Napoli, Reggio, Catania e Messina: piani di riequilibrio a confronto

Napoli, Reggio Calabria, Catania e Messina. Cosa le lega? Le prime tre città hanno avuto i piani di riequilibrio approvati dal Ministero, Messina resta in attesa. A mettere una di fronte all'altra è l'assessore al Bilancio Enzo Cuzzola e lo fa per dimostrare che il piano di Messina è solido e che la condizione finanziaria di Palazzo Zanca è meno grave di quelle delle altre città del sud Italia già in procedura di riequilibrio. «E pensare che c’era chi tifava per il dissesto». Cuzzola chiude così la sua ultima riflessione e analisi sul Piano di riequilibrio del Comune di Messina. Un’espressione usata spesso dall’assessore nelle ultime settimane, in cui bilanci e piano decennale sono prepotentemente tornati sotto i riflettori. Già una decina di giorni fa Cuzzola, insieme al collega Guido Signorino, aveva voluto fare il punto sui conti di Palazzo Zanca, parlando di conti in ordine e di un percorso di risanamento che fa vedere la fine del tunnel. «Sono un’ottimista per natura» aveva dichiarato l’assessore, «ma sono abbastanza presuntuoso da dire che so leggere molto bene i numeri». E così aveva spiegato perché oggi il Piano di riequilibrio non sarebbe neanche più necessario per evitare il dissesto, ma sicuramente utile per rimettere a posto i conti.

In linea con queste analisi, Cuzzola ha voluto approfondire la questione facendo un raffronto con altre città italiane che hanno già ottenuto l’approvazione da parte del Ministero del proprio piano e sono già in procedura di riequilibrio finanziario. Messina, infatti, è ancora in attesa del parere da parte del Ministero e della Corte dei Conti.

L’assessore spiega che i dati da cui emerge un quadro positivo per Messina sono quelli che riguardano la massa passiva dell’ente. «Dopo l’entrata in vigore del bilancio armonizzato, la vera massa passiva, effettiva, per gli enti in procedura di riequilibrio, è rappresentata dalla sommatoria del disavanzo, dei debiti fuori bilancio e delle anticipazioni straordinarie di liquidità, dato che i debiti potenziali e la quota di disavanzo da riaccertamento, sono, ormai, spesati in bilancio da tutti gli enti, anche da quelli finanziariamente “sani”.

Se raffronto quindi i maggiori enti, del nostro meridione, in procedura di riequilibrio, noto che Messina ha il minore, e di tanto, importo di “massa passiva effettiva”. Ora, dato che gli altri tre enti, messi a confronto, hanno avuto approvato il piano di riequilibrio e sono nella fase di gestione dello stesso, mi chiedo perché quello di Messina dovrebbe essere ritenuto non sostenibile e bocciato».

Cuzzola raffronta i numeri dei Comuni di Napoli, Reggio Calabria e Catania con quelli di Messina. Se si parla di disavanzo, Napoli ha 750 milioni, Reggio 110 milioni, Catania 140 milioni, mentre per Messina la cifra apposta dall’assessore è 0. Se invece si guarda ai debiti fuori bilancio, Napoli ha 650 milioni di debiti fuori bilancio, Reggio 27 milioni, Catania 86 milioni e Messina 87 milioni. Anche sulle anticipazioni di liquidità Messina sembra essere in buona salute con i suoi soli 2 milioni di euro, contro i 296 milioni di Napoli, i 187 milioni di Reggio Calabria, i 196 milioni di Catania. E infine, la massa debitoria effettiva, per Messina si ferma sugli 89 milioni mentre a Napoli supera 1, 5 miliardi, a Reggio si attesta sui 324 milioni e a Catania sui 422 milioni.

Per l’assessore Cuzzola questi numeri sono il chiaro segno che il lavoro fatto su bilanci e piano di riequilibrio è positivo e che dovrebbe portare senza problemi ad un parere positivo da parte del Ministero. Intanto però Messina aspetta da quattro anni.

Francesca Stornante