Il maxi pignoramento da 30 milioni per Messinambiente è realtà, il giudice respinge la sospensiva

Mesi di attesa e di silenzio, mesi in cui quel macigno sembrava essere caduto nel dimenticatoio e invece ecco che la batosta torna più forte di prima: il maxi pignoramento da 29.795.000 euro che quasi un anno fa si era abbattuto su Messinambiente è stato dichiarato esecutivo. Lo ha deciso il giudice Antonino Orifici che ha depositato ieri una corposa sentenza che sembra essere la pietra tombale su una società già in enormi difficoltà. Il giudice ha di fatto rigettato l’istanza di sospensione che Messinambiente aveva avanzato per bloccare l’esecutività del pignoramento, sperando così di guadagnare tempo in attesa che il Ministero si pronunciasse sul Piano di riequilibrio del Comune di Messina, considerato dall’amministrazione e dalla stessa Messinambiente il salvagente che avrebbe salvato la società da questa mazzata a sei zeri. L’atto è stato notificato agli uffici di Messinambiente. Totalmente all’oscuro della vicenda l’assessore Daniele Ialacqua che fino a pochi minuti fa ribadito che nessun atto è stato notificato a Palazzo Zanca.

La vicenda risale all’ottobre dello scorso anno, quando la Serit fece recapitare sui tavoli degli uffici di via Dogali una cartella esattoriale da quasi 30 milioni di euro. La prima cosa che decise di fare all’epoca il vicesindaco e assessore alle partecipate Guido Signorino fu di chiedere un incontro all’Agenzia delle Entrate, “mandante” della cartella esattoriale che da due giorni tiene sotto scacco Palazzo Zanca. La strada che immediatamente si decise di percorrere era quella della richiesta di sospensiva per scongiurare conseguenze drastiche e provare un percorso che potesse essere il più indolore possibile per Palazzo Zanca, per Messinambiente e per la città. Una scelta dettata anche dalla convinzione che i 30 milioni che la società deve all’Agenzia delle entrate sarebbero totalmente compresi nel piano di riequilibrio, quindi dovrebbero avere intera copertura economica. Quindi, vicesindaco e liquidatore avevano cercato la soluzione che quantomeno spostasse nel tempo il problema che altrimenti avrebbe fatto saltare immediatamente il servizio di raccolta rifiuti.

Negli oltre 29 milioni di euro ci sono cartelle non pagate negli anni, un monte debitorio di tasse e imposte non versate allo Stato e relativi interessi e sanzioni. Secondo quanto dichiarò all’epoca Calabrò però c’erano anche cartelle che invece Messinambiente aveva pagato o altre su cui erano stati già avviati dei ricorsi, quindi gli uffici confezionarono tutti gli atti necessari a supporto della richiesta di sospensiva presentata al giudice. Ma il Comune decise inaspettatamente di non costituirsi, anche tramite intervento “ad adiuvandum”, per supportare le posizioni processuali della sua partecipata. A questo punto Messinambiente si ritroverà nella situazione dello scorso anno, con la seria possibilità di ritrovarsi con le mani legate e i due conti presso la Banca Sviluppo e uno presso Unicredit bloccati, conti destinati alla gestione delle discariche post-mortem e al trasferimento delle somme mensili che il Comune eroga per la copertura economica per il pagamento degli stipendi e per il mantenimento dei servizi.

Francesca Stornante