così reclutato viene immesso in turno sulle 24 ore giornaliere per 7 giorni la settimana, compresi i turni notturni e festivi. Il personale viene inserito nella turnistica a copertura dei vuoti d’organico così come il personale a tempo determinato o indeterminato ma con rapporto di lavoro subordinato. I lavoratori così incaricati vengono poi addetti a compiti ordinari dell’azienda e immessi promiscuamente in turno con altro personale. Ci troviamo di fronte certamente ad un escamotage utilizzato per assumere personale flessibile per motivazioni che non ci appaiono chiare”.

Secondo Vaccaro “la procedura così seguita, mancando le idonee ragioni d’urgenza, e comunque oltre limiti temporali ragionevoli, è senz'altro illegittima e penalizza oltremodo i professionisti che percepiscono una tariffa oraria comprensiva di oneri previdenziali e spese, per ogni turno diurno, pomeridiano, notturno e festivo, al netto inferiore degli stessi colleghi che lavorano ma legittimamente contrattualizzati. Inoltre si concreta un rapporto di lavoro eterodiretto e quindi subordinato, eludendo contestualmente tutta la normativa sull’orario di lavoro, come la durata massima giornaliera e i riposi, che certamente genererebbe sanzioni importanti a carico delle aziende di cui trattasi. In definitiva si arreca in tal modo un notevole pregiudizio ai lavoratori in questione, venendo violati i più elementari diritti alla malattia, alle ferie, alla posizione previdenziale e alla maturazione del Tfr”.