Messina, 34 richieste di giudizio per i bilanci del Comune

Era attesa la richiesta di rinvio a giudizio per i 34 indagati rimanenti dell’inchiesta sui bilanci del Comune di Messina tra il 2009 ed il 2011. La Procura aveva già archiviato le posizioni di 42 tra consiglieri e dirigenti comunali. Ed ora il sostituto procuratore Antonio Carchietti ha depositato al GUP la richiesta di giudizio per i dirigenti e revisori dei conti Francesco Aiello, il segretario comunale Santi Alligo, Antonio Amato, Roberto Aricò, Attilio Camaioni, il ragioniere generale Ferdinando Coglitore, Giovanni Di Leo, Domenico Donato, Carmelo Famà, Carmelo Giardina, Diane Litrico, Domenico Manna, Giuseppe Mauro, Giuseppe Puglisi, Vincenzo Schiera, Dario Zaccone, Domenico Maesano, Giancarlo Panzera, Filippo Ribaudo. Richiesta di giudizio anche il sindaco Giuseppe Buzzanca e i componenti di Giunta Pinella Aliberti, Elvira Amata, Melino Capone, Dario Caroniti, Giuseppe Corvaja, Pippo Isgrò, Salvatore Magazzù, Orazio Miloro, Franco Mondello, Giorgio Muscolino, Giuseppe Rao, Carmelo Santalco, Gianfranco Scoglio, Roberto Sparso.
Tra di loro ci sono diversi nomi ancora in servizio, come il segretario Alligo, oggi nella omologa posizione a Barcellona col sindaco Roberto Materia, e il revisore dei conti Dario Zaccone, nella stessa posizione a Palazzo Zanca. Abuso d’ufficio e falso ideologico i reati contestati. Adesso tutti e 34 – a molti di loro l’atto non è ancora stato notificato – vanno al vaglio preliminare. Considerata l’impostazione difensiva in fase di indagine, appare più che probabile però che il vero confronto tra accusa e difesa si aprirà soltanto durante il processo in vista.
L’inchiesta, basata sulla consulenza del professore Vito Tatò, contesta ai componenti di Giunta ed ai revisori di aver portato in consiglio comunale bilanci di previsione e consuntivi falsati, in particolare dalla mancata iscrizione dei debiti fuori bilancio e l’iscrizione di crediti non esigibili. Un costume di finanza pubblica cominciato ben prima del 2009, indica lo stesso Tatò, ma che in quegli anni è stato perpetrato nonostante i precisi richiami e le messe in mora della Corte dei Conti a Palazzo Zanca. Nel mirino anche l’adesione al patto di stabilità da parte del sindaco Buzzanca.
(Alessandra Serio)