Rfi ferma la nave Messina e si “prepara” alla rottura di carico. L’Orsa sciopera l’8 settembre

“Strumentale gestione dell’armamento delle navi ferroviarie che comprime i livelli di sicurezza”. E’ la motivazione che induce l’Orsa a proclamare un’azione di sciopero di 8 ore per il prossimo 8 settembre. Attivata la prima fase delle procedure di raffreddamento lo scorso 9 luglio e la seconda fase il 17 luglio nessun riscontro aziendale è pervenuto al sindacato.

“Rfi – afferma il segretario regionale Giuseppe Terranova – arma sommariamente, con equipaggio ridotto, la nave con l’ultimo orario che resta ferma in invasatura per scelta aziendale. La nave con equipaggio inferiore alla tabella minima di armamento viola, di fatto, il codice della navigazione che in nessun caso prevede navi armate con tabelle sottodimensionate. Di tale irregolarità, che espone a rischio la sicurezza degli equipaggi e dell’intero sistema di navigazione nello Stretto, è stata ripetutamente avvisata la Capitaneria di Porto di Messina che fino ad oggi non ha ritenuto opportuno intervenire per ristabilire le regole imposte dal codice della navigazione in garanzia dei livelli di sicurezza. L’unità inutilizzata, ferma in invasatura, limita altresì l’efficienza dell’esercizio ed è funzionale al disegno aziendale volto a disincentivare l’utilizzo delle navi ferroviarie per traghettare i treni a lunga percorrenza, col fine ultimo di realizzare il progetto di rottura carico che Rfi non è riuscita a concretizzare con il cambio orario di giugno 2015 per la partecipata protesta di lavoratori e cittadini in difesa della continuità territoriale”.

Secondo l’Orsa, “Rfi limita i livelli di produzione anche nel settore trasporto merci. Le corse con carico di ferrocisterne, di pertinenza ferroviaria, sono frequentemente “dirottate” verso la società Bluferries, mentre la nuova nave ferroviaria Messina resta inutilizzata in porto con equipaggio ridotto. Una nave ferroviaria sistematicamente ferma in porto, oltre a rappresentare uno spreco di risorse pubbliche, riduce significativamente i livelli di produzione e tende a desertificare ulteriormente l’impianto di navigazione Rfi, in linea con l’annoso progetto di abbandono dell’area dello Stretto”.