Le storie

Messina. Antonio, la ‘scalata’ da S. Filippo a manager della Pfizer in Belgio

Da 13 anni fuori dalla Sicilia di cui 9 anni a Bruxelles e da quasi 5 al lavoro per la Pfizer, una delle maggiori società farmaceutiche a livello globale. La storia recente di Antonio Bebba, messinese trapiantato in Belgio e ormai da tempo lontano dalla sua terra, si riassume così in cifre, ma non è semplice scandire i passi che lo hanno portato a stabilizzarsi in terra belga, a 2mila e 300 chilometri da Messina. Nato a San Filippo Superiore, Antonio ha fatto della voglia di cambiamento e di scoprire il mondo la sua forza, così da volare via alla scoperta dell’Europa, tra Inghilterra e Polonia, fino ad arrivare a lavorare su temi centrali nella società odierna, come diversità ed inclusione, all’interno di Pfizer.

Antonio, come nasce il tuo percorso lontano da Messina e in giro per l’Europa?

La natura dei miei studi universitari in Studi politici internazionali e la mia passione per le lingue sono stati determinanti nella mia scelta di fare nuove esperienze fuori dall’Italia. Partendo da un villaggio come San Filippo Superiore la curiosità era tanta come la voglia di cambiamento. Il supporto della famiglia è stato determinante in questa scelta perché i mezzi messi a disposizione da istituzioni pubbliche o Università erano limitati e discontinui.

Cosa ti ha spinto a partire?

Alcune esperienze di studio in Inghilterra durante le superiori, un viaggio in Polonia con un mio amico italo-polacco in pullman da Messina a Cracovia (43 ore), il successivo Erasmus in Polonia a Wroclaw al confine con la Germania e dopo qualche anno il tirocinio sempre in Polonia all’ Università di Olsztyn al confine con la Lituania ma soprattutto la curiosità di scoprire ed interagire con culture diverse dalla nostra per lingua e tradizioni ma anche per modo di pensare.

Ora sei stabilmente in Belgio, lavorando per Pfizer. In cosa consiste il tuo lavoro?

Vivo a Bruxelles da circa 9 anni e da 5 lavoro per Pfizer. La mia posizione attuale è focalizzata sul coordinamento operazionale regionale del Consiglio Europeo di Pfizer per la diversità e per l’inclusione e sulla promozione esterna tramite partecipazione come speaker a forum e convegni internazionali. Equity è uno dei valori portanti di Pfizer e in questo ruolo facilito l’esecuzione della strategia globale per i 26 paesi europei, tramite attività di coaching alle leadership nazionali e supporto ai vari gruppi nazionali responsabili di attuare la strategia su base nazionale e locale. La diversità e l’inclusione ad oggi rappresenta uno dei temi centrali nelle agende delle maggiori multinazionali come Amazon, Facebook, Google, Microsoft e tante altre, perché con il tempo si è capita l’importanza di creare un ambiente inclusivo dove ogni persona può svolgere il proprio ruolo al meglio non essendo giudicato o limitato a causa della sua diversità di genere, di orientamento sessuale, di disabilità o background, ma messo nelle giuste condizioni di poter creare innovazione grazie alla propria diversità. La diversità ci rende unici e l’essere inclusivi ci rende più competitivi ed in grado di portare innovazione, essendo capaci di adattarci ad una società che è in continua evoluzione e cambiamento.

C’è qualcosa che ti manca di Messina?

Di Messina mi manca un po’ tutto’, dallo scrusciu du mari, alla famiglia, agli amici, alla familiarità dei visi che incontro per strada ma cerco di tornare spesso e di mantenere attivo quel cordone ombelicale con le mie origini.

Come vedi la città da lontano? Cosa le manca e cos’ha di unico rispetto ai posti in cui sei stato?

Personalmente vedo la città crescere negli ultimi anni, con molti limiti, strutturali e sociali, ma continuo a pensare che possieda un potenziale che non ha nulla da invidiare a nessuna città estera ad oggi conosciuta. Incontro tanti coetanei e colleghi di altre generazioni che hanno deciso di restare a Messina e che con molti sacrifici cercano di dare valore a Messina ma che purtroppo continuano per molti versi ad essere ostacolati dalla burocrazia e dalla poca flessibilità imprenditoriale che il territorio impone. Ad oggi se dovessi decider di investire in termini finanziari, l’Italia o la Sicilia non rappresenterebbero dei luoghi ideali, non per il potenziale ma per le condizioni fiscali e la burocrazia. Se non si riesce a cambiare questa struttura rigida e complessa non si riuscirà a portare la nostra bellissima città al ruolo che merita. C’è molto focus internazionale sulla Sicilia al momento, lo dimostrano le varie trasmissioni televisive su BBC o CNN, ma anche i tanti articoli, di promozione o di denuncia, sulle varie testate mondiali come il New York Times, The Guardian, El Pais, Le Monde e tanti altri che promuovendo la nostra terra facendo aumentare il flusso di turismo.

Cosa ti senti di dire ai ragazzi della città che cercano di capire cosa fare e quale scelta maturare tra partire e restare?

Dico che le parole d’ordine sono e sempre saranno “dignità” ed “indipendenza”. Dico loro di credere di più in loro stessi e nelle proprie capacità e di non farsi condizionare troppo da agenti esterni. Se si può riuscire a restare nella propria terra in modo dignitoso bene, ma se si incontrano troppi limiti al proprio talento o alle proprie ambizioni, consiglio di raccogliere tutte le energie ed il coraggio, di chiuderle in una valigia e partire per scommettere su se stessi in un luogo dove la meritocrazia ed il talento sono valorizzati e premiati e non visti come una minaccia. Non sarà facile sicuramente, anzi, ma dietro grandi sacrifici ci saranno sempre grandi vittorie.