L’ordinanza sbagliata, l’ennesima beffa romana che ferisce Giampilieri

Chiamiamoli errori formali, pastoie burocratiche, problematiche nascoste tra le righe di un foglio di carta. Ma come insegna l’Antico Testamento, “ne uccide più la penna che la spada”. Ci sono righe, frasi, cavilli burocratici che fanno male. E che dicono molto più di ciò che in realtà esprimono in senso letterale. Parliamo di Giampilieri, dell’alluvione del 1. ottobre 2009 e dell’ennesima beffa che chi ha già subito morti e distruzione s’è dovuto sorbire. Tutti ricorderanno l’ordinanza del presidente del Consiglio Berlusconi con cui venivano stanziati 160 milioni, divisi in 90 per San Fratello e i centri nebroidei e 70 per quelli jonici colpiti dalla tragedia di due anni fa. Già quella si poteva considerare una beffa per due motivi: il primo, l’ordinanza arrivava nel settembre 2011, un anno dopo la proroga dello stato d’emergenza rimasto, fino a quel momento, fine a sé stesso; il secondo, venivano stanziate somme che già di diritto appartenevano al territorio siciliano, i famosi fondi Fas, semplicemente ne veniva cambiata e meglio specificata la destinazione. Altro che gli stanziamenti direttamente dal bilancio dello Stato effettuati per altri eventi calamitosi accaduti in Italia (Veneto ma non solo).

L’ulteriore beffa, il colpo di penna che ferisce più della spada, arriva dalla scoperta, da parte del presidente della Regione Lombardo e del capo regionale della Protezione civile Lo Monaco, che quella ordinanza era sbagliata. Sì, proprio così, sbagliata. O meglio, era stata redatta in modo tale da rendere impossibile, per la Regione, utilizzare nell’immediato i fondi stanziati. E questo perché le somme, trasferite nel bilancio della Regione, da questo finiscono nella contabilità speciale dell’ufficio commissariale «nel rispetto dei vincoli del patto di stabilità interno». E dunque, come spiega il capo nazionale della Protezione civile Gabrielli, «gli obiettivi fissati dal patto interno di stabilità per l’anno 2011 per la Regione Siciliana non consentono al dipartimento regionale della Protezione civile, che funge da struttura di supporto al commissario, di utilizzare le somme stanziate dall’ordinanza in questione». Ordinanza da rifare, quindi, ed ennesimo schiaffo servito.

I Comitati delle zone alluvionate allargano le braccia, sono quasi increduli. «Molti cittadini si erano un po’ rasserenati una volta appresa la notizia dell’arrivo dei nuovi fondi, ma adesso c’è di nuovo solo rabbia». Una rabbia che tante volte è rimasta sopita, rabbonita da promesse che troppo spesso tali sono rimaste. Il Governo rimedierà, non c’è dubbio, basta un colpo di penna. Ma è il principio che fa male. Un errore di forma, in una vicenda del genere, non si accetta, non si sopporta, provoca sdegno e persino nausea. Perché qui c’è gente milionaria pagata apposta per non commetterli, certi errori di forma, e soprattutto c’è gente che ha perso tutto e che ha finora aspettato in silenzio che le istituzioni facessero il proprio dovere. Poi devono sentirsi dire da Buzzanca che «ci sono ritardi imputabili a un presidente della Regione inadeguato a ricoprire il ruolo di commissario», da Lombardo che «lo Stato non ha fatto fino in fondo la sua parte». Devono sentirsi protagonisti involontari della classica e in certi casi volgare bega politica. La gente però non ha ancora smesso di piangere. Ed è arrabbiata.