Genovese: “Fumus persecutionis”. Il Pd chiede nuovi atti e slitta il voto

Alla Camera oggi è’ stato il giorno di Francantonio Genovese, che in sede di Giunta per le autorizzazioni a procedere ha spiegato le sue ragioni ai colleghi chiamati ad esprimersi, nelle prossime settimane, ed a votare sulla richiesta d’arresto per associazione a delinquere, peculato, truffa, riciclaggio, falso in bilancio nell’ambito dell’inchiesta Corsi d’oro.

E’ durata oltre un’ora la difesa del parlamentare, definita “garbata ma non sintetica” e che nei fatti rimanda a quanto finora sostenuto anche in sede giudiziaria, ovvero le contestazioni in merito alle perizie che, secondo i legali del leader Pd, sarebbero inadeguate. Contro di lui esisterebbe da parte dei magistrati di Palazzo Piacentini un “fumus persecutionis” che, stando alla difesa, potrebbe essere facilmente smontato attraverso le contro perizie secondo le quali i prezzi di immobili, forniture, locazioni, manutenzioni e servizi, non sarebbero state gonfiate all’inverosimile ma rientrerebbero nelle stime di mercato. Genovese ha spiegato che contro di lui c’è fumus persecutionis e che nell’ordinanza di custodia cautelare arrivata dalla Procura di Messina sono citate perizie inadeguate. Insomma, la galassia di Enti e società che gravitava intorno alla stessa “stella polare” e che secondo l’accusa ha drenato un ingente flusso di denaro pubblico, in realtà avrebbe operato secondo i normali prezzi di mercato. Più che di “complotto”, a suo dire, si tratta di “persecuzione” che “si sostanzia nella sussistenza di un’iniziativa giudiziaria che assume tratti di una vera a propria “persecuzione”, poiché finisce con il riservare al parlamentare un trattamento diseguale, rispetto alla generalità dei casi”. Il parlamentare fa riferimento alla parte relativa alle intercettazioni casuali che lo riguardano e che sarebbero state raccolte “attraverso la sistematica intercettazione delle utenze in uso ai miei familiari e collaboratori,eludendo così le garanzie di cui agli artt. 68 Cost. e 4 L. 140 del 2003”. Un passaggio ha riguardato poi la posizione del gip Giovanni De Marco, che ha firmato la richiesta d’arresto. Il giudice lo scorso 23 gennaio ha presentato richiesta di astensione dal procedimento, istanza non accolta dal presidente del Tribunale di Messina. “Non posso fare a meno di interrogarmi sui sentimenti di effettivo “disinteresse” nutriti dal Giudice nei confronti miei personali e dei fatti che andava a valutare”. L’ex sindaco di Messina fa riferimento sia alla parentela di De Marco con Piero David, componente dello staff dell’allora assessore regionale alla formazione Mario Centorrino, che al fatto che la moglie del gip sia stata assunta all’Ato 3 nel periodo in cui era amministrata da Salvatore La Macchia, arrestato nell’inchiesta. “Mi chiedo se abbia davvero potuto mantenere l’indispensabile ruolo di terzietà un Giudice costretto a confrontarsi con i propri rapporti familiari e/o parentali, nei diversi momenti dell’indagine. Ha pesato sulla decisione giudiziale nei confronti di La Macchia Salvatore, persona ritenuta politicamente a me vicina ed inserita nell’entourage dell’Assessore Centorrino, la circostanza che ad assumerne la moglie all’ATO sia stato proprio tale indagato?”.

In teoria la decisione della Giunta dovrebbe essere presa entro il 18 aprile, (prima di passare al voto definitivo della Camera), ma è probabile che i tempi si allunghino.

I commissari del Pd infatti hanno chiesto un’integrazione della documentazione, con riferimento alle contro-perizie della difesa, scatenando le reazioni del M5S, dal momento che, tra la relazione di Antonio Leone, Ncd, distribuita ad inizio seduta, e le integrazioni, è chiaro che non sarà possibile rispettare i tempi.

“La relazione di Leone è stata molto cerchiobottistaha commentato a fine seduta Giulia Grillo, M5S, deputata siciliana che la realtà della formazione la conosce bene- Quanto poi alla difesa di Genovese ha puntato a gettare discredito, in modo strumentale nei confronti di un giudice, che invece è stato ligio al dovere. Genovese invece ha strumentalizzato sia l’eccesso di zelo di un gip che correttamente aveva chiesto al Tribunale di non seguire l’inchiesta, sia le perizie dei consulenti. In ogni caso sarà impossibile votare entro il 18 aprile e l’ho fatto presente al presidente della Giunta, perché gli esponenti del Pd, ai quali fanno molto comodo i voti di Genovese, hanno presentato richiesta di acquisizione di nuovi documenti per perdere tempo. Si stanno cercando accordi che nulla hanno a che vedere con quello che interessa al Paese ed ai cittadini”.

E’ stato lo stesso presidente della Giunta, Ignazio La Russa, a spiegare che i commissari del Pd hanno chiesto l’integrazione delle perizie della Procura con quelle effettuate dai consulenti di parte. La Giunta si riunirà la prossima settimana, probabilmente martedì, “Speriamo di arrivare ad un voto sulla richiesta di arresto entro il 18- spiega La Russa- ma alcuni deputati del Pd hanno chiesto la produzione di documenti, e c’era anche la necessità di approfondire la relazione. Quindi ho aggiornato l’inizio della discussione alla prossima settimana anche se conto di chiudere per il 18″.

Ma il voto dei 21 componenti della Giunta, qualora davvero (cosa che appare assai improbabile) dovessero essere rispettati i tempi, non è quello definitivo, perché l’ultima parola spetta alla Camera dei deputati.

“Non ci sono le premesse e neanche le intenzioni da parte di molti esponenti per poter votare entro il 18 aprile….”commenta ironica Giulia Grillo.

Insomma la partita non si gioca solo in sede di Giunta, soprattutto alla vigilia del voto per le Europee e nei confronti di un leader che ha dimostrato di poter spostare migliaia di voti. Il primo segretario del Pd siciliano, il più votato d’Italia alle primarie per il Parlamento del dicembre 2012 (con oltre 19 mila voti), sa di poter contare su molte carte in un momento in cui i voti contano oro. Ecco perché e probabilmente La Russa lo sa benissimo, sarà difficile un voto della Giunta entro il 18 aprile.

Rosaria Brancato