Precari negli enti locali, ricorso giudiziale per raggiungere l’obiettivo stabilizzazione

La stabilizzazione dei precari negli enti locali passa anche attraverso il ricorso giudiziale. E’ più di un’ipotesi ed è stata vagliata nel corso di un’assemblea comprensoriale. I lavoratori si sono dati appuntamento nell’aula consiliare del Comune di Furci. All’incontro erano presenti il segretario provinciale della Fp Cgil, Francesco Fucile e l’avvocato Antonella Russo. E’ stata una riunione prettamente tecnica, nel corso del quale è stato spiegato che si tratta di un’azione che deve essere portata avanti da ogni singolo precario nei confronti del proprio datore di lavoro (il Comune).

Tra i lavoratori serpeggia malumore e sfiducia. “Siamo stati abbandonati da tutti – è il coro unanime – in primis dai politici che in più occasioni hanno cavalcato il nostro disagio. E poi – hanno ribadito – non siamo stati in grado di far valere la nostra forza considerato che a livello regionale siamo oltre 20mila e che ormai siamo determinanti per portare avanti il lavoro di molti Comuni”. In molti stanno prendendo in considerazione l’ipotesi del ricorso giudiziale, anche se i dubbi non mancano. Temono, ad esempio, che anche se dovessero vincere il ricorso sarebbero costretti a fare i conti con la crisi economica dei Comuni, che a gran voce ribadiscono di non essere più nelle condizioni, senza i trasferimenti della Regione (che eroga la parte più sostanziosa delle loro retribuzioni) di poter prorogare il rapporto di lavoro.

“Non credo che la Regione possa abbandonare i Comuni – sbotta Fucile – anche in caso di costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Ritengo anzi che il ricorso possa aiutare la Regione Sicilia a legiferare per consolidare i fondi da trasferire agli enti locali. Ciò nonostante – prosegue il segretario Fp Cgil – spero sempre che il percorso politico di chiusura di questa vertenza ci possa essere. Ma è chiaro che l’evoluzione giurisprudenziale ci pone nelle condizioni di non poter più rinunciare all’azione giudiziale”. Il sindacalista rimarca che “l’abuso dei contratti a tempo determinato da parte dello Stato ci pone nelle condizioni di non poter più rinunciare a questa azione giudiziale che si basa sulle sentenze della Corte di Giustizia europea prima e del Tribunale di Napoli poi, le quali chiariscono in modo inequivocabile che si è abusato di questi contratti e profilano un percorso di costituzione di rapporto determinato al superamento dei 36 mesi di contratto”.

Carmelo Caspanello