Caso Genovese, Raciti: “E’ un problema politico”, Crocetta: “Basta Enti di formazione”

Se il giovanissimo neo segretario regionale del Pd Fausto Raciti sul caso Genovese sceglie i toni pacati e da democristiano navigato, parla di “problema politico” e non affonda il colpo, spetta al governatore Crocetta sparare a zero, avvisando i “naviganti”: basta Enti di formazione.

L’Assemblea regionale del Pd oggi a Palermo ha sancito l’ufficializzazione dell’elezione di Raciti alla segreteria regionale, nonché l’elezione del presidente, il sindaco di Agrigento, Zambuto, e degli organismi regionali del partito.

La settimana che si è chiusa lascia alle spalle il caso Messina, che sarà affrontato nei prossimi giorni da Raciti, al quale le diverse anime del Pd cittadino hanno fatto appello per intervenire in modo chiaro e deciso ed evitare le “ambiguità” che finora hanno lasciato il partito in una situazione ingovernabile. Prima che arrivasse la richiesta di autorizzazione a procedere per Genovese l’assemblea provinciale si era data appuntamento al 31 marzo per eleggere il presidente e avviare il dibattito sul regolamento per il congresso cittadino. Dopo il terremoto giudiziario occorre capire in che modo quella tappa sarà rispettata. Mentre si fanno strada ipotesi di commissariamento e sembra che lo stesso segretario provinciale Ridolfo stia pensando alle dimissioni, la prossima settimana dovrebbero arrivare le prime risposte dalla segreteria regionale, quantomeno in merito al percorso da seguire.

Quanto ad oggi è stato il giorno dell’insediamento di Raciti, che si è soffermato sul tema caldissimo del rimpasto, poi ha fatto alcuni cenni sul caso Messina e sulle Europee.

“Il Pd nasce, in Sicilia non come fusione fredda tra partiti, ma tra correnti. Per questo è stato, in questi anni, simile ad una nave in balia del mare- ha detto- A questa nave dobbiamo dare la bussola di un progetto politico e le vele nuove di una struttura organizzativa aperta, democratica, dinamica”. In Sicilia il partito che ha portato per la prima volta un suo esponente alla guida della Regione, Crocetta, non riesce però a governare “è come uno strano animale, con il corpo grande ma le gambe troppo sottili. Ecco, il nostro primo problema è quello di irrobustire le gambe”. Secondo Raciti non basta un “rimpastino”, occorre un governo nuovo, i cui uomini non dovranno essere indicati nelle segreterie particolari dei deputati, ma dagli organismi dirigenti. Quindi il passaggio su Francantonio Genovese, primo segretario regionale del Pd : “Siamo stati, troppo a lungo, un partito bicefalo, con due teste e due culture contrapposte: da un lato la cultura della creazione del consenso personale attraverso un utilizzo distorto della spesa pubblica. Le recenti vicende che hanno colpito alcuni nostri dirigenti, quale che sia l'esito della vicenda giudiziaria in cui auguro loro di dimostrare la propria innocenza, hanno infatti il sapore non di un problema giudiziario ma di un problema politico legato ad un modo di costruzione del consenso clientelare che è fuori dal nostro recinto.
Al capo opposto conviviamo con una cultura che teorizza il rapporto ancillare tra politica e procure, dove la prima accompagna le seconde, uniche detentrici della possibilità di riscatto della nostra terra”.

Un colpo a Genovese ed un colpo a Crocetta quindi, senza nominare né l’uno né l’altro.

A replicare ci ha pensato il governatore che ha usato i consueti toni accesi e non ha risparmiato nessuno. “Il governo nuovo c’è già, l’ho fatto io”. Ai presenti ha ricordato, per l’ennesima volta, che tutti gli assessori che gli erano stati proposti dal Pd in un modo o nell’altro non erano compatibili con la sua idea di giunta: “Prima mi avete proposto tre assessori e poi mi avete chiesto: quanti manager ci sono per noi?”. L’affondo più duro Crocetta l’ha dedicato a Genovese, quello stesso leader del Pd che al governatore ha portato in dote percentuali altissime per arrivare alla Presidenza della Regione: “ L’allarme era nell’aria. Alle amministrative Felice Calabrò ha perso perché considerato da tutti l’uomo di Genovese. Io avevo proposto un’altra soluzione, nessuno mi ha ascoltato e abbiamo perso”, commenta il governatore dimenticando di essere venuto più volte a Messina in campagna elettorale e durante lo spoglio sostenendo entusiasticamente Calabrò.

Ma è sulla formazione professionale che arriva il fendente: “In questo settore i partiti si sono divisi la torta. Vi avviso, è inutile che create nuovi enti di formazione per sostituire quelli che sono stati esclusi. Li cancello. Useremo il metodo dei vaucher formativi”.

Se le vicende messinesi saranno affrontate su altri tavoli e con altri tempi, in Assemblea oggi diversi sono stati gli interventi. Da Teodoro La Monica, area Genovese, è partito un invito all’unità tra le componenti, mentre Lucia Tarro Celi ha ricordato l’origine dell’elezione di Basilio Ridolfo, un’elezione nata da un accordo che è figlio della situazione che adesso è esplosa. Un’intesa, ha ricordato la Celi, che ha visto lo stesso ex segretario regionale Lupo, anche commissario del Pd messinese, insistere sul nome del candidato genovesiano. Dalla Tarro Celi la richiesta a Raciti per un impegno determinato a risolvere i nodi cittadini, come appunto l’intesa di ottobre sulla segreteria. Anche esponenti del partito di altre realtà non hanno lesinato interventi sulla vicenda messinese, come Antonella Monastra e Luca Spataro, ex segretario cittadino di Catania “Quando da Messina c’era chi sollevava il caso- ha detto quest’ultimo- è stato lasciato solo. Il partito ha consentito l’isolamento di quanti cercavano di accendere i riflettori sull’argomento”.

Questi i messinesi eletti nella Direzione Regionale: Sergio Cavallaro, Nicola Barbalace, Filippo Cangemi, Angela Bottari, Antonio Saitta, Giovanni Formica, Paolo Sarvaggi (mozione Raciti), Felice Calabrò, Alba Marino, Teodoro La Monica, Francesco Russo, Giulia Ilacqua ( mozione Lupo), Piero David (mozione Monastra).

Nei prossimi giorni saranno resi noti i componenti dell’Esecutivo Raciti.

Rosaria Brancato