Il governo vuol vendere all’asta le case popolari. Messina si mobilita: no agli “scippi”

Doveva arrivare il Pd al governo per rischiare che le case popolari vadano vendute all’asta lasciando per strada le fasce più deboli. Ma il governo Renzi ci sta abituando a tutto, anche ad un decreto che, in applicazione a quanto previsto dal piano casa varato dal ministro Lupi nel marzo scorso, prevede, se approvato, all’art. 3 la vendita all’asta delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica a prezzi di mercato. Agli attuali occupanti verranno dati solo 45 giorni di tempo per il diritto di prelazione e qualora, come prevedibile, gli assegnatari non riescano a far fronte alla spesa saranno o trasferiti (se in regola con gli affitti) in altri alloggi o si troveranno in mezzo ad una strada. In sintesi, in meno di due mesi, inquilini che da decenni abitano in case popolari rischiano o la “deportazione” in altre case o la strada. Chiaramente in tutta Italia è scoppiata la protesta contro un decreto che pur partendo dal principio che i Comuni non sono in grado di garantire la manutenzione delle case popolari fa in modo evidente gli interessi dei gruppi speculativi e immobiliari. Anche Messina si prepara a scendere in piazza, grazie all’ Asia, associazione inquilini abitanti ed all’Usb, unione sindacale di base, che hanno avviato una petizione e si preparano alla manifestazione di giovedì 19 a Palazzo Zanca. Nel frattempo sono già iniziate le assemblee popolari nelle diverse zone della città. La prima si è tenuta a San Matteo. Messina paga lo scotto di una legge sul risanamento, quella del ’91, che si è trasformata in una colossale presa in giro ed in una macchina burocratica infernale che grazie al carrozzone Iacp è riuscita a far disperdere milioni di euro senza realizzare l’obiettivo. Così dal 2005 il Comune ha “acquisito” un patrimonio di edilizia popolare in condizioni disastrose, che costa alle casse in termini di manutenzione ma non comporta entrate adeguate. Ma a pagare non possono essere i più deboli, gli stessi che in questi anni non hanno visto risposte, ma solo promesse elettorali.

“Vogliono scatenare una guerra tra poveri, abusivi contro occupanti in regola, chi è in graduatoria contro chi non lo è, inquilini contro inquilini- tuona Giulia Zuccotti, Usb e Movimento per la casa- Dobbiamo essere uniti e non cadere nel tranello. In questi anni abbiamo assistito ad una gestione clientelare e adesso vogliono fare pagare a noi le conseguenze, con la scusa della crisi”.

Spetta alle Regioni ed ai Comuni bloccare un decreto che innescherebbe dei meccanismi sociali pericolosi, a maggior ragione in un periodo di crisi nera dalla quale il Paese è ancora lontano dall’uscirne. Paradossalmente è proprio l’art. 5 del decreto Lupi approvato a maggio che pone le premesse per la “deportazione” o la “cacciata” degli inquilini dalle abitazioni.

“Dobbiamo avviare la mobilitazione- spiega Valentina Roberto, Asia- L’art. 5 prevede che chi occupa una casa popolare, anche se lo fa per disperazione e disagio reale, non ha diritto a luce né acqua. Questo comporta che non puoi avere il diritto alla residenza che pure è garantito dalla Costituzione. Se non hai la residenza non puoi iscrivere tuo figlio a scuola, accedere alla sanità. La Regione Sicilia può dire no. Stiamo preparando attraverso i consiglieri comunali un ordine del giorno per bloccare il decreto ma dobbiamo fare in fretta. Giovedì manifesteremo al Comune perché il sindaco non può stare fermo e zitto di fronte a queste cose”.

A Napoli, Roma ed in altre zone si sta registrando una vera e propria sollevazione popolare capitanata dagli stessi amministratori locali che si rendono conto che avviare una vendita all’asta, lasciando margini di 45 giorni agli attuali residenti, equivale ad un regalo a chi poi le comprerà a prezzi stracciati. E’vero, questo tipo di patrimonio è in condizioni disastrose ed è anche vero che la morosità è la regola, ma l’edilizia pubblica è nata per dare un tetto a chi non ha un reddito tale per trovarlo a prezzi di mercato, sottrargli la casa sotto il naso è quasi una forma di scippo.

“Ho amministrato come presidente di quartiere questa zona per alcuni anni e so bene quanti problemi e disagi avete patito- ha dichiarato Alessandro Russo, Pd- Oggi non si può fare cassa sulla pelle della gente più disagiata. Dopo che per anni ed anni ci hanno lasciato in condizioni intollerabili adesso si apprestano a far cassa vendendo le vostre case. Già nel’93 provarono con la legge 560 a proporre agli inquilini di riscattare le abitazioni a costi agevolati. Ebbene solo il 3% ci riuscì. E’ evidente che questa è una manovra inaccettabile, nessuno riuscirà a comprarsi le case a queste condizioni e finiranno in mano ad altri”.

Gli abitanti saranno messi tutti con le spalle al muro ed a Messina, quanti potrebbero pensare di provarci si troverebbero ad affrontare il peso di una morosità pregressa impossibile da sanare in tempi stretti. E’ pronto un ordine del giorno da portare in consiglio comunale firmato da Gino Sturniolo e Nina Lo Presti, mentre nel frattempo il consigliere comunale Daniele Zuccarello predisporrà insieme ad Alessandro Russo un documento da presentare sia al Pd regionale, che è al governo con Crocetta che al Pd nazionale, perché la protesta deve arrivare al cuore del partito, la base deve farsi sentire.

“Ci stanno rubando la casa, che è un diritto costituzionalmente tutelato- ha detto durante l’assemblea Daniele Zuccarello- Questo decreto, che prevede che in 45 giorni dobbiamo trovare i soldi o rischiamo di finire in strada maschera qualcosa di peggio: arriveranno altri a comprare le vostre case e specularci. Io sono un renziano, un esponente del Pd ma in politica di fronte a queste cose non ci sono colori e non posso difendere l’indifendibile. In questo momento il Pd è sotto scacco degli altri partiti, se non riesce a governare da solo allora è meglio tornare al voto piuttosto che vedere queste leggi. Il sindaco Accorinti che in campagna elettorale veniva qui, all’isolato 13 e gira ancora un video su you tube in cui diceva che vi sarebbe stato vicino, mi chiedo, adesso dov’è, dovrebbe essere qui con voi,ma non c’è. Dovrebbe essere qui e poi andare a Palermo, perché la Sicilia ha statuto speciale e può chiedere che questa norma non venga applicata da noi”.

A cercare di gettare acqua sul fuoco è stato l’attuale presidente della circoscrizione Santino Morabito: “So che è un momento difficile, ma l’articolo che prevede la vendita all’asta non è stato ancora convertito in legge, a dimostrazione che a Roma si rendono conto degli effetti devastanti a cascata che potrebbero derivarne. Noi stiamo cercando nel frattempo di trovare soluzioni concordate per sanare con l’amministrazione alcune situazioni di morosità, ma i comuni oggi sono lo specchio delle famiglie e di una società alle prese con una crisi difficilissima”.

La rabbia però cresce di giorno in giorno, così come il timore che alla fine, il Pd-Ncd questa legge che getterà in strada migliaia di famiglie in Italia la farà.

Rosaria Brancato