In gioco non solo gli stipendi ma il futuro stesso dell’azienda

“Le chiacchiere stanno a zero e a chi non riceve lo stipendio, e rischia anche di perdere il posto di lavoro, non si possono ancora raccontare favole”. Parola di Pino Foti, Enzo Testa e Silvio Lasagni, segretari di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. I lavoratori in questione sono, neanche a dirlo, quelli dell’Atm, i soliti 600 dipendenti che ancora aspettano di ricevere almeno uno stipendio, che con i pagamenti sono fermi al 50% di quello di settembre e che ormai si sono rassegnati a non vedere un soldo prima di Natale. Ma i tre sindacalisti della triplice vanno oltre e non si soffermano solo sul ritardo ormai cronico nel pagamento delle mensilità. “Non siamo più, e solo, al semplice ritardo delle retribuzioni. In gioco, e da mesi casomai qualcuno non se ne fosse ancora accorto, vi è la scomparsa della partecipata ed, insieme a lei, del servizio e delle centinaia di posti di lavoro”.

Naturalmente la preoccupazione più grande è legata al nuovo timore del dissesto. Come per i servizi sociali, anche il destino dell’azienda trasporti è legato indissolubilmente al bilancio comunale che il commissario Croce non ha ancora approvato. Anzi, proprio il mancato parere positivo dell’ex procuratore ha rigettato la città nel rischio dissesto. Per una azienda di proprietà comunale senza bilancio e che produce una mole ancora non certificabile di debiti, la dichiarazione di dissesto avrebbe effetti deflagranti, spiegano i sindacalisti. “Debiti, ritardo degli stipendi e riduzione dei servizi, sono solo il normale risultato dell’insufficienza delle risorse a cui l’amministrazione comunale, per anni, l’ha costretta, esponendola adesso, colpevolmente, a serio rischio. I pericoli che alle fine si sarebbero paventati per la partecipata erano risaputi, ma anziché intervenire si è preferito tirare a campare”.

Per Foti, Testa e Lasagni si è perso troppo tempo in una polemica, tanto strumentale quanto inutile, sui trasferimenti che dovevano giungere dalla Regione, ben sapendo che invece nei confronti della stessa istituzione si andavano maturando solo passività, sia per via del mancato pagamento delle rate del debito, e sia per i minori chilometri percorsi. Si è fantasticato sull’arrivo di risorse nazionali nonostante fosse risaputo che quei trasferimenti sono bloccati da tempo per tutto il settore e, cosa ben più grave, si è continuato ad inveire, contro l’azienda ed i suoi disservizi senza far nulla, dimenticando però chi ne nomina i vertici. “Per anni questa città ha sopportato in pazienza la finta querelle sull’approvazione dei bilanci e sul conseguente accertamento delle responsabilità nonostante controllore e controllato provengano dalla stessa emanazione”. Intanto ci sono 600 famiglie che passeranno il Natale senza lo stipendio. “Sarebbe dovuto bastare il decreto assessoriale perché il Comune anticipasse la somma per gli stipendi, invece, nonostante il decreto regionale sia giunto, nessun centesimo è stato mai anticipato. Chi o cosa ha apposto ostacoli facendo venir meno l’impegno del commissario Atm Alligo e del commissario di Palazzo Zanca Croce? E chi e come adesso tutelerà servizi e lavoratori davanti ad un eventuale dissesto?” Sono domanda a cui non solo i sindacati chiedono risposta. La vertenza Atm in realtà è la vertenza Messina. La partecipata o si salva insieme al Comune, oppure è spacciata al pari di tutto il resto. L’unica speranza, concludono i sindacalisti, è fare il massimo per evitare il dissesto. (Francesca Stornante)