Città Metropolitane, è targato Messina l’emendamento per farle decollare

E’ un peccato che Crocetta non abbia seguito il dibattito sullo Statuto siciliano, sulla riforma delle province e le città metropolitane, organizzato dal Megafono al Royal. Assente all’ultimo momento per motivi di salute, il governatore ha perso gli spunti di un dibattito attento e approfondito, sulla necessità di modificare il testo all’esame dell’Ars alla luce dei contributi emersi e provenienti dal territorio. L’emendamento proposto dal prorettore Michele Limosani (vedi allegato) è stato accolto con favore dalla deputazione e dal senatore Lumia, e sarà portato all’attenzione dell’Ars.

“La Sicilia si ribella. Lo Statuto speciale da opportunità a pregiudizio”, è stato il tema scelto da Giuseppe La Face e Massimo Finocchiaro e che è servito da canovaccio per un approccio serio alla “specialità” dell’isola, trasformatosi col tempo da trampolino di lancio a zavorra.

“L’imprenditoria siciliana è ormai come un pesce che cerca di salvarsi in un fiume senza più acqua” ha esordito Alfredo Schipani, Confindustria Messina elencando poi i vizi di un apparato elefantiaco che ha ucciso il settore ed invitando, tra le altre cose, la Regione ha chiudere definitivamente il capitolo dell’Ente Porto “un ente il cui presidente è un commissario, così come gli altri due soci…..”.

Il presidente dell’Ordine degli ingegneri, Santi Trovato, a proposito di opportunità perse, ha ricordato quel fiume di risorse destinate alle opere connesse al ponte e poi scomparse nel nulla, come quelle per il nodo ferroviario ed ha avanzato una serie di proposte: “Lo sportello unico per l’edilizia, l’estensione dei progetti di finanza anche per i piccoli progetti, la legge popolare per gli interventi di energia alternativa, la proroga al piano casa come in tutte le altre regioni, l’anagrafe degli appalti”.

Se Franco Celona, presidente dell’Ordine degli avvocati, ha puntato i riflettori sulla necessità di programmare in tempo e in sinergia invece di inseguire i problemi man mano che si presentano, il presidente dell’Ordine degli architetti (nonché presidente regionale della Consulta degli architetti) Giovanni Lazzari ha espresso il profondo disagio delle categorie professionali finora rimaste inascoltate ed invisibili: “Pensiamo, per fare un esempio, alla legge urbanistica, ormai datata e divenuta un groviglio di norme. Non basta l’economia indotta se non si investe. La politica ha fallito. Sulle Città Metropolitane non faremo un passo indietro, non faremo sconti e chi fallirà dovrà assumersene le responsabilità”.

E non ci sono più sconti da fare, se, ascoltando i dati snocciolati dal presidente Confidi Messina, Giuseppe Lupò, scopriamo che i mutui sono crollati del 62% nel 2012 e nel 2013 siamo arrivati a quota quasi zero, se le insolvenze superano il 40% e se gli iscritti alla Cassa Edile sono aumentati da 2.500 a 7.500.

Un’analisi storica e approfondita dello Statuto siciliano, è stata illustrata dal professor Luigi D’Andrea, ordinario di diritto Costituzionale, che ha sottolineato come il nostro Statuto abbia in molti temi preannunciato la Carta Costituzionale successiva, ma come, con il tempo “Abbiamo assistito ad una parabola delle Regioni a statuto speciale, che dovevano nelle intenzioni godere di maggiore autonomia ma che nei fatti si sono trovate a rincorrere le Regioni ordinarie. C’è stata una torsione autoreferenziale visibile ad esempio con l’uso clientelare delle risorse e con la chiusura anche nei confronti di ciò che veniva dall’esterno”.

Messina ha un’occasione imperdibile: diventando Città Metropolitana entrerà a fare parte del gruppo delle C15, il Club delle 15 Città Metropolitane del Paese che godranno di un filo diretto con l’Europa, anche sotto il profilo dei finanziamenti.

“Ma non possiamo farci ridere dietro se ci lasciamo sfuggire l’occasione- ha chiarito il professor Michele Limosani, ordinario di economia politica- L’attuale Ddl in esame all’Ars fa coincidere la Città Metropolitana con il Comune capoluogo. La nostra proposta è un emendamento che preveda quanto già indicato dalla legge 10 del ’95 e che include nella Città Metropolitana Messina 51 Comuni. Non perdiamo quest’occasione. L’Area dello Stretto è scomparsa in questi anni dall’Agenda Europea. Siamo passati da finanziamenti da 10 miliardi di euro a zero. Dobbiamo riuscire a creare un sistema di trasporto pubblico integrato. Non è possibile spendere 60 milioni di euro l’anno per una mobilità oggi inesistente a Messina, senza dare risposte adeguate ai 4 mila pendolari quotidiani dello Stretto. Creiamo un tavolo tecnico a Roma, al ministero dei Trasporti, insieme ai sindaci dell’Area, agli assessori ai trasporti di Sicilia e Calabria ed al ministro Lupi. E poi individuiamo un unico Ente gestore per il servizio integrato”.

L’emendamento proposto dal prorettore Limosani, già consegnato nei giorni scorsi al capogruppo regionale dei Drs Beppe Picciolo per presentarlo in Aula, ha avuto la totale adesione del senatore Beppe Lumia, che ne ha condiviso lo spirito e le potenzialità ed ha assicurato il suo sostegno alla proposta.

Dagli aspetti giuridici e storici al “cuore”, ci ha pensato il sindaco Renato Accorinti a toccare quelle corde che l’Autonomia della Sicilia la sentono prima nell’anima e poi nella vita quotidiana: “La più bella lotta che possiamo fare è quella del popolo dello Stretto, una battaglia culturale per l’affermazione di un diritto naturale alla continuità territoriale. Io finora sono andato 20 volte a Reggio e 100 mila volte a Roma, perché non è possibile che un messinese debba pagare 50 euro per andare a Reggio. Non esiste in nessun’altra realtà d’Italia. Nel frattempo Rfi sborsa 38 milioni di euro per una continuità che non esiste. Dobbiamo partire da questo tesoro per creare un’opportunità unica ed un giorno, riuscire ad avere un sistema integrato non solo nei trasporti, ma anche nella cultura, nel turismo. Ma dobbiamo farlo insieme, tutti, le Regioni, i Comuni, i deputati. Tutti”.

Il senatore Lumia, nel chiudere i lavori si è soffermato sul concetto di autonomia “intesa non in modo difensivo ma rivoluzionario. Crocetta non liquiderà l’autonomia ma non sarà il presidente del continuismo. Finora l’autonomia è stata piegata al gioco della politica clientelare e si è vista la spesa pubblica come una droga che ha creato assuefazione invece di investimenti. Dobbiamo rivoluzionare questo modo di pensare e cancellare quella regola non scritta secondo la quale il Nord produce e il Sud consuma quel che è stato prodotto al Nord”.

Evidentemente Messina, che pur ha dato tantissimo in termini di consenso a Crocetta, non è molto fortunata con le visite del governatore. A ottobre Giunta e Consiglio comunale lo hanno atteso per tutto il giorno prima di vedergli varcare la soglia di Palazzo Zanca. Oggi una febbre improvvisa gli ha reso impossibile la presenza al Royal. Peccato, sarebbe stata un’occasione per confrontarsi con una città che dalla Regione non ha avuto ancora le risposte che si aspettava.

Rosaria Brancato