Anna Giordano spara a zero: “A Pace sorgerà una discarica”. Esposto già in Procura

Quella che sorgerà a Pace è una discarica per rifiuti urbani. Una discarica a tutti gli effetti, che avrà la capacità di accogliere una quantità di 280 tonnellate di immondizia al giorno. Nonostante ciò che ha sempre ribadito l’assessore Daniele Ialacqua sulla natura di questa piattaforma integrata che comprende anche il biostabilizzatore, c’è chi l’ambiente lo conosce molto da vicino e non ha intenzione di rimanere in silenzio mentre si decidono le sorti future di un pezzo di Messina. Anna Giordano, la battagliera rappresentate del WWF in città, si è presentata a Palazzo Zanca per spiegare ai consiglieri comunali che cosa accadrà a Pace da qui ai prossimi mesi. Mentre a Palermo va avanti l’apertura delle buste per l’affidamento del progetto di realizzazione dell’impianto, la commissione consiliare Ambiente di Rita La Paglia ha provato a capire cosa c’è davvero in quel progetto e soprattutto che impatto avrà tutto questo sui cittadini e sull’ambiente.

Anna Giordano non ha dubbi: quella che sorgerà a Pace è una discarica. “C’è scritto anche nei progetti e nei documenti” dice l’ambientalista che effettivamente dimostra con carte alla mano che ovunque si parla di discarica per rifiuti urbani non pericolosi. Tante le preoccupazioni espresse in commissione, a cominciare dal fatto che vista la generale situazione delle discariche siciliane in questo modo Messina potrebbe un giorno diventare discarica di emergenza per tutta la Regione. E tutto ciò accadrebbe a Pace, in una zona sotto vincolo Zps, cioè Zona a protezione speciale. Proprio su questo punto salta fuori la prima anomalia denunciata: nel luglio 2012 il Ministero dell’Ambiente approvava il piano regionale dei rifiuti senza mai scrivere nelle oltre 800 pagine che la discarica di Pace ricadeva in zona protetta (e interdetta per legge). Tanto che prescrive di fare solo la procedura VAS e non la Valutazione di Incidenza, invece necessaria in questi casi. L’elenco delle stranezze però è lungo. Il 30 dicembre 2013 arrivano il bando di gara nello stesso giorno anche l’avvio della procedura Vas. Viene finalmente detto che l’impianto di Pace ricade in ZPS e la Regione, nel Rapporto Ambientale, riporta affermazioni contraddittorie sulla Valutazione di Incidenza. A luglio, quando ancora manca la Vas, si insedia la commissione di gara e si inizia il vaglio delle buste, nel frattempo viene arrestato il Rup dei decreti Aia dal 2007 al 2011, finisce la fase di Vas e le associazioni ambientaliste presentano un corposo documento nel quale rilevano numerose insufficienze e contraddizioni. Così si va avanti con riunioni della commissione di gara, il 13 agosto scade il decreto Aia e si giunge ad oggi. “Ad oggi alle contestazioni delle associazioni ambientaliste è pervenuta una sola risposta dalla Regione (5 marzo 2014), non risulta rinnovato il Decreto Aia e non risulta autorizzata “la realizzazione e l’esercizio di un impianto di trasbordo rifiuti non pericolosi… con capacità superiore alle 200 t/giorno” avanzata dal commissario di Messinambiente Alessio Ciacci nello scorso luglio.

Anna Giordano punta poi l’attenzione su quelli che sono i vincoli dell’area, per i quali non risulterebbero ancora rilasciati i pareri. “Il progetto ricade in ZPS e per tutte le ZPS, le Regioni e le Province autonome provvedono a porre i seguenti divieti: realizzazione di nuove discariche o nuovi impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti nonché' ampliamento di quelli esistenti in termine di superficie, fatte salve le discariche per inerti”. Tale divieto è stato adottato anche nel Piano di Gestione della ZPS. E’ ammessa deroga per ragioni connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica o relative conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente, si può provvedere all’autorizzazione di interventi o progetti eventualmente in contrasto con i criteri indicati nel presente atto, in ogni caso previa valutazione di incidenza, adottando ogni misura compensativa atta a garantire la coerenza globale della rete Natura 2000.

Per andare un po’ più a fondo e capire quali opere sono state autorizzate su Pace basta leggere la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e “Valutazione di incidenza” che parlano di operazioni di smaltimento (ad esempio deposito nel suolo; trattamento biologico non specificato altrimenti; trattamento fisico–chimico) e operazioni di recupero (come messa in riserva di rifiuti; riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi; riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici).

In tutto ciò il progetto di biostabilizzatore non è stato sottoposto né a VIA né a Valutazione di Incidenza.

WWF e altre associazioni hanno anche contestato la Vas del Piano regionale dei rifiuti nella parte in cui afferma che l’impianto di Pace “non ha nessuna interferenza con le acque marine costiere”, in quanto evidentemente ritiene che le fiumare non vadano in mare. Anna Giordano spiega poi che “i terreni costituenti i bacini imbriferi competenti all’estensione superficiale della discarica risultano permeabili e nel sito è presente una falda acquifera ma, come riporta lo stesso relatore dello Studio di Impatto ambientale, non è evidenziata la profondità alla quale la stessa si trova”. A quanto pare nulla si sa della falda, neanche la sua profondità.

Non è noto neanche il fabbisogno idrico né la fonte eventuale a cui attingere, solo in una relazione si apprende che l’impianto si approvvigionerebbe dall’acquedotto comunale, nonostante il Ministero chieda “informazioni di dettaglio relative allo stato quantitativo della risorsa, espresso in termini di consumi idrici, prelievi da acque superficiali e di falda connessi ai diversi usi, fonti di approvvigionamento”. Su questo punto la Regione risponde che “gli interventi previsti non comportano alcun consumo di risorse idriche e non necessitano di alcun prelievo di acqua”.

Anomalie su anomalie, una serie di passaggi poco chiari che il WWF e l’associazione Man hanno messo nero su bianco in un esposto già presentato in Procura. La battaglia naturalmente non finisce qui. E adesso anche i consiglieri comunali approfondiranno tutta la delicata tematica per evitare che si facciano passi azzardati.

Francesca Stornante