MESSINA – “Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un’occasione straordinaria per dare una scossa in alcuni strategici per il nostro Paese. In questo senso è un’ottima notizia il provvedimento del Ministero dell’Istruzione che assegna 500 milioni come prima azione per intervenire e ridurre il divario territoriale”, è quanto fanno sapere Maria Flavia Timbro, parlamentare di Leu, e Domenico Siracusano, segretario provinciale di Articolo 1.
“La mole di finanziamenti – proseguono – deve, però, accompagnarsi alla qualità della spesa affinché gli esiti possano essere strutturali. Nello scorrere la graduatoria degli Istituti Secondari, di primo e secondo grado, nella città di Messina, ma anche in provincia, balza subito agli occhi una netta prevalenza delle scuole superiori e la totale assenza di alcuni istituti comprensivi che operano in contesti sociali e ambientali più che complicati”.
“Lungi da noi ingenerare una contrapposizione tra le scuole – spiegano i due rappresentanti politici -, ma ci è giunto il malcontento che, al di là dei titoli dei giornali, sta pervadendo specie chi opera in quartieri difficili, a contatto con una crescente povertà educativa e che prima di essere scuola è presidio democratico e di assistenza socio-culturale. Ci pare inaccettabile che, nel capoluogo, siano escluse, tra le altre, le scuole che operano al Cep, a Santa Lucia Sopra Contesse, a Camaro, a Villa Lina, a Giostra e a Ritiro o nell’estrema periferia a sud e a nord del centro urbano.
Fuori da ogni polemica strumentale, sarà fondamentale capire innanzitutto se queste scuole saranno recuperate su altre linee di finanziamento o se, soprattutto, il Ministero, intenderà costruire i prossimi provvedimenti sulla base dei criteri utilizzati che rischiano di escludere pezzi importanti del sistema scolastico.
Il lavoro dell’Osservatorio sulla Dispersione Scolastica ripreso dal Rapporto Caritas e gli approfondimenti della Commissione Regionale Antimafia hanno certificato i luoghi in cui i divari sono più cospicui e dove è più difficile portare bambine e bambini, ragazze e ragazzi sui banchi di scuola. Un provvedimento che reca nel titolo “lotta alla dispersione scolastica” non può non tenere conto di evidenze che sono sotto gli occhi di tutti e che, anzi, rischia di delegittimare il lavoro di dirigenti scolastici ed insegnati che su quella frontiera svolgono una essenziale funzione di tutela dei diritti costituzionali.