5.800 euro mensili: la spending review ai tempi della fame in Sicilia

Prende 5.800 euro netti al mese, eppure si sente discriminata, perché prende meno del suo Capo di Gabinetto o di un Commesso dell’Ars.

La spending review ai tempi della fame siciliana è questa. Le dichiarazioni dell’assessore regionale al lavoro Ester Bonafede fanno paura perché palesano la distanza siderale tra la politica e le persone normali. E le giustificazioni successive alla gaffe dell’esponente della giunta Crocetta peggiorano la situazione.

Nei giorni scorsi l’assessore Ester Bonafede, tecnico in quota Udc, si è lamentata perché il decreto Monti che ha tagliato i costi della politica, applicato da gennaio in Sicilia, ha decurtato anche il suo stipendio, che adesso è di appena 5.800 euro netti al mese. Briciole insomma, non ci arrivi neanche alla seconda settimana del mese.

"Lavoro 12 ore al giorno, giro tutta la Sicilia, ma prendo meno di un deputato regionale, meno di un commesso all’Ars- ha detto la Bonafede- Noi assessori tecnici ci sentiamo discriminati dall’entrata in vigore della spending review , perché non ci viene riconosciuto nemmeno lo stesso trattamento dei deputati".

La “tragedia” in realtà è scoppiata appena un mese fa, perché fino a dicembre i poveri assessori tecnici della giunta Crocetta incassavano mensilmente 9.800 euro netti , quanto un ministro. Da gennaio l’applicazione della spending review ha inciso più sullo stipendio degli assessori perché viene tassato integralmente, mentre i deputati si sono visti tassare solo la metà della cifra ed infatti guadagnano 8.600 euro. Anche gli alti burocrati non scherzano, ma queste sono le conseguenze di una gestione dell’isola che la Corte dei Conti ha definito scandalosa.

Le parole della Bonafede hanno causato una valanga di proteste e le sue giustificazioni non hanno migliorato le cose: “Non mi sono lamentata, ho fatto una considerazione: noi assessori lavoriamo tutto il giorno, lo facciamo con sacrificio e questo va riconosciuto. Invece sembra sacrilego dire che ad un lavoro va corrisposta una giusta retribuzione: non c'è un bel clima. Non è attraverso il ricorso alla dissoluzione del ruolo ontologico della politica che si riafferma il legame tra questa e il cittadino. Io ho riavviato le politiche sociali, salvato i fondi Ue, organizzato stage per i giovani disoccupati in azienda”.

A prescindere da cosa volesse intendere l’assessore Bonafede con la frase “dissoluzione del ruolo ontologico della politica” e del nesso che c’è tra il “mistico ruolo” e il suo stipendio da 5.800 euro netti, concordiamo con lei quando dice che al lavoro va corrisposta la giusta retribuzione ma questo deve valere per tutti e non solo per un assessore che è convinta di far parte della giunta del pianeta Marte. Peraltro, il caso vuole che sia proprio lei l’assessore al lavoro di una Regione dove il lavoro non c’è e non ci sarà per i prossimi dieci anni. E mentre lei si lamenta “non sono io che prendo poco sono loro che prendono di più” i precari e i dipendenti delle partecipate, con lo stop alla Finanziaria non prendono neanche gli 800 euro al mese che permettono di tirare a campare. Se vuole davvero essere pagata per il suo lavoro, ci permettiamo di obiettare che è davvero poca cosa lo stage per i disoccupati vista la drammaticità della situazione occupazionale in Sicilia e non ci sembra che le sue 12 ore al giorno abbiano portato frutti miracolosi. Personalmente sono contraria agli assessori tecnici, per il semplice fatto che non sono tecnici nel senso di “neutrali”, rispondono sempre a un partito, ed è un trucco per prendere in giro i cittadini “non sono politici quindi non potete contestarli”. Non solo la Bonafede è targata Udc, ma suo marito, Carmelo Carrara, ex magistrato e deputato, è tra i papabili per le Europee. Quindi qualcuno spieghi perché si ostinano con la balla degli assessori tecnici quasi fossero asettici. Un tecnico sa benissimo che deve la sua poltrona al politico che l’ha messo lì e sarà di gran lunga più grato di un “politico puro” che potrebbe decidere di smarcarsi dal leader. Io diffido dei tecnici. Voglio buoni politici, è per questo che vado a votare e nelle liste ci sono i politici mica i tecnici. Io voglio essere amministrata da chi ho votato. Altrimenti che senso hanno le elezioni?

Quanto poi agli stipendi degli onorevoli e dei burocrati ha ragione la Bonafede.

All’ Esa, (Ente sviluppo agricolo) tanto per fare un esempio, il direttore generale Maurizio Cimino (parente dell’ex deputato Michele, un passato da berlusconiano un presente da crocettiano) prende quasi 170 mila euro l’anno. Se i campi siciliani sono meglio dei Giardini di Babilonia lo dobbiamo all’Esa, e lo sa bene il governo che sta pensando di potenziare l’ente con cinque strutture interne da affidare ad altrettanti dirigenti da quasi 80 mila euro l’anno.

Se certe dichiarazioni ci offendono e ci indignano non è per la “dissoluzione del ruolo ontologico della politica” come pensa la Bonafede ma perché la malapolitica ha desertificato la Sicilia.

Basti pensare alla relazione della presidente della Corte dei Conti della sezione siciliana Luciana Savagnone: “davanti alle condizioni di povertà delle famiglie siciliane la politica non riesce a dare risposte concrete, occupandosi prevalentemente di se stessa, sottraendo ricchezza al Paese, depredando nei più diversi modi, ed in questo la realtà supera spesso la fantasia. Se i cittadini più sfortunati e più poveri spesso delinquono perché mossi dal bisogno, nessuna giustificazione può addurre colui che, essendo un rappresentante politico, è un privilegiato. La corruzione della classe politica è dettata soltanto da una incontrollata smania di ricchezza e di potere. Essa non solo rappresenta un fenomeno detestabile e biasimevole dal punto di vista morale, ma costituisce una concausa determinante dell'impoverimento. In Sicilia, peraltro, il fenomeno corruttivo spesso lambisce e si intreccia con gli interessi dell'universo mafioso. I reati di corruzione rendono più fertile il terreno su cui cresce e si sviluppa la delinquenza mafiosa, attraverso il perseguimento di interessi economici comuni, connivenze, reciproche protezioni".

Questo scherzetto ci costa 50 milioni di euro che finiscono nei rivoli di quella mala politica che, mentre riduce i siciliani sul lastrico e la Sicilia un deserto incapace di produrre, dall’altro si guarda bene dal ridursi gli sprechi.

Non penso affatto che gli assessori tecnici siciliani siano discriminati. Siamo noi siciliani che siamo discriminati rispetto agli elettori di altre realtà, perché, a differenza di altri siamo costretti ad ascoltare dichiarazioni come quelle della Bonafede.

Con 5.800 euro al mese in Sicilia campano tre famiglie. E lavorano tutti 12 ore al giorno, ma senza segretarie, capi di gabinetto, impiegati, auto blu, autisti, rimborsi spese, privilegi.

Per cortesia, almeno il silenzio, ce lo dovete. E’ la minima forma di rispetto che vi chiediamo. Tacete.

Rosaria Brancato