Gli angeli di strada in frontiera sull’A/18: cronache di tragedie annunciate

Giuseppe Muscolino è un angelo di strada, uno dei custodi della A/18, che insieme ai colleghi, senza guardare turni, né ferie, né un organico dimezzato rispetto all’esigenza, onora ogni giorno la divisa e l’appartenenza alla Polizia Stradale.

“Pippo” come lo chiamano tutti, è ancora vivo anche grazie ad un piccolo dettaglio: aveva il telefono cellulare nella tasca della giacca della divisa, chiusa con un bottone.

All’arrivo del tir che ha travolto e ucciso Angelo Spadaro, Pippo si è lanciato dal guard rail ed ha fatto un volo, finendo nella scarpata. E’ atletico, robusto, ma senza quel cellulare i soccorritori non lo avrebbero mai trovato.

Cito questo dettaglio perché quanto accaduto all’alba del 15 gennaio avrebbe potuto essere una tragedia ancora più grande per tutta una serie di motivi e di carenze. Cito un dettaglio che ad un agente della Polstrada di qualsiasi regione oltre lo Stretto di Messina può sembrare ininfluente. Ma in questa amara terra di frontiera non lo è: può fare la differenza tra la vita e la morte.

La Polstrada di Messina non ha un ponte radio. Per comunicare usano i telefoni cellulari messi a disposizione dal Cas. E’ solo uno dei tanti particolari che fanno di questi angeli custodi della strada degli eroi invisibili. In tutta Italia ci sono COA (centrali operative autostrada), a Messina no. In tutta Italia ci sono le telecamere lungo il percorso, a Messina sono solo ai caselli ed agli svincoli. In tutta Italia ci sono quei pannelli luminosi che avvisano di incidenti e criticità lungo il percorso. A Messina no. In tutta Italia c’è Tetra in dotazione alle forze dell’ordine (o analogo sistema di collegamento tramite onde radio). A Messina no. Lo hanno avuto i nostri agenti, ma solo nei giorni del G7, nel maggio 2017. Poi non si sa che fine ha fatto. Pare sarà di nuovo in dotazione nel 2020. Siamo figli di un dio minore.

La lunga chiacchierata con Filippo Micalizzi, coordinatore provinciale del COISP (il sindacato di polizia) ha sviscerato un quadro drammatico che vede operare questi servitori dello Stato in condizioni inaccettabili.

Che le condizioni della Messina-Catania siano indecenti e debbano fare arrossire qualsiasi amministratore è fatto noto da anni. Se il sangue colora l’asfalto è perché non si fa nulla. Basterebbe iniziare dai dettagli di cui sopra per scongiurare tragedie o per limitare i disagi.

Il giorno in cui è morto Angelo Spadaro aveva la febbre, ma è rimasto in turno. Lo ha fatto perché sa bene che una pattuglia, l’unica che c’è per 150 km tra Giardini Naxos e Tremestieri (tra andata e ritorno) è preziosa.

La sottosezione della Polizia stradale di Giardini Naxos ha 27 (anzi, adesso 26) agenti. In organico ne dovrebbe avere 45. Nei prossimi mesi altri andranno in pensione. L’età media è di 51,8 anni. Complessivamente la Polstrada di Messina ha circa 160 agenti, dei quali una novantina in strada.

I turni sono 4 al giorno, basta conoscere la matematica per capire che in strada più di una pattuglia per turno non può esserci.

Una situazione drammatica, ma anche l’organico della Polizia di Stato a Messina è ai minimi termini. Nel 2018 sono andati in pensione 40 persone ed altre 20 andranno via a marzo, ma i nuovi ingressi sono appena 30. Il blocco del turn over ha messo in ginocchio chi garantisce la nostra sicurezza ogni giorno. Oltre a questo le scuole di formazione sono state smantellate.

Ma non è un fatto solo di organico. L’A/18 è diventata un “mostro”, che devasta le vite dei cittadini e di chi lavora.

La Polstrada dovrebbe occuparsi di controllo e sanzionamento di reati, dovrebbe vigilare sulla sicurezza e sul rispetto del codice stradale.

Ma se la Messina-Catania cade a pezzi, se le gallerie sono tunnel dell’orrore, se ci sono buche, interruzioni, restringimenti, sterpaglie, gli agenti si trasformano in frontiera per ogni problema, per ogni segnalazione ed intervento.

La sera prima dell’incidente, ben 8 auto sono rimaste in panne a causa delle ruote spaccate dalle buche. Ma ci sono stati giorni in cui le auto con le ruote bucate sono state anche 20. Agli agenti di pattuglia su quei 150 km è capitato di dover collegare alle auto di servizio utilizzando funi i tronchi caduti, per sgomberare la strada perché la vita degli automobilisti dipende anche dalla celerità degli interventi.

Si sono trasformati in periti assicurativi, front office, sono la prima istituzione ( e l’unica) che l’automobilista indignato incontra.

Fanno i turni di notte anche a 56 anni, si danno una mano con i colleghi della A/20 e persino i camionisti mettono a disposizione il “tam-tam” dei loro collegamenti radio quando viene chiusa l’autostrada.

Noi siamo l’ingresso della Sicilia, dovrebbe esserci massima attenzione, invece le condizioni sono queste”.

Eh, già, chi entra s’imbarca nella vergogna del viadotto Ritiro da un lato o nella frana “Highlander” dall’altro. Pensa di essere finito all’inferno.

Basterebbero pannelli luminosi, le telecamere lungo il percorso, il ponte radio tetra, un organico reale, lavori di manutenzione reali ed immediati.

Il Cas per un certo periodo ha utilizzato alcune squadre che si occupavano dei rilevamenti, ma è durato poco. A noi automobilisti piacerebbe ogni tanto vedere un essere umano al lavoro in quegli interminabili tratti di restringimenti e non solo cartelli perenni che sembrano una presa in giro.

Senza pannelli luminosi tratti di strada diventano “trappole” perché se un’auto ha un incidente le successive gli arrivano addosso.

C’è poi un altro “dettaglio”: la A/18 nel tratto da Tremestieri a Giardini (e ritorno) non ha vie d’accesso (o di fuga) che la colleghino con la strada statale.

Ne consegue che in caso di terremoto, crollo o qualsiasi altra emergenza, i mezzi di soccorso di protezione civile rischiano di non poter arrivare se non dal cielo, perché la strada statale sottostante NON E’ praticabile dai mezzi pesanti.

Aggiungiamo il fatto che vi sono alcune aree di servizio chiuse e la tragedia è annunciata. Ogni giorno scriviamo pagine di cronaca di una tragedia annunciata.

“C’è solo un modo per onorare la memoria di Angelo-ci dicono- Mettere in sicurezza l’autostrada, potenziare l’organico e dotarci di strumentazione adeguata”.

Negli ultimi 2 mesi ci sono stati 5 morti.

Giuseppe Muscolino quando uscirà dall’ospedale tornerà in strada, come fanno tutti i suoi colleghi, perché hanno la divisa tatuata sulla pelle. Tutti hanno avuto incidenti nell’autostrada maledetta. Continuare a servire lo Stato e i cittadini è il loro modo di onorare la divisa ed Angelo.

Siamo noi cittadini che dovremmo gridare, riportando la celebre frase di Cicerone diretta a Catilina: “fino a quando, dunque, abuserai della nostra pazienza?”

Rosaria Brancato