Per i dipendenti solo elemosina, attacco dell’Orsa ai compensi della dirigenza

Cattiva gestione, scarso senso di responsabilità, avventata amministrazione. Queste le cause, secondo l’organizzazione sindacale Or.SA, che hanno aperto la strada al progressivo tracollo dell’ATM, compromettendo il servizio reso all’utenza e mettendo a rischio l’occupazione garantita dall’azienda.

Nel peggiorare delle contingenze finanziarie che annoverano casse asfittiche, lavoratori sul piede di guerra e perpetua frustrazione delle speranze di risollevamento di un bilancio perennemente in rosso, largo spazio è dato alle recriminazioni.

L’accorata lettera aperta con cui l’Or.SA affronta lo scottante problema, pone infatti sotto il naso di commissario straordinario, commissario ATM, prefetto, assessore ai trasporti della Regione e, addirittura, tutti i candidati a sindaco, gli impietosi risultati di un’improvvida gestione, fornendo un lucido resoconto delle stilettate alle quali l’azienda è stata, da ultimo sottoposta.

E difatti, gli 1,4 milioni che le casse di Palazzo Zanca avrebbe dovuto elargire al fine di pagare il saldo dello stipendio di febbraio ai dipendenti nonché le successive mensilità, sembrano essersi trasformati in una chimerica “terra promessa” caduta in un profondo dimenticatoio.

Comune e Regione temporeggiano e la nave in tempesta è quindi costretta a fare riferimento ai soli 12 mila euro giornalieri riscossi tra biglietti e gratta e sosta, magro appiglio, di certo insufficiente a far fronte alle reali esigenze del carrozzone sul baratro della malora.

L’interruzione forzata del servizio già si intravede all’orizzonte e il punto di massimo svilimento al quale la dignità dei lavoratori è stata costretta, è la messa in atto della fantasiosa procedura degli “acconti una tantum”.

Il lavoratore che proprio ne avesse bisogno, potrà infatti accedere – e solo per due volte in un mese – a una somma del massimo importo di 100 euro. Come dire che il regolare lavoro mensilmente svolto avrebbe la massima contropartita di circa 200 euro mensili. Un declino marcato che si traduce in un calpestamento dei diritti dei dipendenti costretti a una sorta di “elemosina” a fronte del “silenzio colpevole d una classe politica e dirigente distratta o assente” – come non hanno mancato di precisare senza mezzi termini i segretari dell’Orsa Michele Barresi e Mariano Massaro.

Ma al danno si aggiunge la beffa. Per i soli quattro principali direttori aziendali (direttore generale, direttore amministrativo, direttore esercizio tranvia e direttore esercizio gommato) – denuncia l’organizzazione sindacale – si spendono all’anno, insieme a una sfilza di “discutibili incarichi di consulenza”, oltre 540 mila euro. Che sono in proporzione circa 21 mila euro per ogni mezzo pubblico che l’ATM giornalmente riesce a mettere in servizio, cioè circa venti bus e cinque tram. Che non significa che i dirigenti in questo momento percepiscano stipendi, ma solo che la spesa prevista per questi incarichi sia sproporzionata alle sue potenzialità. Poco in linea, insomma, con le politiche tanto sbandierate di austerità e spending review e soprattutto vere e proprie stonature accanto agli amari riscontri di bilancio che spiccano anche sul sito ufficiale dell’azienda, non degni certo dei passati tempi di fasto.

Trasformazione, coinvolgimento dell’Assessorato regionale ai trasporti e assunzione immediata di responsabilità, le parole d’ordine dell’Or.SA in vista di una risoluzione della crisi. Alla fine la provocazione del sindacato. “Se per combattere il portoghesismo sui mezzi, ONLUS di volontariato sono state coinvolte, perché non estendere il bizzarro esperimento anche ai sin troppo costosi ruoli di dirigenza?” (Sara Faraci)