Scandalo del 118: la Corte dei Conti condanna 17 politici regionali

Passi raddoppiare il numero di ambulanze, ma farlo in pieno periodo elettorale, tra il 2005 ed il 2006, e usare questo aumento per giustificare un’infornata di assunzioni è troppo. Persino nella Sicilia degli sprechi. Così la Corte dei Conti, in appello, ha ribaltato la sentenza di primo grado sullo scandalo del 118 condannando 17 tra ex deputati ed ex assessori regionali a restituire all’erario quasi 12 milioni di euro. E le mani al portafoglio dovranno metterle, perché la magistratura contabile non prevede il terzo grado di giudizio. Tra gli ex coinvolti vi sono anche tre messinesi: Carmelo Lo Monte (all’epoca ex assessore) che proprio ieri ha avuto l’ufficialità della sua elezione alla Camera nel Centro democratico, Antonio D’Aquino (ex assessore regionale) e Santi Formica (oggi come allora deputato regionale). Uno scandalo, quello della Sise, società interamente partecipata della Croce Rossa e che gestiva i servizi d’emergenza tramite una convenzione che portò in primo piano in quegli anni una serie di spese che fecero lievitare i costi del 118 dai 9 milioni del 2002 agli 87 milioni del 2008, (un costo quasi decuplicato) e usato in gran parte per il personale. In quegli anni presidente della Croce Rossa (e anche della Sise) era il messinese Guglielmo Stagno d’Alcontres.

Nell’autunno del 2005 a pochi mesi dalle elezioni regionali del 2006, sul tavolo della giunta Cuffaro approdò una delibera che decretava l’incremento delle ambulanze del 118, che furono portate da 158 a 256. Contestualmente venne abbassato il monte ore del personale da 36 a 30 ore e poco dopo, per magia e per “assoluta necessità” visto il raddoppio delle ambulanze, si rese urgentissima l’assunzione di 1200 persone in un anno, in gran parte barellieri e autisti (ma anche amministrativi), molti dei quali, fra l’altro, erano corsisti della Sise e del Ciapi ( proprio quel Ciapi al centro dello scandalo per i Fondi europei per la formazione). La Corte dei conti accese i riflettori sulle spese del 118, ma in primo grado la tesi della Procura che richiedeva il danno erariale e che ipotizzava assunzioni clientelari e immotivate in piena campagna elettorale del 2006, venne rigettata. L’appello ieri ha ribaltato la sentenza, accogliendo in parte le richieste. La Procura infatti nel ricorso aveva contestato ai politici un danno di oltre 37 milioni di euro, per la scelta “inutile e irragionevole” di ampliare il parco ambulanze del 118 e di assumere nuovi dipendenti. I magistrati contabili hanno confermato la legittimità della scelta degli amministratori di ampliare il numero delle ambulanze, ma hanno censurato il ricorso a 512 nuovi autisti-soccorritori. Per questo la Corte dei Conti ha stabilito che invece dei 37 milioni di euro richiesti ne dovranno essere risarciti 12 milioni, pari a 729 mila 877 euro ciascuno, tranne gli assessori assenti al momento della delibera che decretò una seconda infornata d’assunzioni che “risparmieranno” 130 mila euro (tra questi Lo Monte). A risarcire l’erario dovranno essere gli ex della giunta Cuffaro del 2005, Innocenzo Leontini, Carmelo Lo Monte, Antonio D’Aquino, Francesco Scoma, Francesco Cascio, Fabio Granata, Michele Cimino, Mario Parlavecchio, Giovanni Pistorio ed i deputati componenti dell'allora commissione Sanità dell’Ars: Santi Formica, Nino Dina, Giuseppe Basile, David Costa, Giuseppe Arcidiacono, Giancarlo Confalone, Angelo Stefano Moschetto.

“Non può assolutamente dubitarsi – scrivono i giudici della Corte dei Conti – che il parco ambulanze operativo in Sicilia sino al 2005 nell’ambito del 118 fosse sottodimensionato e,inadeguato a soddisfare le crescenti esigenze della popolazione dell’Isola”, di fatto giustificando l’aumento di 99 ambulanze. Discorso diverso invece quello di aumentare da 10 a 12 il numero degli autisti-soccorritori addetti per 24 ore in ciascuna delle 256 ambulanze. Personale tra l’altro, guarda caso, scelto da quanti avevano appena ottenuto la certificazione da un corso di Formazione del Ciapi, o tra gli interinali di Seus. Quelle assunzioni, secondo i giudici, devono considerarsi “prive di qualsiasi concreta giustificazione giuridicamente apprezzabile, e quindi foriere di danno erariale. Tale implementazione del personale per un totale di 512 nuove unità di autisti-soccorritori, risulta essere stata autorizzata senza che, all’epoca, fosse mai stata obiettivamente riscontrata né segnalata da alcuno una qualsiasi plausibile esigenza organizzativa e/o funzionale del Servizio. Non v’era alcun elemento oggettivo che potesse far ritenere inadeguata la cospicua dotazione di personale né risultava che si fossero mai verificati disservizi od anche soltanto transitorie difficoltà operative”.In sintesi la magistratura contabile ribadisce la legittimità dell’aumento dei mezzi ma non le infornate di assunzioni non giustificate da alcuna carenza nel servizio, ma anzi “indotte” dopo aver diminuito l’orario al personale già assunto…. Le indagini hanno quindi accertato che in prossimità delle regionali del 2006 (la prima delibera è dell’autunno 2005), "senza alcuna preventiva verifica di utilità ed economicità", e nonostante la normativa vietasse la proroga della convenzione tra Sise e Croce Rossa oltre il 31 dicembre 2005, Cuffaro e la sua giunta, hanno quasi raddoppiato il numero delle ambulanze e moltiplicato quello dei dipendenti, causando “conseguente incremento esponenziale del fabbisogno del personale che ha consentito l’assunzione diretta di circa 3000 persone individuate nel bacino del precariato di settore". Intanto i politici interessati, tra i quali Formica, replicano: "Questa sentenza ci vuol far passare per colpevoli, ma non è così" e preparano il ricorso in Cassazione ed alla Corte di Strasburgo.

Rosaria Brancato