Elezioni Avvocati, il CNF non mette fine al caos: è scontro sul doppio mandato

E’ tempo di elezioni in “casa” avvocati. Ma quest’anno il clima è agitato, in tutta Italia, dagli effetti di una recente sentenza della Corte di Cassazione che sancirebbe il divieto di espletare più di due mandati, escludendo gran parte della classe degli uscenti.

Il condizionale è d’obbligo, anche se si tratta di un verdetto a Sezioni Unite della Suprema Corte perché, da buoni avvocati, le toghe anche in questo caso si dividono, facendo leva su “cavilli”, o questioni giuridiche che dir si voglia.

Per alcuni, infatti, la sentenza della Suprema Corte non è cassazione, visto che si trattava di un verdetto emesso a sezioni unite non per una questione di merito ma di materia. Per altri, invece, l’orientamento sancito è comunque giurisprudenza. C’era attesa, per avere lumi più chiari, per l’udienza tenutasi martedì scorso al Consiglio Nazionale Forense, chiamato a decidere del ricorso presentato dal segretario nazionale Pietro Di Tosto. Ma il verdetto del CNF non sembra cambiare le carte in tavola.

In attesa che sia la legge, quindi, a chiarire l’empasse, gli Ordini della provincia si muovono in ordine sparso.

A Messina l’attuale Consiglio aveva convocato le elezioni regolarmente per fine gennaio, ma ha revocato tutto ed ha deliberato di attendere che sia un provvedimento di legge a tagliare la testa al toro. Qui il presidente uscente Vincenzo Ciraolo, che vuole ricandidarsi, sarebbe fuori visto che è in consiglio da oltre due mandati. Ma anche il suo concorrente Paolo Vermiglio, come peraltro gran parte di tutti quelli che sino ad oggi sono stati impegnati nelle attività ordinistiche.

Stessa situazione a Barcellona, dove le elezioni sono state convocate per l’inizio di marzo, e fini qui confermate. Qui l’empasse varrebbe anche per il Presidente uscente Francesco Russo, che non si sarebbe comunque ricandidato, e 7 su 11 degli altri consiglieri. Anche in riva al Longano si sperava nell’intervento del CNF, ed ora si sta valutando il da farsi.

A Patti gli uscenti non manifestano indecisioni. Anche loro sono in Consiglio da più di due mandati, ma secondo il gruppo degli uscenti la norma non si applica nel loro caso. Il Presidente uscente Francesco Pizzuto ha quindi convocato le elezioni per il 23 e 24 gennaio. Gli avversari, guidati da Santino Trovato, hanno chiesto ufficialmente un passo indietro ai quattro candidati che sarebbero bloccati dalla nuova normativa, che però hanno fatto orecchie da mercante.

Un passo indietro per capire qual è il problema che agita gli avvocati di tutta Italia: nel 2012 una legge stabilisce che i consiglieri non possano essere più eletti dopo due mandati consecutivi, e fissa il periodo di "fermo" prima di tornare a candidarsi, lasciando aperte molte interpretazioni su diversi profili.

La legge viene poi riformata nel 2017, ed ora si è in attesa di conversione del decreto legge, che interviene il 15 marzo prossimo.

Nel 2012, però, quando entra in vigore i consigli erano già insediati. Secondo gran parte degli avvocati, perciò, non valendo la retroattività, i due mandati scatterebbero da quello successivo al mandato “cristallizzato” quando la legge entrava in vigore. La Suprema Corte, però, con la contestata sentenza, ha stabilito che comunque la norma avrebbe effetto retroattivo, quindi il primo mandato si comincia a “contare” anche se scattato prima che la norma era stata emanata.

Tutto chiarito? Nient’affatto.

Le sentenze a Sezioni Unite della Cassazione solitamente sono considerate praticamente legge. Secondo alcuni avvocati, non in questo caso appunto, come accennato sopra.

Nel frattempo a inizio anno a Roma l’Ordine si è preparato al voto, e in base proprio al verdetto della Cassazione, la Commissione Elettorale ha escluso il segretario nazionale uscente, Pietro Di Tosto, ripresentatosi .

Di Tosto ha chiesto l’intervento del CNF, e in tanti speravano che il Consiglio desse il là per sollevare la questione di legittimità costituzionale. Ma così non è stato e il CNF ha emesso un provvedimento cautelare che, spaccando il capello in quattro, non ha cambiato nulla. L’organo di autodisciplina degli avvocati ha ammesso Di Tosto, ma non ha sfiorato la questione nel merito.

Ha infatti stabilito che in via cautelare Di Tosto va ammesso perché è candidabile – i requisiti di candidabilità contenuti nella legge professionale dell’avvocatura nulla dicono dei doppi mandati. Tra la candidabilità e l'eleggibilità, però, c’è differenza

Nulla può vietare a un eventuale perdente, ovviamente, di fare ricorso contro Di Tosto, nel caso venisse eletto, impugnando la sua proclamazione. E in quel caso la questione di legittimità costituzionale sulla legge è quasi scontata.

Nel messinese, come visto, gli Ordini si sono regolati diversamente, nelle varie sedi. Il termine ultimo per andare al voto è comunque luglio prossimo.