Cronaca

Operazione Tekno, ecco come ti affosso il Cas

Circa 80 milioni di euro. Tanto incassa annualmente il Consorzio Autostrade Siciliane dai pedaggi. Il grosso viene dalla A18 Messina- Catania, mentre la tratta Messina – Palermo é considerata quasi un ramo “morto”, in particolare tra Sant’Agata Militello e il capoluogo siciliano. Quattordici milioni di euro è il costo annuale della concessione Anas. Al netto restano annualmente oltre 60 milioni di euro. Basterebbero a costruire autostrade di petali di rose. Invece sulle strade del Cas ancora si muore, letteralmente, di scarsa manutenzione.

Costano parecchio le infrastrutture, certo, ma costano parecchio anche i consigli di amministrazione, i dipendenti, così come hanno pesato le guerre intestine che hanno storicamente dilaniato le dirigenze dell’ente di Contrada Scoppo. Dove, si vocifera, con l’anno nuovo si insedieranno nuovi vertici, di estrazione palermitana.

Se per la manutenzione non si spende abbastanza, il Cas non e’ mai stato parco con le parcelle per le consulenze legali e tecniche, gli incarichi per gli arbitrati, i costi delle perizie, le varianti agli appalti e ai progetti, gli affidamenti in somma urgenza. Ma negli anni è anche capitato che gli stessi mandati venissero pagati due volte, o che i legali incaricati “dimenticassero” di depositare ricorsi e opposizioni entro i termini utili. Una voragine che ha letteralmente inghiottito il Consorzio voluto dal primo presidente della Provincia di Messina, Ardizzone, per modernizzare l’area dello Stretto e collegarla a Messina e Palermo.

Un vero e proprio vaso di Pandora, quello scoperchiato dall’indagine del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, del quale l’operazione “Tekno” è soltanto la punta dell’iceberg.

L’inchiesta offre comunque un quadro esemplificativo di come venivano trattati gli affari al Consorzio. Al centro degli accertamenti c’è l’appalto per la sorveglianza assistita. In buona sostanza l’inchiesta racconta delle trattative portate avanti da Duca, nel 2013, per aggiudicare il bando alla Meridionale Service che non avendo i requisiti avrebbe dovuto affidarsi ad altre sigle, collegate a Duca, per poter effettuare i lavori.

Oltre ad incassare lo smacco con la gara, quindi, il duo ne incassa anche un altro: pagare al funzionario del Cas Lelio Frisone somme -100mila euro sarebbe stata la richiesta – a titolo di tangente, per l’appalto poi andato a Iacolino. Stando alle conversazioni intercettate, peró, gli accordi tra l’agrigentino e il messinese sono stati comunque rispettati, permettendo ai messinesi di operare in alcuni subappalti o indicare lavoratori gia’ precedentemente impegnati, come ad esempio quelli della Ventura Spa, inizialmente aggiudicataria dell’appalto, poi revocato.