La giravolta spaziale e quell’abbraccio fatale tra Accorinti e quellicheceranoprima

In uno dei “mitici” cartoni animati giapponesi dei primi anni ’80, Goldrake, il protagonista, nel momento della battaglia contro gli invasori alieni, aveva una manovra vincente la giravolta spaziale, ed i cultori del genere la ricorderanno.

La giravolta spaziale è la mossa che cambia il gioco e sin dalla musica in crescendo capisci che la vittoria è vicina. Quando Goldrake grida “giravolta spaziale” capisci che è fatta e non ce n’è per nessuno. Qualcosa di analogo è accaduto al ballottaggio e durante quella giravolta c’è stato l’abbraccio tra Accorinti ed i partiticheceranoprima, Pdl e Udc in testa. La giravolta spaziale ha comportato anche delle postille, perché se ti giri rispetto alla posizione iniziale cambia anche il modo di guardare le cose. Ogni abbraccio comporta un passo verso l’altro, un’intesa che entrambe le parti accettano e rispettano. Alcuni semi dell’intesa sono stati piantati già al primo turno, quando poco prima del voto, si è compreso che chiunque fosse andato al ballottaggio con Accorinti, che rappresentava il nuovo che avrebbe spazzato via la vecchia politica, avrebbe perso. Sin da maggio i venti dalla Procura soffiavano verso la via I Settembre ed il candidato di Francantonio Genovese, Felice Calabrò, sarebbe stato un “sindaco azzoppato” dall’inchiesta Corsi d’oro e da arresti che si sapevano imminenti. Il mandato sarebbe stato macchiato dagli scandali e dal processo. Nel Pdl Enzo Garofalo è stato timido e non ha pressato sull’acceleratore. Se quindi Cambiamo Messina dal basso remava verso l’unica possibile e attesa rivoluzione, sono stati i partiti a dargli una mano per far scrosciare su Messina il temporale che avrebbe spazzato il vecchio. L’intesa è stata raggiunta al ballottaggio ma sin dal primo turno appariva chiaro che tra gli sfidanti Accorinti doveva superare il primo scoglio, alla luce anche del sistema elettorale che non ha più il “trascinamento”. Il motore per avviare la giravolta è stato acceso successivamente all’ormai nota riunione del commissario Croce con i candidati sindaci, avvenuta dentro una camera incantata, visto che i partecipanti furono colpiti da un’amnesia collettiva. Non sappiamo che razza di bevanda sia stata offerta ai partecipanti o che cosa fluttuasse nell’aria ma cosa accadde davvero in quelle ore resterà un mistero. Accorinti ad esempio vi entrò da strenuo sostenitore del dissesto ma dopo essere uscito agirà in modo diametralmente opposto. La giravolta spaziale appunto.

Dunque Accorinti doveva andare al ballottaggio e ci andò. Le urne al primo turno consegnarono questo quadro: Felice Calabrò 41 mila 453 voti (49,93%), Renato Accorinti 19 mila 939 voti (24,02%) Vincenzo Garofalo 15 mila 331 voti (18,47%).

Stando a questi dati una città da sempre di centro-destra avrebbe dirottato a sinistra 61 mila voti pari al 74% complessivo. Andiamo a guardare la differenza tra i voti di lista e quelli al candidato di riferimento. Voti di coalizione: centro-sinistra 82 mila 519 voti (65,42%)- centrodestra 24 mila 872 voti (19,72%) Cambiamo Messina dal basso 10 mila 390 voti (8, 25%). Nella coalizione del centro-destra non abbiamo considerato ovviamente i 3mila 532 voti che andarono a Nuova Alleanza (2,8%). La differenza tra Calabrò e i voti di coalizione è pari al doppio, pertanto non lo ha votato la metà degli elettori di centro-sinistra. Gran parte dei voti dell’elettorato di centro-sinistra è naturale che siano andati ad Accorinti. Per quanto riguarda Garofalo tra i suoi voti e quelli delle liste a lui collegati ci sono quasi 10 mila voti di differenza. Infine Accorinti, che rispetto alla lista Cambiamo Messina dal basso (che ha registrato 10 mila 390 voti pari all’8,25%) ha doppiato il risultato con quasi 20 mila voti.

A prescindere dal fatto che il nuovo sistema possa aver creato confusione in alcuni elettori tra voto al candidato consigliere e voto al sindaco (peraltro è abbastanza diffuso il fatto che i consiglieri non diano indicazioni in tal senso) è più che evidente che Accorinti al primo turno non ha vinto con i soli voti di Cambiamo Messina dal basso e che da qualche parte,al di là degli elettori di sinistra che hanno scartato il binomio Calabrò-Genovese,sono dovuti arrivare e sono mancati ad altri, compreso Garofalo. L’abbraccio è avvenuto al ballottaggio ma i semi sono stati piantati, consapevolmente o meno,al primo turno. Al quadro c’è da aggiungere l’imminenza degli arresti, il fatto che i leader della coalizione di centro-sinistra se la sono “fatta alla larga” da Calabrò (i big centristi non si sono mai visti negli eventi ad esempio), e infine una campagna non certo all’ultimo sangue di Garofalo.

Ma torniamo alla giravolta spaziale. Se oggi il programma di Cambiamo Messina dal basso è stato in gran parte disatteso e stravolto è anche perché, quando si raggiunge un’intesa poi le cose non sono più come prima. Riportando il nastro indietro per leggere il programma di Accorinti sembra di avere le allucinazioni. Durante l’ abbraccio il Pdl non ha nascosto che avrebbe votato Accorinti, lo stesso Nanni Ricevuto su Facebook inneggiava alla rivoluzione accorintiana (proprio lui che ha attraversato tutte le Repubbliche possibili e immaginabili e che fino a un mese prima era alla guida della provincia) e in genere tutto il centro-destra non esitò un attimo nella scelta. D’Alia a Tempostretto, non aveva nascosto le simpatie per Accorinti (vedi intervista doppia) ed in ogni caso un Calabrò sindaco con Genovese coinvolto in Corso d’oro fino alla radice dei capelli non era consentibile. Con quasi 48 mila voti ed un 52,82% (un distacco di 5 punti in percentuale) Accorinti vince, e Messina apre una nuova stagione.

Ma la giravolta che ha consentito questa vittoria ha comportato alcune conseguenze. I patti sono patti. In una delle prime interviste a Signorino di rientro da Roma per i primi incontri in vista del Piano di riequilibrio, in diretta a Radio Street il vicesindaco ringrazia pubblicamente: “Genovese, D’Alia e Garofalo” per avergli fatto trovare la “strada spianata” con i ministri. Nella giunta entrano gli assessori Cacciola e De Cola, che chiaramente non sono esponenti di Cambiamo Messina dal basso, né tantomeno di Rifondazione comunista, Verdi e via dicendo. Segretario generale e direttore generale con delega all’Universo e allo scibile umano e organizzativo diventa Antonio Le Donne, vicino sin dai tempi della scuola a Gianpiero D’Alia. In Aula la giunta, che sulla carta ha solo 4 consiglieri, si ritrova per 2 anni una maggioranza bulgara che gli vota tutto. I più strenui sostenitori, a parte il centro-destra che lo ha votato ufficialmente al ballottaggio, diventano i centristi, seguiti dai Dr e da parte del Pd. L’Udc vota entusiasticamente ogni atto, scaldandosi soltanto, più per coreografia che per reale convinzione, per la delibera sul registro delle unioni civili, che infatti affossa, giusto per far capire chi comanda. Il Piano di riequilibrio diventa il primo traguardo, con due obiettivi: salvare quellichceranorpima da ogni procedimento di responsabilità amministrativa e saldare i debiti con i maxicreditori (che si beccano gran parte della fetta e basta andare a leggere i nomi per capire a chi, quanti soldi vanno e in quali città d’Italia – vedi correlato). Il dettaglio che questi debiti li hanno creati quellicheceranoprima diventa superfluo e dopo aver detto peste e corna, anzi continuando a dire peste e corna degli ex, si confezionano una serie di documenti contabili, pluriennale in testa, che salvificano e sanificano i predecessori. Ma la giravolta spaziale è totale. Non viene neanche sfiorato il sistema delle cooperative, nonostante sia noto che sono collegate alla vecchia politica, la discarica di Pace diventa il Paradiso della rivoluzione dei rifiuti, i dirigenti restano tutti nella formazione di prima, i bilanci non cambiano di una virgola (e del fatto se ne accorge soltanto la Corte dei conti). Tra i precari i primi a trovare casa sono gli ex Feluca, che nella vita precedente degli assessori accorintiani erano ritenuti vicini a quellicheceranoprima. Il cda Amam non si tocca e non si toccano neanche affidamenti diretti & company. La gestione della vicenda Tir è a dir poco bislacca e molto morbida. Tutte le operazioni verità annunciate sono rimaste tali, tutte le battaglie contro la mafia annidata nei Palazzi, negli uffici, non sappiamo dove siano finite. Non una sola operazione verità sui conti è stata fatta (un solo bilancio, quello di Messinambiente) e persino la famosa relazione di Croce, che dovrebbe essere la “mamma delle operazioni verità sui conti” è inspiegabilmente scomparsa. I cattivi della storia restano nelle filastrocche di Accorinti e Ialacqua, filastrocche che stridono con le scelte contabili e politiche di questa amministrazione. Alla fine i cattivi sembrano essere soltanto i lavoratori di Messinambiente che hanno protestato contro Ciacci.

Se il Piano di riequilibrio passerà Signorino diventerà il salvatore della patria, nonostante in verità sia solo il salvatore di una parte di patria e di patrioti. Quel che stranisce è come Accorinti, Mantineo, Ialacqua, continuino a lanciare pubblicamente strali nei confronti dei loro migliori alleati. Se io fossi in D’Alia, in Garofalo, in quel che resta del Pdl, del Pd, dell’Udc che lo ha votato e sostenuto, un po’ ci resterei male, come in quelle coppie nelle quali uno dei due si vergogna dell’altro. I voti di CMdb erano poco più di 10 mila. Accorinti ne ha presi 48 mila al ballottaggio.

E’ proprio vero che i voti puzzano di giorno, ma quando arrivano profumano di rose.

Rosaria Brancato