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Alluvioni Germania: la correlazione diretta con il cambiamento climatico

Le catastrofiche alluvioni che hanno seminato morti e tanta distruzione fra Germania occidentale, Belgio e Olanda, hanno scioccato l’opinione pubblica dell’intera Europa, e non solo. Le cifre, ancora provvisorie, sono veramente pesantissime. Non è ancora chiaro il numero dei dispersi. L’ultima stima fornita dal ministero dell’Interno di Berlino riferisce di 1.300 persone, di cui è impossibile stabilire la sorte poiché le linee telefoniche sono saltate in molte delle zone interessate. In tutto il Paese 165 mila persone sono rimaste senza energia elettrica e 600 chilometri di linee ferroviarie sono stati danneggiati dalle piogge torrenziali. Di ritorno dalla sua visita ufficiale a Washington, la cancelliera Angela Merkel ha partecipato in videoconferenza a una riunione dell’unità di crisi della Renania-Palatinato, ha assicurato alla popolazione “il sostegno del governo a breve termine e a lungo termine”.

Gli effetti delle inondazioni sulla Germania occidentale

Una visita della Merkel nell’area del disastro è prevista “entro breve”. In merito al disastro si fa sempre più caldo il dibattito scientifico sull’origine, e soprattutto sulle cause di questa incredibile catastrofe. Sappiamo bene che mettere di mezzo il singolo episodio meteorologico estremo al cambiamento climatico è sbagliato, oltre che fuorviante, soprattutto quando ci troviamo nel bel mezzo dell’episodio. Pero l’aumento di frequenza di questi fenomeni, in Europa come in America o in Australia, mette in evidenza una tendenza verso un ulteriore estremizzazione climatica. In riferimento alle alluvioni in Germania e Belgio, siamo tutti d’accordo che non bisognerebbe costruire in aree golenari, facilmente inondabili in caso di eventi precipitativi estremi, come possono capitare durante la tarda primavera e l’inizio dell’estate sull’Europa centrale. In Germania le conseguenze di queste inondazioni sono state enfatizzate anche dall’eccessiva antropizzazione del territorio, che a quanto pare non è un male solo italiano o del meridione.

Fiumi in piena straripati nelle campagne tedesche

Ma è anche vero che le piogge cadute sull’ovest della Germanisa, dopo settimane di precipitazioni, hanno tempi di ritorno ultrasecolari, ovvero qualcosa di non osservato in tempi recenti in quelle aree. A tal riguardo le perimetrazioni delle aree inondabili sono state fatte con la vecchia climatologia, quella che prevedeva tempi di ritorno secolari per piogge di questa portata. I fenomeni di dissesto hanno interessato un’area vastissima, dove ricadono parecchi bacini idrografici di notevole estensione. Per capire se in questo caso c’è lo zampino del cambiamento climatico possiamo prendere come riferimento un indice, sviluppato dal centro di calcolo europeo ECMWF. L‘extreme forecast index di ECMWF per temperatura vento e precipitazione. Tale indice isola gli eventi estremi nella previsione rispetto alla climatologia del modello.

L’intensa anomalia termica positiva sull’Europa orientale

La depressione chiusa in quota, evoluta in “cut/off”, bloccata da alcuni giorni all’altezza della Germania meridionale, circondata su entrambi i lati da due differenti promontori anticiclonici, ha contribuito a convogliare verso i bassopiani della Germania, il Belgio e l’Olanda aria d’estrazione temperata continentale, proveniente dalle Repubbliche Baltiche, che si è poi “marittimizzata”, scorrendo sopra le tiepide acque superficiali del mare del Nord, dove da giorni è presente una anomalia positiva di temperatura, con valori anche di +5°C +6°C superiori alle medie climatologiche del periodo. L’afflusso di queste masse d’aria più calde, e umide, ha contribuito ad enfatizzare le precipitazioni sull’Europa centrale, rendendole più intense, estese e persistenti. Questo perché una massa d’aria più calda può contenere il 7% in più di vapore acqueo per ogni grado in più di temperatura.

Quell’anomalia positiva di temperature più alte della norma ha inciso, e non poco, a estremizzare la portate delle precipitazioni, su un’area geografica piuttosto vasta. In questo caso riusciamo a trovare una correlazione fra il cambiamento climatico e le precipitazioni eccezionali che hanno interessato quell’area del vecchio continente, causando il disastro riportato dalle cronache mondiali. L’onda di calore funziona come se fosse un gran accumulatore di energia e vapore acqueo. Una volta che è finita la fase accumulo l’energia potenziale viene restituita, sotto forma di energia cinetica, attraverso intensi fenomeni temporaleschi, anche estremi, forti piogge e forti raffiche di vento.