“L’antimafia siamo noi”. l’Ass. Universitaria Atreju sensibilizza gli studenti

Paolo Borsellino, eroe dello Stato Italiano, disse "Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene". E' infatti essenziale combattere la criminalità organizzata in ogni ambito ed in ogni occasione in cui la lotta alla mafia è un dovere etico e civile. L'antimafia non è solo un abito galante di cui vantarsi, è un investimento sacro e pericoloso che ha bisogno delle sue argomentazioni e di buone armi, quali soprattutto l'informazione e l'impegno.

Volendo promuovere proprio questo spirito, l'Associazione Universitaria Studentesca "Atreju", nella giornata di ieri e presso l'Aula "Silvestri" del Dipartimento di Giurisprudenza, ha organizzato e coordinato l'incontro intitolato "L’antimafia siamo noi" – "La cultura dell'antimafia, l'antimafia con la cultura"; la conferenza è stata seguita da un folto gruppo di studenti, i quali hanno dimostrato come dell'argomento siano proprio i giovani a volerne parlare.

Ospite d’eccezione della mattinata è stato l'Onorevole Nello Musumeci, Presidente della Commissione Regionale Antimafia presso l’Ars. Tra i relatori presenti la Dottoressa Irene Giaimi, il Dottor Salvatore La Rosa e gli studenti Francesco Torre e Antonino De Domenico, rispettivamente Presidente e Coordinatore dell’associazione Atreju. A fare le veci del Magnifico Rettore, Pietro Navarra, è stata la Professoressa Risicato, la quale ha parlato dell'evoluzione della mafia, non più rurale ed "ignorante" ma sviluppata anche da un punto di vista culturale, fino ad assumere una dimensione internazionale di antistato.

Il Presidente Torre ha ricoperto il ruolo di moderatore dell'incontro, mentre il Coordinatore De Domenico ha parlato soprattutto del ruolo che i ragazzi possono ricoprire nella lotta alla mafia, "Non possiamo esimerci da questa responsabilità, ogni giorno la vita ci pone davanti a delle scelte, e noi dobbiamo decidere di essere anti, rifiutando il compromesso, la raccomandazione, la scorciatoia, per fare in modo che un pericoloso "pensare mafioso" non attecchisca in noi". La Dottoressa Giaimi, Ricercatrice in "Sistema penale e processo", ha poi esposto, dal punto di vista legale, la procedura che interessa le associazioni di stampo mafioso e la necessità di creare un vero e proprio codice normativo inerente alla materia trattata dalla conferenza.

In seguito è intervenuto il Dottor La Rosa spiegando come l'organo mafioso si nutra quasi della paura per alimentare i propri illeciti, "La mafia quando uccide vuol dire che è debole, che è con le spalle al muro. La mafia si muove nel silenzio, si nutre di paura e si inserisce in tutte le relazioni del tessuto economico e sociale". Particolarmente interessante è stato il discorso dell'Onorevole Musumeci, il quale ha parlato delle radici della mafia, affondate addirittura nel brigantaggio, per poi passare al rapporto che intercorre tra criminalità e politica, "La mafia cerca la politica e i rappresentanti istituzionali perché fungano da cerniera per ottenere potere, i governanti devono respingerla, attraverso il lavoro valido e silenzioso di chi ogni giorno persegue la buona politica. Ma questo non è sufficiente ,la mafia si afferma come un contro potere e finchè lo stato continuerà a essere lontano dalle esigenze del cittadino il fenomeno mafioso non potrà che espandersi. Lo Stato può vincere solo nel momento in cui riuscirà a creare intorno a sé consenso sociale". Per concludere la giornata, un acceso e stimolante dibattito ha caratterizzato l'incontro, facendo da perfetto sigillo per una conferenza carica di significato.

Claudio Panebianco