Effetti collaterali del piano di riequilibrio: bollette dell’acqua più care e taglio dell’utenza per chi non paga

L’acqua è un bene prezioso ma tra poco al Comune di Messina sarà anche molto costoso. E chi non pagherà vedrà tagliarsi le utenze.

Per salvare Palazzo Zanca dal default, le tariffe sono infatti destinate a lievitare. Lo prevede espressamente il Piano economico-finanziario dell’Amam allegato al Piano decennale di riequilibrio, approvato dal Consiglio Comunale lo scorso 2 settembre ed attualmente sotto la lente d’ingrandimento della sottocommissione ministeriale.

«Ai fini della sostenibilità del presente Piano – si legge testualmenteassume rilevante importanza la rimodulazione della tariffa (stimata complessivamente nella misura del 4% annuo) il cui aumento, previsto nel 2015, sarà composto da un’aliquota dovuta all’adeguamento Istat (non applicato dall’Azienda da circa 3 anni) e da una seconda aliquota che dovrà essere approvata da superiori organi competenti».

L’aumento, dunque, sarà doppio: uno sarà dovuto per legge e l’altro sarà dettato dalla necessità di portare soldi in cassa. Nel decennio 2013-2022, l’Azienda Meridionale Acque conta di produrre utili per 30,6 milioni di euro, 3 milioni di euro all’anno.

A mettere a punto il nuovo piano tariffario dell’Amam dovrà essere la Giunta ma l’ultima parola spetterà al Consiglio Comunale, che però – una volta dato via libera il piano di riequilibrio – non potrà (in teoria) esimersi dal votare tutti gli atti che rappresentano i pilastri economici su cui quel piano si regge.

Anche sul fronte “acqua” i cittadini verranno, quindi, sottoposti ad ulteriori sacrifici. Il paradosso sta nel fatto che proprio in questo settore l’evasione è altissima, come viene evidenziato anche nelle pagine del piano industriale dell’Amam. «Il fenomeno del mancato pagamento delle bollette – si legge – ha assunto negli ultimi anni aspetti preoccupanti per l’Azienda riducendo di molto la sua capacità di avere flussi di cassa adeguati e disponibilità economiche da indirizzare agli investimenti. L’aggravarsi della crisi economica che ha colpito in modo pesante il territorio ha determinato punte annuali di mancato incasso non più sostenibili». Per combattere ed arginare il fenomeno dell’evasione, il Cda dell’Amam ha già individuato il percorso, che seguirà due direzioni: da una parte si penserà a «riorganizzare le procedure di sollecito e di recupero attraverso una società esterna affidataria del servizio di recupero credito», dall’altra si procederà «ad interventi di distacco dell’utenza».

Insomma chi non pagherà non avrà più l’acqua. Proprio su questo punto erano arrivate – nell’immediata vigilia della votazione del piano di riequilibrio –le critiche dei consiglieri comunali Nina Lo Presti e Gino Sturniolo . «E’ una cosa che va in netta contraddizione con il nostro punto di vista di acqua bene comune, principio su cui abbiamo fondato la nostra campagna elettorale», avevano tuonato i due ex accorintiani in conferenza stampa. Critiche che la giunta Accorinti evidentemente non ha condiviso, tanto da allegare il piano finanziario dell’Amam al Piano di riequilibrio, sposando le misure in esso contenute.

A proposito di piano di riequilibrio, sviluppi si attendono da Roma entro il prossimo 12 novembre, data entro cui dovranno pervenire al Comune eventuali rilievi da parte della sottocommissione ministeriale che sta esaminando la manovra finanziaria. L’amministrazione avrà a disposizione altri 30 giorni di tempo per rispondere. Intanto, a Palazzo Zanca, non sono stati ancora approvati né il bilancio consuntivo 2013, la versione bis è al vaglio dei revisori de conti , né il bilancio di previsione 2014, che Signorino assicura essere ormai in dirittura d’arrivo.

Danila La Torre