Alecci bacchetta le amministrazioni locali: “Dovevano essere qui, la presenza è condivisione”

“Ho chiesto al presidente se i sindaci fossero stati invitati e mi ha risposto di si”. Così il prefetto Francesco Alecci, fa notare quello che nessuno aveva fatto presente e forse, un po’ per abitudine, un po’ per rassegnazione, nemmeno notato. Ovvero che alla Camera di Commercio in occasione dell’assemblea annuale di Confindustria c’erano tutti – rappresentanti delle forze armate, dei sindacati e del mondo delle associazioni – ma mancavano proprio coloro che dovrebbero rappresentare la comunità intera, al di là delle parti: gli amministratori. “La sintesi è l’azione che caratterizza il risultato finale e non la possono fare gli imprenditori o i rappresentanti sindacali, ma gli amministratori. Nella sostanza non c’è altra figura costituzionale che possa affermare il bisogno della comunità”. Accanto al Prefetto, al tavolo dei relatori, il presidente di Confindustria Messina, Ivo Blandina, il neo presidente onorario Giovanni Morgante, il Professore Vermiglio e Gaetano Giunta, presidente della fondazione Horcynus Orca e Segretario generale della Fondazione di Comunità. Ivo Blandina aveva fatto un bilancio dell’anno trascorso, affrescando le iniziative svolte dalla sezione messinese di Confindustria, l’appoggio alle aziende che denunciano il pizzo e l’incremento dei soci. Ed essendo il tema dell’assemblea di quest’anno: “Impresa, responsabilità e coesione”,Giunta e Vermiglio l’hanno trattato entrambi da due punti di vista differenti, più pratico e mirato alle varie attività svolte dalla Fondazione di Comunità il primo, più teorico e improntato a coniugare l’economia con la giustizia sociale il secondo. E proprio all’intervento del professore si rifà Alecci, quando afferma: “Non possiamo continuare ad avere squilibri, l’ostentazione e il lusso sfrenato sono cose che fanno schifo a tutti”.E a Blandina che, ricordando il tavolo tecnico in Prefettura, aveva evocato i contrasti con le associazioni ambientaliste nella Valle del Mela, giudicandoli infondati e dannosi per lo sviluppo dell’intero territorio, il Prefetto fa notare che una comunità mette i bastoni tra le ruote all’impresa solo quando non si sente sufficientemente resa partecipe dei processi produttivi, subendoli come qualcosa di estraneo. Bisogna fare in modo di evitare simili fenomeni di alienazione, dando voce a tutti e ascoltando. Quella del Prefetto è un esortazione al dialogo tra tutte le parti sociali. Ma ancora una volta medium e collante delle varie istanze che animano la società è l’amministratore, che in quanto portavoce dell’intera comunità: “deve avere il coraggio di dire le cose che si vogliono e che non si vogliono. E una volta detto quello che si vuole, pretendere che la struttura comunale lo faccia”. Le politiche da massaie, mirate solo al risparmio del centesimo, non sono accettabili, per il Prefetto, si deve avere il coraggio di porre obiettivi e raggiungerli.
In generale le relazioni dell’assemblea di Confindustria di quest’anno sono stare focalizzate sul problema di uno sviluppo più equo e solidale. Finanza etica ed etica della pubblica amministrazione, dunque, a premiare l’uditorio provato dall’afa.
In conclusione, ormai in coda per uscire, Lillo Oceano, segretario generale della CGIL Messina, dichiarandosi pienamente d’accordo con il discorso del Prefetto lo rivolge direttamente contro Buzzanca e la sua giunta. “Il sindaco potrebbe e dovrebbe rappresentare l’intera comunità, questo non è il caso di Buzzanca. Basti pensare ai risultati ottenuti da altri sindaci, come ad esempio quelli di Torino, Milano e Bari, sulla questione dei treni, o considerare la sorte che è toccata al Vittorio Emanuele rispetto ai teatri di Catania e Palermo. Se Messina paga il prezzo più alto è perché abbiamo l’amministrazione più scadente.”
Eleonora Corace