SEL lancia una proposta di legge per ottenere il reddito minimo garantito

Contro il ricatto del precariato. Per non svendersi sul mercato del lavoro alle condizioni peggiori. Per non vivere nell’angoscia della mancanza di risorse. Per tutto questo, Sinistra Ecologia e Libertà, insieme a Rifondazione, ai ragazzi di Tilt, a diversi Centri Sociali del Lazio e molte altre associazioni, lancia la campagna per il reddito minimo garantito. L’intento è di portare in parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, tramite una raccolta firme, affinché anche nel nostro paese venga riconosciuto il diritto al reddito. Un nuovo welfare, dunque, che sostituirebbe quello vecchio, fatto di tante norme ed accorgimenti in teoria, ma che nella pratica fa acqua da tutte le parti. Soprattutto in un periodo in cui sono riservati sempre meno fondi alla spesa sociale. Come spiega Tonino Cafeo, per conto di SEL, “in Italia gli ammortizzatori sociali esistono, ma non riguardano gli inoccupati e i disoccupati da lungo tempo”. Queste categorie, che rappresentano una larga fascia della società, non sono minimamente considerate, quindi tutelate. Ad ignorarle come facciamo noi, in Europa, sono solo il Portogallo e la Grecia. Gli altri paesi Europei -forti di uno stato sociale di lunga tradizione che la crisi economica non ha scalfito – riconoscono da tempo il reddito minimo. Per questo, quella portata avanti anche da SEL è una proposta che servirebbe anche a portare l’Italia al livello degli altri paesi comunitari. Gli stati presi a modello sono la Svezia e la Germania. Ovviamente il nostro paese ha una situazione molto diversa rispetto alle due nazioni settentrionali, ma da qualche parte bisogna cominciare. Chi comincia, si sa, è già a metà dell’opera, e il circolo cittadino di SEL – che ha presentato oggi la proposta a Palazzo dei Leoni – è sicurissimo dei vantaggi di una simile iniziativa e delle modalità per attuarla. “Vent’anni di neoliberalismo hanno portato a creare una platea di lavoratori poveri. Vogliamo salvare un intera generazione dal ricatto del precariato”, spiega Tonino Cafeo, che pensa anche al mercato interno. Afferma, infatti: “in questo crollo generale dei consumi, garantire un reddito ai cittadini favorirebbe la circolazione del denaro”. Nella proposta si ipotizza un reddito minimo di 600 euro per inoccupati e disoccupati. Per i disoccupati sarebbe riservato solo a chi come ultimo reddito percepiva una cifra non superiore agli 8.000 euro. I soldi necessari ad una simile manovra è più semplice trovarli di quanto a prima vista può sembrare. Come sottolinea Cafeo, se ne otterrebbero a sufficienza unificando gli ammortizzatori sociali, istituendo una patrimoniale sui redditi più alti e, soprattutto, tagliando le spese militari. La raccolta firme partirà a fine mese e andrà avanti fino a dicembre. Previsti a breve dei banchetti itineranti dove i cittadini potranno recarsi a firmare.