Tre lavoratori di Casa Serena attaccano il sistema delle cooperative e dicono basta

Mentre a Palazzo Zanca si è scelta della strada delle proroghe fino a dicembre per garantire continuità ai servizi sociali e allo stesso tempo i sindacati si sono spaccati su alcune posizioni non condivise da tutte le parti, un messaggio chiaro e durissimo arriva da tre lavoratori che operano nel settore. Pippo Stella, Giovanni Andronaco e Tommasso Giannetto, rappresentanti sindacali interni a Casa Serena rispettivamente di Uil, Cgil e Orsa, affidano ad una lettera una serie di considerazioni sulla gestione decennale dei servizi sociali messinesi e sulla condizione in cui, dopo anni di lavoro, si trova a vivere la maggior parte degli operatori.

Partono proprio da Casa Serena, la casa di riposo per anziani di Montepiselli negli ultimi mesi al centro di un vero e proprio ciclone. “Chi ha trascinato questo carrozzone che faceva acqua da tutte le parti, nonostante sapesse che la struttura non era a norma e quindi non aveva i requisiti per la sicurezza e per l’iscrizione all'albo regionale, come ha potuto permettere di far bandire una gara d'appalto pubblica per la gestione di una casa di riposo comunale fuorilegge, invece di provvedere al suo adeguamento per così metterla in sicurezza?” si chiedono i tre lavoratori.

Considerazione che li spinge ad andare indietro nel tempo di oltre vent’anni, quando il Comune decise di affidare alle cooperative la gestione dei servizi sociali. “Troppi soldi gestiti in modo non oculato e causalmente non sufficienti per le retribuzioni ai lavoratori, clientelismo. La sintesi è: lavoratori sempre più poveri e presidenti delle cooperative sempre più ricchi”.

I toni si fanno sempre più forti man mano che l’analisi va avanti. “Ci siamo mai domandati perché il Dipartimento dei Servizi Sociali non ha mai chiesto alle cooperative di rispettare il contratto d’appalto, sia per la gestione sulla qualità, sia per i pagamenti delle spettanze al personale, ed anche per i lavori di ordinaria amministrazione sulla struttura e sulla sicurezza degli ambienti di lavoro? Il dipartimento, che rappresenta l’organo di super visore dei servizi dati in gestione, doveva pretendere il rispetto del contratto, dato che il denaro che gli metteva in tasca ai Presidenti delle cooperative è dei contribuenti, denaro pubblico per scopi sociali. La cooperativa, da canto suo, che nasceva come pioniera, con la sua connotazione di “senza scopo di lucro” per questi servizi, adesso diventa azienda, raggiungendo un giro di affari considerevole con progetti di guadagno altrettanto considerevole.

Nel frattempo i lavoratori sono rimasti fermi senza nessuna speranza di miglioramento o di carriera, sempre più poveri perché legati ad un contratto non certo vantaggioso, nonostante 25 anni di anzianità di servizio nel settore, sottomessi ad un sistema economico che li costringe, quando per mesi non si riceve il compenso maturato, a fare i conti con le banche e strozzini. Ma le responsabilità di tutto questo, certamente, non si possono attribuire ai lavoratori che nel bene e nel male hanno sempre portato sulle proprie spalle questo “maledetto” carrozzone dei Servizi Sociali e allora la responsabilità di chi è? Chi ha fatto in modo di farci applicare un contratto non vantaggioso? Chi non ha controllato quando la cooperativa non ci dava quello che ci spettava? Chi ha lasciato che noi lavoratori restassimo fermi al punto di partenza?”.

Nonostante i tanti interrogativi non vogliono però rinunciare alla speranza di un futuro migliore, difenderanno non solo il loro lavoro ma soprattutto quella dignità che si sono visti calpestare. Secondo loro c’è però solo una strada per cambiare rotta: chiudere con il sistema delle cooperative sociali. “Fino ad oggi sono state sempre e comunque inadempienti, sui lavoratori ed anche sulla qualità dei servizi, e chiediamo al dipartimento di competenza di mettere fine a questa macelleria sociale. I tagli vanno fatti non sulla pelle dei lavoratori e dell’utenza ma nelle casse delle cooperative, obbligandole innanzitutto al pagamento degli stipendi fino ad oggi maturati”.