La Consulta: “Incostituzionali i tagli delle Province”. Prime nubi sull’abolizione in Sicilia

La Consulta ha dichiarato l’illegittimità del decreto Salva Italia nella parte che prevede il riordino delle Province e la decisione potrebbe avere effetto anche in Sicilia, dal momento che al Tar di Palermo pende il ricorso presentato dall’Upi.

I tagli che, secondo il decreto dovrebbero cancellare diverse Province d’Italia, sono, secondo la Consulta, illegittimi perché non sono materie da disciplinare con decreto legge ma attraverso una riforma Costituzionale del Titolo V. A ricorrere alla Consulta erano state diverse regioni subito dopo l’emanazione del decreto del governo Monti che prevedeva il riordino degli Enti locali in base ai criteri di popolazione ed estensione territoriale. Nel frattempo, anticipando tutti, la Regione Sicilia ha provveduto nei mesi scorsi all’abolizione delle Province appellandosi all’art. 9 dello Statuto speciale che prevede i Liberi Consorzi.

La sentenza della Consulta, che lascia intatto quanto fissato dall’art.118 della Costituzione apre nuovi scenari, perché la Sicilia, applicando lo Statuto speciale, finirebbe con l’avere un assetto diverso rispetto al resto del Paese. La decisione dei giudici potrebbe comunque avere effetti anche nell’isola dal momento che nei prossimi giorni (il 10 o il 24 luglio) arriverà la sentenza del Tar di Palermo sul ricorso presentato dall’Upi (Unione province) e dall’Urps in merito all’abolizione degli Enti locali decretata dal governo Crocetta.

A presentare ricorso, tra gli altri, è stata la nota costituzionalista dell’ateneo catanese Ida Nicotra, che nelle scorse settimane è stata chiamata a far parte dal Presidente del Consiglio Letta del gruppo di 35 saggi che dovranno occuparsi della riforma della Carta Costituzionale. I ricorsi presentati dall’Upi erano inizialmente due, uno al Tar di Catania ed uno al Tar di Palermo. L’Unione delle Province, in sintesi, contesta l’illegittimità dell’abolizione degli enti in Sicilia in base al fatto che l’applicazione dello Statuto speciale violerebbe quanto previsto dalla Costituzione all’art. 118. In particolare la costituzione dei Liberi Consorzi andrebbe a modificare l’assetto geo-politico individuato su tutto il territorio nazionale attraverso le Province e gli Enti intermedi, mutandone anche i confini territoriali. Il nodo da sciogliere è l’aspetto temporale, dal momento che lo Statuto siciliano è anteriore alla Costituzione. La tesi dei costituzionalisti che hanno inoltrato ricorso al Tar di Palermo potrebbe però essere supportata proprio dalla decisione della Consulta che ha definito incostituzionale la norma di riordino degli enti, ribadendo come non si possa per decreto modificare l’assetto del territorio.

“La sentenza della Consulta- ha dichiarato il presidente dell'Upi Antonio Saitta– ristabilisce il valore della Costituzione: non si fanno le riforme istituzionali per decreto". Insomma, se proprio si vuol intervenire sulla materia lo si deve fare con una riforma costituzionale del Titolo V, che riguarda l'assetto degli enti territoriali. La Consulta ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di una serie di commi dell'art. 23 del decreto Salva Italia 8dicembre 2011) che secondo le Regioni che avevano fatto ricorso avrebbe di fatto 'svuotato' le competenze delle Province, e gli articoli 17 e 18 del decreto legge n. 95 del 2012, sul riordino delle Province ( in base ai criteri dei 350 mila abitanti e dei 2.500 kmi di estensione). Non è attraverso un decreto legge, possibile solo nei casi di necessità ed urgenza, che si può modificare una materia di competenza costituzionale, utilizzando una sorta di “scorciatoia” per tagliare i costi della spesa pubblica. Il riordino delle Province modificherebbe le funzioni amministrative previste dall'articolo 118 della Costituzione e comporterebbe conseguenze rilevanti anche sul piano della “rappresentanza democratica” delle popolazioni dei singoli territori. Proprio questo aspetto è quello, tra l’altro, che in Sicilia è stato maggiormente modificato con la legge, dal momento che si introducono i Liberi Consorzi di Comuni formati da organi non elettivi. Da pochi giorni sono stati nominati i commissari delle Province ed entro dicembre dovrebbe essere varata la riforma per l’istituzione dei Consorzi. La sentenza della Consulta, emessa due giorni fa, e soprattutto l’imminente decisione del Tar di Palermo in merito all’illegittimità costituzionale dell’abolizione delle Province, mette non pochi sassi sul percorso che era stato avviato e non si può dare per scontato che l’applicazione dello Statuto speciale, in questo caso, ponga la Sicilia al di fuori di quanto vale per il resto del Paese.

Rosaria Brancato