Urne chiuse: chi ha vinto, chi ha perso. L’anomalia di Messina caso da manuale

Le urne disegnano una Messina con molti sconfitti e pochi vincitori. Dopo 24 ore di spoglio ci sono 3 certezze: le leggi elettorali fatte su misura si rivelano boomerang, i risultati del primo turno fanno di Messina un “caso” unico in Italia, e infine anche questa volta, come negli ultimi 30 anni, la macchina organizzativa-elettorale messinese è stata una vergogna.

CHI HA VINTO

Cateno De Luca– le urne del 10 giugno consegnano un unico vincitore sul piano dei numeri e della strategia: il candidato sindaco Cateno De Luca, che si è presentato da solo e da solo è arrivato al ballottaggio. Poteva contare su 6 liste evanescenti (ed infatti neanche una è arrivata al 5%) e fronteggiava le corazzate di un centro sinistra con 6 liste forti, un M5S con il governo dalla parte del candidato sindaco (parole del vice premier Di Maio a piazza Cairoli), un’amministrazione uscente con 3 liste ed una raffica di conferenze stampe e inaugurazioni negli ultimi due mesi. Ha iniziato la campagna elettorale un anno fa, bruciando tutti gli avversari sul piano del tempo, alcuni avversari sul piano dell’anticasta ed infine ha lasciato senza “carte” chi voleva puntare sul populismo perché su questo non ha rivali. Approda al ballottaggio con il 19,84% (e 23.636 voti), 7 punti di percentuale in più rispetto alle sue liste e senza un solo consigliere comunale dalla sua perché nessuna ha raggiunto la soglia. Un’anomalia che finirà nei manuali elettorali.

CHI HA VINTO, MA…..

Dino Bramanti- primo al traguardo con il 28,22% (pari a 33.629 voti), lascia indietro De Luca di 10 mila voti e quasi 10 punti di percentuale. Per un non politico che scende in campo per la prima volta, lasciando alle spalle una carriera di risultati d’eccellenza è una vittoria e lo è ancora di più se alla fine è stato lasciato solo dai compagni di viaggio. Così come accaduto con Felice Calabrò nel 2013 infatti le liste della coalizione non hanno tenuto, nonostante l’effetto trascinamento. La lista Bramanti sindaco, in barba ai sondaggi raggiunge il 5,74% e supera quelle dei partiti. Le liste sono al 38,42%, ben 10 punti di voto disgiunto che sicuramente incrinerà i rapporti e lascia adito a doverose analisi. Lui dichiara: " è colpa mia, non sono riuscito a comunicare bene". E’ chiaro che gli elettori votano come vogliono e per esprime un voto disgiunto non serve la laurea in ingegneria astrofisica ma i tradimenti ci sono stati. Se un marito torna a casa e trova l’idraulico nell’armadio, dove notoriamente non ci sono tubi da aggiustare, i dubbi sono legittimi e le mogli fedifraghe a loro insaputa non esistono.

Genovese- Della corazzata del centro destra sopravvivono solo tre liste e due di queste sono dell’area Genovese. La prima lista, con il 6,59%, Ora Messina, è stata fatta da Luigi Genovese (che sta iniziando a camminare da solo), la seconda di area è Forza Italia, con il 5.13 ed i candidati eletti, come da copione sono genovesiani di ferro. Il M5S sostiene di essere il primo partito in Consiglio comunale, ma se si sommano le percentuali delle due liste di area genovese, il totale fa 12, 12%. E’ vero che ci sono due liste, Insieme X Messina che fa riferimento a Nino Germanà e Diventerà Bellissima, il movimento che fa capo al governatore Musumeci, che non hanno raggiunto il quorum per uno zero virgola e chiederanno verifiche e riconteggi, ma i numeri ufficiali, al momento, sono dalla parte di Genovese e di Forza Italia.

CHI HA PERSO

Accorinti– L’amministrazione uscente ha perso e non soltanto perché il sindaco Accorinti si attesta al 14,22% e resta fuori dal ballottaggio (migliorando comunque la percentuale che gli davano i sondaggi) ma perché nessuna delle 3 liste a sostegno raggiunge il 5% e non ci sarà nessun consigliere comunale che farà riferimento a quest’area. Il movimento continuerà ma è chiaro che si chiude un’esperienza politico-amministrativa. Un errore correre divisi in 3 liste, depotenziando la portata elettorale e ancor di più un errore le dichiarazioni del quasi ex sindaco. Ancora una volta nessuna autocritica da parte di Accorinti che in sintesi ha detto all’Italia: “ho perso perché a Messina sono tutti poveri culturalmente e praticano il voto di scambio senza vergogna”. La tesi di Accorinti è: se vinco io siete intelligenti, se votate gli altri fate siete corrotti. Tesi in piena continuità con le sue dichiarazioni ed il clima divisivo di questi 5 anni. Ma l’arroganza e la superbia non pagano mai, così come la non capacità di amministrare. Neanche se sei onesto e perbene.

Il M5S-Il candidato del M5S Gaetano Sciacca è quarto, e con il 13,56% risulta dopo Accorinti, e la lista al 10,05% a dimostrazione di una serie di errori. Le amministrative del 10 giugno hanno visto arretrare il movimento in tutta Italia ed i dati siciliani non sono da meno. La regola dell’unica lista a 5Stelle, regola d’oro per le Regionali e per le Politiche potrebbe aver penalizzato il candidato sindaco, ma non è detto che con più liste si sarebbe migliorato il risultato, alla luce della fine che hanno fatto le corazzate di destra e di sinistra. IL dato positivo è che approdano per la prima volta in consiglio comunale eletti pentastellati. Se lo slogan di Cateno De Luca è “il sindaco lo sa fare” è pur certo che “il grillino lo sa fare” e che tra facebook e comizi casa per casa ha fregato i 5stelle sul loro terreno.

La corazzata del centro-destra: la strategia delle 10 liste pensate su misura per l’effetto trascinamento è fallita clamorosamente. Se alcune liste avessero unito le forze, come per le Regionali, il risultato sarebbe stato diverso. Genovese perde una delle sue 3 liste, la Peloro 2023 (che si ferma al 2018, nastro di partenza), Fratelli d’Italia al 3.11, Noi con Salvini al 2.53. Come detto le due liste Insieme X Messina e Diventerà Bellissima si fermano a pochi voti dalla soglia del 5%. Di 10 liste ne sopravvivono al momento 3, a dimostrazione che la strategia della proliferazione di liste e candidati è stata sbagliata.

Antonio Saitta– vittima del voto disgiunto come Bramanti, con 6 punti di differenza rispetto alla coalizione (Saitta al 18,27% le liste al 23, 79%) è stato in corsa per il ballottaggio ma si è fermato dopo De Luca per mille voti di differenza. Anche in questo caso la strategia delle tante liste non ha funzionato e delle 6 schierate ne sopravvivono la metà: il Pd, Sicilia Futura e LiberaMe. Anche la lista del sindaco non ce la fa e si ferma al 4.14. Male è andata per MDP-Art.1 fermi al palo dell’1,56%

Emilia Barrile e Pippo Trischitta: i due candidati sindaco non raggiungono la soglia del 5% e sono fuori anche dal Consiglio comunale. La Barrile si ferma al 4,25% e Trischitta all’1,64%. Bramanti ha commentato: “si sono candidati per farci arrivare al ballottaggio ma visti i numeri, neanche se fossero rimasti nel centro destra sarebbero stati determinanti”. Difficile che nei prossimi 15 giorni si ricompongano le fratture anche alla luce di toni e dichiarazioni della campagna elettorale.

CHI PERDE ANCHE LA FACCIA: LA MACCHINA ORGANIZZATIVA. In tutta Italia i dati sono affluiti più velocemente che al Sud, eppure, se restiamo in Sicilia, la vicina Catania (che ha di gran lunga più elettori di noi) è stata più efficiente. Invece Messina, 30 ore dopo la chiusura delle urne è ancora in alto mare e con una raffica di ricorsi in arrivo.

Delle due l’una: o da 30 anni siamo sfortunati o siamo incapaci.

Rosaria Brancato