Città Metropolitana, il ministro D’Alia: “Non perdiamo anche questo appuntamento”

Il dibattito è iniziato parlando della grande sfida della Città Metropolitana e strada facendo, con i vari interventi, si è arricchito di una scommessa ancora più grande e interessante, l’Area integrata dello Stretto.

Ancora una volta il rischio che corriamo a Messina, è che le decisioni vengano prese sulla nostra testa, “a nostra insaputa” e ci faremo trovare impreparati.

E’ con questo spirito che il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha voluto l’incontro di questa mattina al Visconti, perché Messina sarà città metropolitana in tempi più brevi di quanto possiamo immaginare, eppure, al di là delle generiche proteste, nessuno in questo momento ha idea di cosa preveda in concreto il disegno di legge predisposto dall’assessore regionale Patrizia Valenti, oggi presente proprio per spiegare che il ddl è un treno e come tutti i treni va in avanti e non indietro.

Il dibattito di questa mattina si è arricchito degli interventi di ingegneri, sindacati, imprenditori, che hanno invitato a guardare la Città metropolitana di Messina come l’occasione unica per realizzare l’Area dello Stretto.

“La Città metropolitana è una grande opportunità per Messina- ha dichiarato il presidente dell’Ars Ardizzone- Siamo in una fase di riordino complessivo del sistema amministrativo con l'abolizione delle Province e la riconsiderazione delle città metropolitane. Ne sono state istituite 10 in Italia e tra queste la nostra dirimpettaia Reggio Calabria. Sfruttiamo questa opportunità, apriamo il dibattito con forze imprenditoriali e sindacali. I comuni limitrofi devono comprendere che non si tratta di un assorbimento all'interno di quello di Messina, ma di un potenziamento grazie a nuove opportunità".

Dopo i saluti del capogruppo Udc al Comune Mario Rizzo sono iniziati gli interventi, di docenti, ingegneri, architetti, sindacalisti, imprenditori, politici: Josè Gambino, Michele Limosani, Falzea, Lillo Oceano, Tonino Genovese, Leonardo Santoro, Francesca Moraci, Luciano Taranto, Fortunato Romano.

“Non lasciamoci sfuggire questa occasione limitandola al solo dibattito locale- ha avvertito Michele Limosani, ordinario di politica economicaI catanesi pensano già a integrare il sistema aeroportuale con Reggio Calabria, guardando ai collegamenti con l’Est Europa e noi ancora parliamo dell’aeroporto del Mela. La Città metropolitana di Messina non può essere limitata ad 11 comuni, ma almeno a 51, per non perdere questa sfida. L’area integrata dello Stretto è un’opportunità sotto il profilo della mobilità, dei trasporti, del turismo, persino per la ricerca e l’Università. Che fine ha fatto la Metropolitana del mare? Un sistema integrato di trasporti pubblici serio ed efficace?”

Dai flussi di collegamento tra le due sponde, tenuto conto che Reggio Calabria è già Città metropolitana, fino alle Rassegne teatrali ed agli eventi “integrati” secondo Limosani le due Città Metropolitane finirebbero con il diventare l’unica porta del Mediterraneo: “In California c’è una sola università divisa in 10 sedi- spiega ancora- potremmo fare qualcosa di analogo anche noi, con un flusso di 40 mila studenti tra Messina e Reggio, rendendo l’offerta formativa competitiva e senza più vedere scappare i nostri giovani, anzi diventando polo per l’intero Mediterraneo. Perché non farlo noi il Politecnico dello Stretto?”

L’ostacolo alla Città metropolitana siamo noi che “pensiamo in piccolo”, perché, come chiarito dall’assessore Valenti “i Comuni della Città non saranno cancellati ma valorizzati. La riforma nasce dalla necessità di cambiare modello. Per 20 anni abbiamo assistito ad un processo di riduzione della spesa pubblica e nel contempo alla proliferazione di Enti, con Cda e costi. L’obiettivo è dare servizi migliori a tutti i cittadini. Da gennaio saranno disponibili finanziamenti europei per le Città metropolitane ed è una sfida che si può decidere di vincere o di non giocare”.

Le identità singole non verranno cancellate, è sul piano delle funzioni, quelle in parte attribuite alle vecchie province e quelle ancora in mano alla Regione, che si può cambiare il sistema, sganciandolo dai campanilismi.

“Fatelo, sono da anni che noi addetti al settore forniamo ricerche e progetti” ha tuonato l’architetto Moraci, “Noi ci siamo, siete voi politici che non fate mai quello che avete detto il giorno prima- ha rincarato l’ingegnere Schipani di Confindustria- La politica è troppo lenta, rischiamo di morire. Finitela di creare stipendifici e siate coerenti con quanto dite”.

Il ddl Valenti sarà visionabile sul sito della Regione, in modo che chiunque, dall’amministratore al cittadino, possa dire la sua o proporre suggerimenti.

“La Città metropolitana si fonda su un PATTO tra comuni che vogliono crescere insieme- ha concluso il ministro D’Alia- Non cancelliamo le identità, le valorizziamo. Il disegno di legge prevede sinergie per i servizi e soprattutto indica un percorso certo per arrivare finalmente all’Area dello Stretto. Mettiamo insieme il meglio che abbiamo tra le due sponde”. Il ministro ha sollecitato il presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, presente in sala, a convocare tra dieci giorni una seduta aperta alla deputazione ed alle categorie in modo che emerga una proposta chiara da portare all’Ars in merito alla Città Metropolitana.

“E’ finito il tempo delle chiacchiere. Noi siamo sempre in ritardo- ha continuato D’Alia- abbiamo perso diversi appuntamenti. Ha ragione l’architetto Moraci, 10 anni ci davano i progetti per l’Area dello stretto e noi neanche li guardavamo perché impegnati con il Prg di altri 20 anni prima. Non possiamo essere in ritardo anche stavolta. E mi rivolgo all’amministrazione Accorinti: il governo ha fatto la sua parte, sia sul fronte dissesto che per i precari, per la caserma dei vigili del fuoco. Ora basta, la giunta Accorinti deve mettersi a lavorare e fare la sua parte”.

Messina diventerà Città Metropolitana e questo avverrà indipendentemente dal fatto che ci sia o meno il dibattito. I Comuni potranno decidere se aderire o meno e il dibattito serve a capire se immaginare una Città a 11 o a 51 Comuni. Questa è l’unica occasione per diventare protagonisti del percorso di cambiamento piuttosto che subirlo oppure svegliarci una mattina a cose fatte e magari lamentarci.

Come ha commentato un presente in sala: dobbiamo sbuddacizzarci.

Rosaria Brancato