Le elezioni regionali del 2012 tracciano una linea di discontinuità rispetto al passato

Chi sostiene che il voto siciliano costituisca la “continuità” sbaglia, per una serie di motivi. Il Movimento 5 stelle ha il maggior numero di deputati, 15, appena 4 anni fa non ne aveva neanche uno, è il primo partito all’Ars con il 14,89% . Non mi pare proprio una “continuità” con decenni di dominio di centro-destra. Il Pdl è crollato. Nel 2008 aveva registrato il 33,4% dei consensi, portando 34 deputati. Oggi ne ha 12 e ha preso il 12,91% dei voti. E questa non è continuità. Comunque si voglia vedere la figura di Crocetta per la prima volta la Sicilia ha un Presidente della Regione di sinistra eletto direttamente dai siciliani. E’ vero, al voto è andata meno della metà degli elettori, ma gli assenti, si sa, hanno sempre torto.

Quanto al M5S, a Messina, è il secondo partito, dopo il Pd, con il 13,82% (altro che continuità). Anche a Messina il Pdl è crollato, al punto che è stato scalzato da Miccichè, la cui coalizione in riva allo Stretto ha portato 2 deputati (Bernardette Grasso, Grande Sud e Beppe Picciolo, PdS). Sui 4 deputati Pdl eletti all’Ars nel 2008, ne lascia a terra 2. Se poi andiamo a leggere i nomi degli undici eletti a Messina, ci sono Valentina Zafarana, Marcello Greco, Bernardette Grasso, Nino Germanà che sono 4 deputati nuovi e, tutto sommato, per essere una città lentissima al cambiamento, è quanto meno un inizio. Si dirà che Nino Germanà non è una faccia nuova, ed è vero, ma non è un uscente riconfermato. Su 11 uscenti quindi ne sono stati confermati 7 e di questi 7, per Pippo Currenti (lista Musumeci), più che altro è un ritorno. Allora stiamo attenti a parlare di “continuità”, perché qualcosa si sta muovendo anche a Messina.

Anche la strana coppia Genovese-D’Alia, e l’alleanza Pd-Udc, non sono di vecchia data, e il Pdl, dopo un lungo (e felice) matrimonio con i centristi, dovrebbe saperlo bene. Nel 2008 Pdl e Udc erano a braccetto, quindi non si po’, 4 anni dopo, sostenere che l’alleanza vincente Pd-Udc sia una forma di continuità col passato. Non sappiamo quanto e in che modo queste elezioni siciliane serviranno da laboratorio nazionale, certo è che lo “sbarco” dei grillini all’Ars e l’astensionismo alle stelle stanno facendo tremare i partiti tradizionali e le segreterie.

Andiamo ai vincitori. C’è ovviamente, Rosario Crocetta. L’ex sindaco di Gela si è autocandidato per primo, ha vinto la sua rivoluzione, portata avanti anche quando l’alleanza Pd-Udc gli ha portato anche gli strali di Leoluca Orlando e Antonio Di Pietro che lo hanno definito “un Cuffaro senza cannoli”. Il neo Presidente porta all’Ars gli 8 del listino (lui è il nono) e 5 deputati eletti nelle liste provinciali. Ha una maggioranza risicata, è vero, arriva a 39 deputati (5 lista Crocetta, 14 Pd, 11 Udc, 9 listino) e dovrà cercare alleati, ha vinto con una percentuale più bassa di quella che non è bastata 4 anni fa alla Finocchiaro, ma ci proverà comunque a far quadrare i conti. Vincitori, lo abbiamo detto, sono i neo-sposati D’Alia-Genovese che con due macchine da guerra hanno portato Crocetta a vincere le regionali. Il Pd è il primo partito a Messina e rispetto al 2008 ha preso anche 5 mila voti in più. Ha un deputato in meno, ma Picciolo era scattato con i resti. Il Pd ha retto all’onda d’urto dell’astensionismo e del M5S. Vince D’Alia che ha fatto il “primo passo” con Crocetta e adesso si prepara, con un Presidente della Regione targato Pd a reclamare un sindaco Udc. Chi ride sotto i baffi, pur non avendoli, è Miccichè, che si è tolto un macigno dalla scarpa nei confronti degli uomini di Berlusconi che quando il Silvio nazionale indicò lui come candidato del Pdl alzarono le barricate virando su Musumeci. Il papà del 61 a 0 del 2001, si è trasformato nel Grande fratello della sconfitta del Pdl, contribuendo, vuoi con la sua candidatura, vuoi con gli aiutini che i lombardiani han dato a Crocetta, alla sconfitta di Musumeci. Del resto è stato lo stesso Alfano a dichiarare che un centro-destra diviso ha pagato tutte le colpe. Quanto a Messina Miccichè dribbla Musumeci, saltando al secondo posto come candidato alla Presidenza e attestando, se mai ce ne fosse bisogno, che la “diaspora” degli ex Forza Italia iniziata con l’esodo Fli e continuata con D’Alcontres e Beninati, ha lasciato ferite e vuoti difficilmente colmabili. E Miccichè vince due volte, perché adesso Crocetta con qualcuno dovrà dialogare e Miccichè ha 5 deputati e Lombardo 10. La parola d’ordine adesso è “niente inciuci”, ma tra una settimana il termine “inciucio” si trasformerà nella parola “dialogo”. Del Pdl sconfitto abbiamo detto e diremo ancora perché adesso scatta la resa dei conti ed il dibattito interno. Il Pdl passa da 4 a 2 deputati a Messina e Buzzanca non viene riconfermato deputato. Restano fuori dall’Ars, così come nel 2008, i dipietristi. Nessun seggio infatti per Idv e Sel che hanno perso due volte: la prima nell’obiettivo di far perdere Crocetta e l’alleanza con i cuffariani, e la seconda nel conquistare un seggio. Pagano il caso Fava e l’ingresso in corsa di Giovanna Marano. Infine resta fuori anche Fli che pur restando fino all’ultimo fedele a Lombardo non ha raggiunto la soglia necessaria a far scattare un seggio.

Rosaria Brancato