Il giudice Silvana Saguto e un conto da 18 mila euro per la spesa al supermercato a sua insaputa…

C’è una notizia in questi giorni che più la leggo più m’indigna e mi fa sentire sempre più impotente e prigioniera di una Sicilia terribile.

LA PREMESSA

Il 9 settembre scoppia il caso Silvana Saguto, presidente della sezione misure di prevenzione (stiamo parlando di beni confiscati alla mafia) del Tribunale di Palermo. Il magistrato finisce sotto inchiesta della Procura di Caltanissetta per corruzione, induzione e abuso d’ufficio. Con lei finiscono nell’inchiesta il marito, ingegner Lorenzo Caramma, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara (nominato dalla Saguto amministratore giudiziario di diversi patrimoni confiscati) e successivamente altri 3 giudici e altre persone coinvolte in un sistema di nomine, incarichi, consulenze ad amici e parenti. Il caso è all’attenzione del Csm, ma giorno per giorno emergono particolari che per un comune cittadino sono raccapriccianti visto che coinvolgono la giustizia ed in particolare la giustizia che si occupa di mafia. Ulteriore dettaglio raccapricciante è che l’inchiesta nasce dalla denuncia fatta nel 2014 dal prefetto Caruso, presidente dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati su quanto stava accadendo a Palermo nell’affidamento degli incarichi di amministratori giudiziari (il 43% dei beni è in Sicilia) ma che, secondo la Commissione nazionale antimafia e la presidente Rosy Bindi non aveva basi solide.

IL CONTO ARRETRATO DA 18 MILA EURO AL SUPERMERCATO CONFISCATO

Senza bisogno di entrare nei dettagli dell’inchiesta si capisce perché un cittadino abbia il dovere civico di indignarsi di fronte ad ipotesi di reato che coinvolgono un presidente del Tribunale che affida sovente incarichi ad uno studio legale che poi, riconoscente, trova il modo di dare consulenze al di lei marito. Ma nella vicenda vi sono altri amici e parenti coinvolti ed altre forme di scambio. Il giudice si dice sereno ed ipotizza un complotto per portarla via da Palermo.

Nel frattempo Alessandro Simeca, amministratore giudiziario dei grandi magazzini Sgroi, confiscati alla mafia 8 anni fa, scrive alla Saguto rammentandole un conto arretrato di 18.451 euro non ancora saldati. La notizia, pubblicata dal Giornale di Sicilia non è una bufala, perché la stessa Saguto chiarisce i fatti. Ed è proprio la sua risposta che fa rizzare i capelli in testa. Il marito intanto, l’ingegnere Caramma coinvolto nell’inchiesta, salda il 60% della somma.

Ecco come replica la Saguto al Giornale di Sicilia: “Erano altri a fare la spesa per me e lasciare il conto da saldare, se si è arrivati a queste cifre si tratta certamente di una dimenticanza. E comunque di questo bene non mi sono mai occupata. Sia il sequestro che l’amministrazione era stata affidata dal precedente collegio. Si tratta, in qualsiasi caso, di fatti civilistici non penali. Ero cliente di quel supermercato già prima del sequestro e per questo mi sono astenuta dagli atti che riguardano questo bene. ”.

Alzi la mano il lettore di Tempostretto che riesce ad avere un conto in un supermercato che superi i 10 euro di arretrato o che manda qualcuno al posto suo a fare la spesa senza soldi e il malcapitato non venga arrestato per rapina. O infine alzi la mano chi spende al supermercato 18.451 euro e se ne scordi per “dimenticanza” o senza che il proprietario del market butti giù la porta di casa per farsi saldare.

Donna Sarina da casalinga che fa la spesa all’Ard discount e quando va al Simply sta attenta agli sconti, ha alcuni dubbi che vuol condividere con i lettori.

1)La signora Saguto fa la spesa a sua insaputa? Dichiara “non ero io a fare la spesa”. Se ne deduce che manda una persona al supermercato, che compra quello che gli pare, tutte le volte che gli pare, rientra a casa con 18 mila euro di sacchi della spesa e NESSUNO gli chiede conto di nulla, neanche la cassiera ( evidentemente allo Sgroi sapevano tutti che c’era un incaricato che aveva il via libera illimitato).

2)Quanto mangiano a casa Saguto? Donna Sarina facendo due calcoli limitatamente alla sola spesa del supermercato, escludendo il pesce o la carne perché il Presidente di un Tribunale ovviamente non mangia roba surgelata , quei 18.451 euro li avrebbe spesi ad occhio e croce in 3 anni. Ergo o quella del magistrato è una famiglia di obesi o hanno sempre gente a tavola.

3)”Si è trattato di una dimenticanza”. Immagino che a tutti sia capitato di dimenticare un conto da quasi 20 mila euro (ti ci compri una macchina non il galbanino) al market sotto casa, senza finire indagati o arrestati o trovarsi di buon mattino il titolare che reclama i soldi.

4)”Di questo bene non me ne sono mai occupata”. Il magistrato non se ne è mai occupata come Presidente, ma chi amministrava il market sapeva benissimo chi andava a fare la spesa. Conosceva il ruolo del Presidente, che era quello di gestire i beni, nominare amministratori. Se avessero usato lo stesso metro con tutti i clienti ritengo che lo Sgroi avrebbe chiuso da un pezzo.

Livesicilia aggiunge a questo quadro la notizia di un’intercettazione nella quale la Saguto al telefono chiedeva ed otteneva da un amministratore giudiziario 6 chili di tonno provenienti da un’azienda confiscata e che sarebbero serviti per una cena importante. Altre intercettazioni nonché le dichiarazioni degli agenti di scorta fanno riferimento ad un uso disinvolto dell’auto blindata.

Ecco perché sono indignata. Perché la nostra è una terra maledetta. Sarebbero bastate le premesse di questo articolo, l’inchiesta sul Presidente della sezione misure preventive a indignare un siciliano. Ma il resto lascia senza parole, è uno schiaffo ai siciliani onesti, alle persone che non abusano del proprio ruolo, alle famiglie che non arrivano a fine mese, alla giustizia giusta, ai magistrati che con sudore e fatica conquistano un centimetro di regione in più alla legalità.

Il conto da quasi 19 mila euro è stato uno schiaffo alla mia dignità. Un pugno allo stomaco.

Rosaria Brancato