Province: la riforma della rivoluzione si trasforma nella Waterloo del governo Crocetta

Caporetto doveva essere, come abbiamo titolato ieri, e Caporetto è stata.

La riforma delle Province più annunciata della storia è stata colpita e affondata in pochissimi minuti, tanti sono bastati all’Ars per bocciare il primo articolo del ddl approdato in Assemblea ben due anni dopo l’abolizione della democrazia partecipata. Era il marzo 2013 quando Crocetta in diretta Rai annunciava la riforma epocale, la prima in Italia, che avrebbe portato all’abolizione degli sprechi. Nel frattempo la prima cosa (e l’unica) che abolì furono le elezioni amministrative, mettendo sulle poltrone degli Enti intermedi commissari straordinari scelti di concerto con gli alleati. Molti di quei commissari si apprestano a spegnere le due candeline di gestione avvenuta senza un briciolo di opposizione.

Già martedì era apparso chiaro che il testo approdato in Aula, comprensivo anche delle indennità per le giunte dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane,avrebbe avuto vita dura. Anche i 5stelle che nel marzo 2013 avevano salutato con favore l’annuncio si sono visti costretti a votare contro una norma che nulla ha a che vedere con le premesse,e le promesse iniziali.

Il dibattito all’Ars è iniziato nel pomeriggio mentre fuori dal Palazzo si svolgeva il sit in di Cgil, Cisl e Uil ed è durato meno di un’ora,il tempo di affondare la barca della riforma predisposta dalla giunta regionale e trasmessa in Aula dopo l’ok della Commissione. Al testo erano stati presentati mille emendamenti ma è bastato l’esame del primo articolo, ed il voto segreto per far colare a picco la riforma.

Un segnale fortissimo per Crocetta,alla vigilia del voto sulla Finanziaria definitivamente “commissariata” dal governo Renzi. La riforma cade sotto i colpi dei franchi tiratori ma anche di un malcontento diffuso in Assemblea.

L’emendamento soppressivo dell’art. 1 è stato approvato con 36 voti favorevoli e 22 contrari, grazie anche al voto segreto che ha consentito anche ad esponenti dell’ormai traballante maggioranza di Crocetta di sferrare il colpo.

Adesso resta il problema dei commissari-vicere scaduti in giornata e non più prorogabili in base all’ultima guerra che si è consumata a dicembre proprio sull’ennesima proroga. La giunta sta studiando un disegno di legge di poche righe da far votare in Aula subito e che prevede l’ulteriore proroga fino al 30 giugno, quasi mezzo mandato elettorale….anche questo uno dei paradossi del fallimento più evidente e clamoroso di questo governo.

“Quanto è accaduto è allucinante- ha detto Crocetta- il voto di oggi è una scelta di grande irresponsabilità, lascia nel limbo le sorti di enti e incrementa le preoccupazioni dei dipendenti. La Regione non può essere l’ultima trincea della conservazione. Spero che non si voglia attribuire alla giunta responsabilità su questo voto che non ha. Spero che qualche critico prenda atto dello iato che c’è tra le richieste della società e il Parlamento che non vuol cambiare”.

Il governatore dimentica che sono trascorsi ben 2 anni dal suo annuncio e che questi 24 mesi non sono addebitabili all’Ars. Quanto al testo arrivato in Aula tiene conto anche di un’altra serie di preoccupazioni,visto che include anche le indennità all’inizio abolite e mentre contempla tagli al numero di assessori e consiglieri lo stesso governo che dice di voler cambiare alza il tetto agli stipendi dei Cda oltre la soglia dei 50 mila euro annui previsti dalla normativa.

Adesso il segretario regionale del Pd Fausto Raciti ha chiesto un immediato vertice di maggioranza per l’ennesima verifica di un rapporto che è stato tempestoso sin dall’inizio ma che adesso è a brandelli. Anche Crocetta si è detto d’accordo, consapevole che da tempo a Roma i renziani stanno preparando un progetto che va in direzione opposta al suo e che già in autunno potrebbe mettere in discussiione la sua poltrona.

"Il Governo è stato battuto, umiliato e costretto a battere in ritirata- commenta il vice presidente della Commissione bilancio Vinciullo- una disfatta assoluta, una vera e propria Caporetto con la quale viene travolto non solo il presidente Crocetta ma soprattutto la sua inesistente maggioranza, che, ancora una volta, ha dimostrato tracotanza e incapacità al dialogo”.

Duro anche il capogruppo di Forza Italia Falcone “ La maggioranza PD e l’esecutivo, che hanno tentato di fare passare una legge che null’altro è se non il frutto di un pasticcio, nonostante gli inviti dell’opposizione a dare priorità al Bilancio regionale, sono stati puniti” mentre il coordinatore regionale Ncd Giuseppe Castiglione affonda il colpo “la bocciatura dell'articolo 1 mette a nudo la non esistenza di una maggioranza" così come Musumeci "Questa legge non piace nemmeno a chi l'ha presentata. E' una legge impresentabile. In questo parlamento nessuno ha il coraggio di esprimere la propria idea se non col voto segreto".

Sulla bocciatura si registra anche la nota del presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia: "Prendiamo atto del voto all'Ars. E' evidente che esiste un grave problema politico all'interno della maggioranza. Ribadiamo il nostro totale appoggio all'assessore alla Funzione pubblica Ettore Leotta, il quale sta svolgendo un ottimo lavoro". In giornata i centristi affronteranno la vicenda nel corso di un vertice convocato a Palermo.

A intervenire anche l’esponente del Movimento Liberi Insieme Roberto Cerreti: “Tanto rumore per nulla,sarebbe bastato recepire con umiltà la Delrio, invece si è voluto continuare con l’arroganza e con l’innovazione legislativa a fini mediatici. E’ un’ulteriore vergogna che ha come conseguenza quello che dissi a suo tempo e cioè la creazione della supercasta dei commissari delle province con mandato sine die”.

In attesa che sulla Finanziaria prosegua la resa dei conti il problema immediato sarà da risolvere quello dei commissari. Resta da vedere se l’Ars sarà disposta a votare l’ennesima proroga sia pure travestita da leggina.

Rosaria Brancato