I siciliani sono stanchi e “schifati”. E’ la fine di un’era

C’è un partito che ha vinto: i siciliani stanchi, anzi, per dirla alla siciliana “schifati”. Se gli astenuti di tutta l’isola si fossero messi insieme, visto che rappresentano oltre il 50% della popolazione e si fossero riuniti in un partito avrebbero vinto. Stravinto.

Mentre scrivo non sappiamo chi, tra il 47,42% dei votanti siciliani, e 51,32% a Messina, avrà votato, lo sapremo tra poco, certo è che sappiamo che gran parte dei siciliani che hanno ancora avuto la forza (e la fiducia) di tornare alle urne hanno espresso un voto di protesta. Gli exit poll danno il M5S a percentuali altissime, segnale questo che chi voleva mandare un messaggio alla classe politica siciliana l’ha fatto in modo inequivocabile, persino qui in Sicilia dove secoli di voto di scambio hanno lobotomizzato la coscienza della gente e consentito il saccheggio sistematico della Regione. Tutta Italia ci sta guardando, i vertici di tutte le segreterie dei partiti stanno tremando perché la Sicilia, oggi più che mai è un test in vista di quel che accadrà nel 2013 con le politiche. Se persino i siciliani hanno detto basta vuol proprio dire che è arrivata la fine di un’era.

Dunque metà degli elettori ha deciso di restare a casa, senza andare al mare, perché il tempo non lo consentiva, senza turarsi il naso, perché la loro coscienza non lo consentiva più, senza annullare le schede, perché la rabbia era arrivata la limite consentito. Semplicemente hanno bocciato quel che hanno visto, hanno bocciato l’intera classe politica della Sicilia, quella di destra, quella di sinistra, quella di centro e quella che si sposta dalla destra alla sinistra passando dal centro in base alle stagioni ed alla convenienza. Io sono tra quel 47,42% che ha votato, ma capisco bene cosa si è mosso nello stomaco di chi non lo ha fatto. Ha bocciato tutti, dal primo all’ultimo, ma ha bocciato anche chi si è presentato a questa tornata, perché probabilmente non ha creduto nessuno degli schieramenti davvero in grado di cambiare stagione e ricominciare. Gli astenuti hanno compreso che o votiamo o non votiamo le sorti dei loro destini non interessano a chi viene eletto, come non sono interessate in questi anni. Non hanno bocciato solo il passato, ma anche il presente, ritenendo del tutto ininfluente il governo che verrà fuori da queste elezioni per il loro futuro. E’ la sconfitta dei partiti e della politica. E’ stato un enorme “vaf…vedetevela voi tanto per noi non cambia niente”.

Quest’alto astensionismo è l’aver sancito ufficialmente ed in via definitiva il distacco tra la politica e la realtà. Un distacco che chi segue ogni giorno le cronache lo segnala, lo vede, lo avverte negli occhi della gente e nelle parole disperate di chi ha perso anche l’idea di un futuro. Eppure questa distanza, inizialmente di appena pochi centimetri diventata baratro persino oggi, col governo Monti, non è stata neanche percepita da chi sta nei Palazzi ed ha continuato a vivere come se stesse su Marte. Più passano i giorni e più la distanza aumenta. Penso che quel 52% circa rimasto a casa probabilmente nelle scorse settimane ci avrà pure riflettuto se valeva la pena dare un’altra occasione a chi le ha sprecate davvero tutte. Poi però avrà letto i giornali, ascoltato la radio, guardato la tv, navigato in rete e avrà notato come nessuno dei segnali mandati dal popolo ai Palazzi è stato recepito. Abbiamo avuto politici attaccati alle poltrone fino all’indecenza, una gestione del potere e dei soldi vergognosa, un saccheggio costante e impudico. Nonostante la gente si dia fuoco per la disperazione loro stanno lì a discutere su come mettere il bavaglio alla stampa, come far finta di fare una legge anticorruzione che consenta ai corruttori di restare al potere e come far una legge elettorale che blindi l’attuale casta ed impedisca all’Italia di votare liberamente.

Magari ci avranno pure pensato queste persone di andare a votare, avranno pensato, magari il mio voto incide sul cambiamento. Ma forse non si son fidati neanche degli altri siciliani, di quelli che protestano ma poi calano la testa per bisogno, viltà oppure semplicemente abitudine. L’aspetto più triste del dato relativo ai votanti non è il fallimento della politica quanto piuttosto la morte della speranza di cambiamento. E quando il partito della morte della speranza è quello che vince allora siamo davvero arrivati al punto di non ritorno. Non ho dubbi che la “batosta” che i partiti hanno preso dal voto siciliano stavolta verrà recepita a livello nazionale. Non so fino a che punto verrà “compresa”, ma il grido è troppo forte. Non so se sia troppo tardi e del resto non importa più. E’ come quando abbiamo assistito alla fine della Prima Repubblica, è stato lento ma inesorabile.

Io sono tra quelli che ha votato e non mi sono pentita d’averlo fatto. Dalla trincea le cose si vedono meglio e anche se ci rimetti più facilmente le penne almeno hai provato. Però capisco cosa si agita nel cuore di chi vede la propria terra morire, per mano anche di chi lui ha votato.

Rosaria Brancato