Su Miccichè asse Roma-Palermo.Il Pd caduto dalla “naca” si straccia le vesti

L’elezione di Miccichè a presidente dell’Ars apre un nuovo capitolo rispetto a quella che sarà la campagna elettorale per le Politiche del 4 marzo.

Lo si capisce chiaramente dai 2 voti, apertamente dichiarati e motivati, di Sicilia Futura al coordinatore regionale di Forza Italia, risultati determinanti, che dai 4 voti del Pd renziano, non determinanti oggi ma forieri di prossimi sviluppi. In casa Pd “si fa ma non si dice”, ovvero il voto a Miccichè lo si è dato in segreto ma in realtà è un voto in chiave anti 5Stelle e segue una strategia che, sia pure in modo non plateale, unisce Roma e Palermo. Non a caso è stato il ministro Luca Lotti a telefonare al neo presidente dell’Ars Miccichè per congratularsi. Ci sarebbe quindi una “copertura” romana, anzi proprio un’indicazione romana dietro la votazione per Miccichè. Come ha chiarito D’Agostino, di Sicilia Futura: “abbiamo votato Miccichè perchè abbiamo rispetto delle istituzioni e non partecipiamo ai giochi dei singoli deputati che pensano a ruoli personali di leader dell’opposizione”. Tra rafforzare il centro-destra, con il quale, come ha detto più volte Musumeci, è possibile collaborare, ed un M5S che sarà il principale avversario alle Politiche, Sicilia Futura prima e 4 renziani poi hanno optato per la seconda. A marzo, e lo stesso Berlusconi lo ha dichiarato, qualora i numeri non diano la possibilità di un governo e di una maggioranza stabile, l’idea di una sorta di collaborazione allargata può essere molto più di una tentazione. Il centro-destra, stando ai sondaggi, ha superato il 36% ma non basta. D’altra parte il Pd è ai minimi, pur mantenendo una percentuale seconda solo al M5S che si conferma primo partito. Ma alle urne la sinistra andrà divisa, con Liberi e uguali da un lato e il Pd renziano dall’altro.

Leggendo dietro le righe dei comunicati di Sicilia Futura e del Pd renziano s’intravede proprio questo: meglio non dare forza al M5S oggi per non essere del tutto ko a marzo. Meglio tenersi aperta una porta di dialogo e collaborazione oggi che trovarsi del tutto spiazzati a marzo.

In questa direzione è andata Sicilia Futura, che a viso aperto e non nel segreto dell’urna, tra dare al M5S il pallino delle decisioni (avevano indicato Margherita La Rocca Ruvolo, Udc, per la presidenza) o diventare determinanti hanno scelto la seconda via. Nell’opposizione, se Pd-M5S-Fava- Sicilia Futura si fossero uniti, mentre i franchi tiratori a destra provavano a impallinare Miccichè, probabilmente i numeri sarebbero stati diversi e sarebbero riusciti a scrivere un’altra storia. Così non è stato perché il Pd ha preferito litigare e stare sotto coperta lasciando il pallino e la scena al M5S (copione già visto in campagna elettorale e che ha contribuito alla sconfitta dem).

“Ma quale inciucio, ha commentato l’ex deputato regionale Beppe Picciolo, quella di Sicilia Futura è stata strategia guardando alle Politiche ed ai 5 anni di mandato. Non puoi lasciare il pallino in mano ai 5stelle….”

L’aspetto più bizzarro sono le liti nel Pd, quel Pd che ha governato con Lombardo nell’ultimo scorcio di mandato, che governa dal 2013 con Alfano e grazie a Verdini, che ammicca oggi a Berlusconi e che in Sicilia, alle Regionali di novembre ha mandato al massacro il candidato ufficiale Fabrizio Micari, preferendo votare e far votare o Cancelleri o Musumeci.

Risvegliarsi oggi per ricercare una verginità o fare i “caduti dalla naca”, i duri e puri che si strappano le vesti quando la responsabilità del flop alle urne è figlia di questi comportamenti lascia davvero stupiti.

Oggi si vota l’Ufficio di Presidenza e sarà un’altra partita tutta da vedere.

Rosaria Brancato