Prime reazioni palermitane all’inchiesta sulla gestione dell’Ancol

Arrivano le prime reazione palermitane all’inchiesta sulla gestione dell’Ancol Sicilia, in cui è indagato per truffa aggravata l’ex commissario regionale Melino Capone. Oggi ha preso la parola il Direttore Generale del dipartimento della formazione professionale della Regione, Ludovico Albert per dire che non ha mai saputo nulla della vicenda che riguarda l’Ancol Sicilia. Albert ha scritto al Procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte al quale ha chiesto di vedere la documentazione per poter avviare un’inchiesta interna alla Regione. Se la magistratura dimostrerà che l’ Ancol non è in possesso dei necessari titoli per accedere ai finanziamenti regionali –ha detto Albert- sarà revocato l’ accreditamento. Tocca ora agli inquirenti, dopo le indagini della Guardia di Finanza, stabilire se i 13 milioni e 600 mila euro finiti nelle casse dell’Ancol dal 2006 al 2011 siano stati percepiti indebitamente consentendo la sopravvivenza dell’ente di cui era Commissario Regionale Capone nel quale lavorano molti suoi parenti oltre a mogli e familiari di deputati, assessori e consiglieri comunali di area centrodestra. Sul caso Ancol Sicilia Albert ha detto che tuttavia i corsi finanziati dalla Regione venivano svolti e mancando la comunicazione del disconoscimento da parte dell’Ancol nazionale, alla Regione non c’era modo di venire a conoscenza che quell’ ente non aveva più i requisiti necessari. L’inchiesta intanto dovrà stabilire dove siano finite le due lettere inviate da Roma alla Regione per informare la chiusura della sede siciliana dell’Ancol. Per questa vicenda sono indagate anche due funzionarie regionali Patrizia Di Marzo, della segreteria dell’ Avvocato generale, e Anna Saffioti, responsabile dell’ area Affari generali, accusate di truffa. Intanto del settore della formazione professionale ha parlato anche il neo governatore Rosario Crocetta che non ha risparmiato forti critiche al Direttore Generale Ludovico Albert e si è scagliato contro il mondo della formazione dove –ha detto- “ci sono mogli e parenti di deputati e dirigenti inutili”. Un feudo, lo ha definito il presidente della Regione, che divide un bottino destinato alle cricche.