Secondo palazzo di giustizia, si ricomincia da una nuova commissione e un nuovo rup

La votazione della delibera è stata rinviata a domani, ma almeno qualche passo avanti è stato compiuto da parte del Consiglio comunale sul secondo palazzo di giustizia. Prima, però, di entrare nel merito delle decisioni assunte nelle oltre tre ore di seduta, conclusasi poco prima delle 15, va detto che da adesso in poi non parleremo più di Consiglio comunale, inteso come organo collegiale composto da 45 consiglieri, ma di singoli consiglieri comunali, con un numero variabile da 18 a 20 (il minimo necessario per mantenere il numero legale ), che con la loro presenza hanno salvato la sessione, consentendo di far approdare in Aula il Piano pluriennale di riequilibrio, che dovrà essere approvato entro e non oltre lunedì 11 febbraio. Il documento sarà discusso già domani, senza passare dalla I commissione, ma solo dopo aver archiviato definitivamente, si spera, la pratica riguardante il secondo tribunale.

E veniamo al lungo dibattito che si è tenuto oggi in Consiglio comunale sul palagiustizia satellite. I consiglieri Barone, Barrile (arrivata alla fine), Calabrò, Capillo, Capurro, Chiarella, Cocivera ,Contestabile (arrivata alla fine) Cucinotta, Culletta, Fazio, Gennaro, Magazzù, Melazzo, Messina, Pergolizzi, Previti, Ruello, Saglimbeni, Trischitta e Zuccarello (arrivato alla fine) hanno esaminato ed emendato la proposta di delibera firmata dal Commissario straordinario Luigi Croce (vedi correlato), non annullando l’intera procedura avviata nel 2009, come suggeriva il Consiglio di giustizia ammnistrativa, ma neanche avallando in toto quella procedura, messa pesantemente in discussione dallo stesso Cga, come invece suggeriva il reggente di Palazzo Zanca nell’atto destinato al Consiglio comunale.

In virtù degli emendamenti presentati in tandem da Melazzo -Calabrò, i 18 consiglieri comunali hanno deciso di non approvare i verbali della commissione; di non ratificare la graduatoria; di non confermare la scelta del complesso immobiliare in vendita dal raggruppamento societario G.M.C srl – Raffone Placido s.a.s – Dino srl; e di «dare mandato al commissario straordinario in esecuzione della sentenza del CGA per la Regione Sicilia n. 651/2011 di rinnovare, senza ritardo, la procedura dell’acquisto dell’immobile da destinare a secondo palazzo di giustizia nel suo atto finale, nominando eventualmente una commissione giudicatrice ed un nuovo Rup, affinché effettui la valutazione delle offerte», le stesse che sono state presentate nel 2009.

La soluzione “intermedia” a cui sono arrivati i 18 consiglieri che si sono ritrovati ad affrontare la delicata questione, probabilmente gestita in maniera sbagliata sin dall’inizio, parte da tre presupposti fondamentali: il preminente interesse dell’ente ad evitare la revoca dei finanziamenti ministeriali; le motivazioni della sentenza del Cga che ha rilevato diffuse e plurime illegittimità nell’ambito della procedura; l’espresso monito conformativo rivolto dall’organo di giustizia amministrativo all’amministrazione comunale. Con le modifiche apportate alla delibera proposta dal commissario, i 18 consiglieri sono convinti di aver agito non solo in assoluta buona fede ma anche nella maniera più corretta, esclusivamente finalizzata alla salvaguardia dell’interesse pubblico.

L’approvazione della delibera, così come emendata, è stata “strategicamente” rinviata a domani, l’obiettivo, proibitivo, è portare in aula il maggior numero di consiglieri comunali, per metterli dinanzi alle proprie responsabilità: più volte nel corso della seduta odierna i consiglieri presenti hanno, infatti , rimarcato l’assenza dei loro colleghi, giudicata ingiustificata anche quando formalmente giustificata. «In aula siamo sempre gli stessi, ma i miei colleghi assenti sappiano che nessuno qui è cretino», ha detto Felice Calabrò, che ha aggiunto: «Questa patata bollente è un regalo dell’amministrazione Buzzanca, una pagliacciata iniziata nel 2009, in tutto questo tempo avremmo potuto costruire tre palazzi di giustizia». Anche Pippo Capurro non le manda a dire a chi ha scientemente disertato i banchi dell’Aula: «Non possono votare sempre i soliti 18. Dove sono finiti tutti quei consiglieri che promettevano senso di responsabilità al commissario Croce? La città deve saper che ci sono consiglieri sempre assenti. Da Crocetta e alle convention dei partiti sono tutti in prima fila ma in Consiglio comunale non vengono mai».

Basteranno questi richiami per convincere chi ha deciso di stare alla finestra, di entrare in gioco e metterci la faccia oltre che il tesserino quando c’è da intascare il gettone di presenza? (Danila La Torre)