Poliambulatorio via del Vespro: dopo la Cgil anche Garofalo dice no al trasferimento

Nei giorni scorsi la Cgil aveva indirizzato una lettera aperta all’Assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino e al Commissario dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina Manlio Magistri per dire no all’ipotesi di trasferire il poliambulatorio ex Inam di via del Vespro all’ex Ospedale Margherita. Ipotesi avanzata proprio dal Commissario dell’Asp, ipotesi che, secondo il sindacato, servirebbe solo a creare innumerevoli disagi ai cittadini che in quella struttura situata in centro città hanno un punto di riferimento importante.

Al no dei segretari della Cgil se ne aggiunge un altro. E’ quello del candidato sindaco del Pdl Enzo Garofano che annuncia battaglia per evitare questo trasferimento. “Nel corso degli anni- dichiara Garofalo- il servizio reso in via del Vespro ha dimostrato di essere particolarmente apprezzato da parte degli utenti sia per la qualità dei servizi resi dal personale altamente qualificato, sia per la posizione strategica nella quale è collocato il Poliambulatorio, in pieno centro e a due passi dalla stazione centrale. Non si comprendono le ragioni del trasferimento del poliambulatorio che, se attuato, porterebbe non pochi disagi agli utenti, costretti a recarsi in viale della Libertà per potere usufruire dei servizi".

Per queste ragioni Garofalo chiede al Commissario straordinario dell'Azienda Sanitaria Magistri di chiarire la vicenda dando smentita o conferma della notizia trapelata e, in quest'ultimo caso, di spiegare le motivazioni che l'hanno determinata fornendo anche indicazioni in merito alla presenza, nei locali dell'ex ospedale Regina Margherita dei requisiti richiesti per legge per lo svolgimento del servizio.

Un passaggio, quest’ultimo, che era stato rilevato proprio dai sindacalisti che avevano firmato la lettera aperta. Clara Crocè, Carmelo Pagana e Attilio Andriolo avevano definito questo trasferimento un salto nel buio perché i locali dell’ex Margherita non risponderebbero ai requisiti richiesti dalla normativa e sarebbero sprovvisti delle autorizzazioni degli uffici comunali e provinciali e della certificazione anti-sismica.