Messina chiama Pisa. Solidarietà all’ex Colorificio, Accorinti scrive a Filippeschi

Con la presente, intendo pertanto esprimerle, a nome mio e di tutta la Giunta della Città che mi onoro di rappresentare, Messina, il più profondo rammarico per la decisione con la quale il Tribunale di Pisa sottrae alla città di Pisa uno dei suoi beni comuni: col rispetto dovuto alle sentenze, mi auguro che si possa trovare una rapida soluzione per la continuazione di una esperienza di democrazia che tanto ha insegnato e tanto ha certo ancora da insegnare a tutti noi. Quando si spegne un fuoco di democrazia in una città non è solo quel fuoco a spegnersi, ma è l'intera città a essere un po' meno luminosa”.

La lettera che contiene queste parole è firmata dal Sindaco di Messina Renato Accorinti ed è indirizzata ad un altro primo cittadino, quello di Pisa, Marco Filippeschi. Motivo di solidarietà per il collega toscano e insieme rammarico è a sentenza del Tribunale di Pisa con cui si predispone il sequestro immediatamente esecutivo del cosiddetto "ex-Colorificio”, che segna così il quinto atto di un’esperienza conosciuta in tutta Italia come "Municipio dei Beni Comuni di Pisa".

A mio avviso, e so di condividere in questo l'opinione di illustri giuristi quali Ugo Mattei, Paolo Maddalena e Stefano Rodotà, così come di un intellettuale di primo piano quale Salvatore Settis, e, più di recente, dello stesso Consiglio d'Europa, la capacità di gestione e di innovazione sociale, politica, ma anche economica, prodotta dal "Teatro Rossi Aperto" e, appunto, dal "Municipio dei Beni Comuni" costituisce un faro luminoso nel difficile percorso di creazione di una "terza via" tra privato e pubblico, così necessaria oggi alla società italiana e alle nostre città. Da Pisa a Messina, da Roma a Napoli, a Venezia, interi spazi abbandonati da Enti Pubblici o da privati senza scrupoli sono stati recuperati e aperti nuovamente alle nostre comunità urbane dalla libera iniziativa e da settori di cittadinanza attiva: creando centri di aggregazione e di socialità laddove vigeva la sporcizia e l'indifferenza, i cittadini hanno riscoperto modi nuovi di stare insieme e di riscoprire il gusto di una democrazia non semplicemente formale, ma davvero concreta, partecipata”.

Così parla il Sindaco-attivista che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie per gli occupanti del Teatro in Fiera ribattezzato Pinelli e dell’ex Casa del Portuale. Accorinti, però, non è solo più il militante pacifista delle mille battaglie, è analizza la situazione di Pisa anche dal punto di vista dell’amministratore aperto alle nuove pratiche politiche e alternative bozza di diritto forgiate nei vari laboratori dei beni comuni che costellano il tessuto urbano generalmente più degradato delle città di tutta Italia. “Conosco fin troppo bene le difficoltà che una Amministrazione pubblica ha oggi di fronte alle sperimentazioni di nuove pratiche di diritto, in special modo di quelle che toccano l'inviolabilità delle proprietà. La nostra Costituzione dà a noi amministratori non soltanto un compito di semplice gestione contabile dell'esistente, ma di vera e propria direzione politica: e i "beni comuni" costituiscono oggi, da questo punto di vista, un terreno inaggirabile per chi, come noi, ha intenzione di rendere più ampie le maglie delle nostre democrazie locali, nel solco tracciato dai Padri Costituenti e dal sangue dei partigiani. Per troppo tempo, è venuta a mancare la percezione di quella utilità sociale della proprietà privata sancita dalla Costituzione: ecco, è di questa utilità che noi sindaci dobbiamo farci interpreti e garanti”.

L’occupazione della vecchia fabbrica dismessa dell’ex Colorificio Toscano circa un anno fa, poco dopo quella del Teatro Rossi, aveva fatto proclamare al Teatro Valle Occupato la nascita a Pisa del “Municipio del Beni Comuni”. La lettera di solidarietà del Sindaco di Messina al collega Toscano sta suscitando un certo interesse e curiosità nei media nazionali. Niente di sorprendente, però, se si pensa che la Giunta Accorinti è stata quella che, per prima, ha creato una commissione appositamente dedicata ai beni comuni e una delega specifica, affidata all’assessore Daniele Ialacqua. Più volte, la logica dei beni comuni promossa dalla Costituente inaugurata da Stefano Rodotà al Teatro Valle, è stata impugnata dai consiglieri comunali di Cambiamo Messina dal Basso, Luigi Sturniolo e Ivana Risitano, non solo nel ripensare un nuovo assetto urbano e, di conseguenza, nuovi stili di vita, ma anche in difesa dei membri del Pinelli quando scoppiò in decima commissione il caso della loro occupazione illegittima dello stabile abbandonato in Via Alessio Valore. Insomma, un tema complesso, quello dei beni comuni, dove le vecchie e le nuove concezioni di vivere gli spazi e gestire la cosa pubblica si incontrano e si scontrano. Un panorama ancora aperto e in piena evoluzione.