Cronaca

Banca Popolare di Vicenza, si indaga anche a Messina

Anche a Messina sono state negoziate azioni “carta straccia” della BPV, la Banca Popolare di Vicenza trascinata nel crack della gestione di Gianni Zonin, e per la quale adesso si chiede l’accesso al Fondo Atlante. A piazzarle, anche dopo le prime perdite registrate dal gruppo veneto, è stato un istituto di credito cittadino sul quale ora indaga la Guardia di Finanza.

Oltre alla Procura di Roma e Vicenza, quindi, anche quella peloritana potrebbe ora occuparsi di uno dei più rilevanti scandali finanziari nazionali degli ultimi due anni. A dare il via agli accertamenti è stata la denuncia di un acquirente, un professionista cittadino cliente dell’istituto di credito, al quale direttore e vice hanno proposto un investimento da 75 mila euro con un rendimento del 25% netto, prospettandolo come assolutamente blindato e non sottoposto ad oscillazioni.

Malgrado le perplessità, l’acquirente è stato convinto e ha sottoscritto le azioni. Era la metà del 2014.

A fine anno inizia la parabola discendente: prima la BCE impone una drastica pulizia dei conti, poi all’inizio 2015, con la trasformazione in Spa dettato dal decreto Renzi sulle popolari, la BPV ha perso un ulteriore 23% del valore delle azioni.

Dopo lo scoppio dello scandalo e gli esposti dei vari correntisti, si è aperta l’inchiesta della procura di Vicenza, alla quale si è accodata quella romana.

La corsa a rivendere le azioni è stata generale. E’ a questo punto che gli azionisti hanno avuto l’amara sorpresa: i titoli non erano liquidabili, avrebbe potuto ricomprarli soltanto la banca che, in pieno crack e non avendo alcun obbligo, non lo ha fatto. N

on soltanto: l’istituto ha tagliato di quasi il 90% il valore nominale delle azioni ed ha impedito agli acquirenti di esercitare il diritto di recesso

Nel caso del professionista messinese, di fronte ad un investimento totale di quasi 100 mila euro, oggi si ritrova con un pacchetto che ne vale poco meno di 6 mila. E’ colpa di qualcuno? Secondo l’azionista messinese sì. E si è rivolto all’avvocato Nino Cacia, che lo patrocina nella denuncia.

Al legale è intanto arrivata almeno un’altra segnalazione, sia relativa alla vicenda Zonin e le ripercussioni anche in riva allo Stretto, sia relativa alla banca messinese che ha negoziato le azioni BPV, i cui vertici almeno in un altro caso avrebbero sottoscritto operazioni finanziarie senza il preventivo consenso dei correntisti. Per di più il professionista non è l’unico investitore che si è rivolto all’avvocato Cacia. Insomma non si tratta di casi isolati, neppure a Messina.

Adesso sarà la Guardia di Finanza ad occuparsi del caso.

Perché i punti poco chiari della vicenda sono parecchi. A cominciare dal fatto che lungi dall’essere un investimento sicuro, le azioni BPV erano a rischio già quando sono state negoziate, tanto è vero che la Consob adotta i propri provvedimenti nel secondo semestre dello stesso anno. Le sofferenze inoltre erano già note, e soprattutto la banca messinese che le ha venduta faceva capo allo stesso gruppo Zonin.

Alessandra Serio